Il Papa in sedia a rotelle lava i piedi a 12 detenute: “Dio ci perdona sempre”

Nel carcere femminile di Rebibbia, alla periferia di Roma, il Papa celebra la Messa in Coena Domini: “Tutti hanno dei fallimenti ma Gesù ci aspetta sempre a braccia aperte”

Roma – “Nonostante i nostri fallimenti Gesù ci aspetta a braccia aperte, sempre”. E’ un messaggio di speranza quello che Papa Francesco porta nella Casa Circondariale Femminile di Rebibbia (che ospita 360 detenute e un bambino), situata nel quartiere di San Basilio, nella periferia di Roma. Primo Papa a varcare le soglie di questo carcere, con gli agenti della polizia penitenziaria e le detenute celebra la Messa in Coena Domini: da quando è Pontefice, Bergoglio non ha mai presieduto il rito che apre il Triduo Pasquale nella basilica di San Giovanni in Laterano, come era usanza.

Dal 2013, ogni anno il Santo Padre sceglie di vivere questo momento in penitenziari, centri profughi, strutture di accoglienza e cura di malati o giovani in condizioni di disagio. E per la prima volta lo fa in un carcere femminile.

La celebrazione si svolge all’aperto, sotto un gazebo protetto da tende. Il cielo minaccia pioggia, ma il maltempo non frena la partecipazione delle forze dell’ordine e delle carcerate alla funzione. L’omelia Francesco la pronuncia interamente a braccio: “Nel racconto che il Vangelo fa di questa cena due cose ci attirano: la lavanda dei piedi e il tradimento di Giuda”.

Lavando i piedi ai suoi apostoli, prosegue il Papa con la voce affaticata, “si umilia. E ci insegna il cammino del servizio. Questo gesto lo faremo anche noi adesso. E’ un gesto importante perché attira l’attenzione sul servizio”.

L’altro episodio “è triste, il tradimento di Gesù da parte di Giuda. Un apostolo che non è stato capace di portare avanti l’amore. I soldi e l’egoismo lo allontanano”. Eppure, “Gesù perdona sempre tutti e tutto. Ci chiede solo di chiederglielo il perdono”.

Poi racconta: “Una volta ho sentito una vecchietta, era saggia. Mi ha detto: Gesù non si stanca mai di perdonare, siamo noi a stancarci di chiedere perdono”. Quindi, rivolgendosi alle detenute, aggiunge: “Tutti noi abbiamo fallimenti, ciascuno nella propria storia. Ma Gesù ci aspetta con le braccia aperte”.

Dopo l’omelia, il Papa toglie le vesti sacre e, sulla sedia a rotelle lava i piedi a dodici carcerate. Alcune piangono mentre il Pontefice versa l’acqua sui piedi di ognuna di loro.

Terminata la funzione, la direttrice rivolge al Papa un messaggio di saluto presentando al Pontefice i doni che le detenute hanno preparato: un cesto con le primizie dell’orto situato all’interno del carcere, un rosario con i colori dell’arcobaleno, simbolo di pace, realizzato all’uncinetto, e una stola con due mani ricamate sopra. Di contro, Francesco regala a tutti i presenti dei rosari un quadro dipinto a mano che raffigura la Vergine Maria: “Me lo hanno regalato e quando l’ho visto ho pensato subito a voi. Ve lo lascio”.

Lasciando il cortile dell’istituto dove si è svolta la celebrazione, il Papa stringe la mano ai presenti, poliziotti e detenute, dispensando sorrisi e carezze. In dono alle detenute lascia anche un uovo di Pasqua gigante. Un uovo di cioccolato della Kinder è riservato invece al piccolo Jairo Massimo, unico bimbo presente (da 9 mesi in carcere con la mamma). Domani pomeriggio, Venerdì Santo, in San Pietro, presiederà la celebrazione della Passione e in serata sarà al Colosseo per presiedere la Via Crucis.

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