Guerra in Ucraina: l’altra faccia della Diplomazia Vaticana

Se c’è una certezza in questa vita è che le parole hanno peso. Soprattutto se pronunciate da un Papa in un’epoca dove ogni singola frase viene messa sotto processo dall’opinione pubblica. Mentre da quasi sei mesi a questa parte risaltano agli occhi del mondo i continui sforzi della diplomazia vaticana per far raggiungere Russia e Ucraina a un compromesso, meno eco mediatico sta avendo l’altra faccia della diplomazia di Oltretevere, che vede il Pontefice impegnato in prima persona in una sorta di “catechesi” (implicitamente diretta) al patriarca Kirill. Il Capo della Chiesa di Mosca, fin da febbraio, ha sempre giustificato (e a tratti “benedetto”) l’operazione militare intrapresa da Putin contro l’Ucraina. Lo stesso leader del Cremlino, parlando ai russi, nel legittimare il conflitto, ha tirato in ballo il Vangelo di Giovanni. Per le istituzioni di Mosca, dunque, quella che si sta portando avanti da sei mesi è una guerra santa a tutti gli effetti.

Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill.

I discorsi del Papa

Putin e Kirill su questo sono in piena sintonia e si sostengono a vicenda. Forse è proprio per questo che Papa Bergoglio, alla diplomazia in senso lato, sta affiancando quella delle frecciatine pubbliche. Frecciatine che hanno avuto inizio dopo la videochiamata avvenuta a metà marzo tra i due leader religiosi, giorno in cui il cardinale Parolin celebrava in San Pietro, alla presenza del Corpo Diplomatico della Santa Sede, una messa per la pace.

Di quella videochiamata Francesco ne parlerà più approfonditamente in un’intervista a un noto quotidiano italiano. Ma sul momento, un aspetto andava sottolineato: ai continui richiami politici di Kirill, il Pontefice lo ha sempre richiamato sul piano religioso tanto da dirgli che “non deve fare il chierichetto di Putin”, ma adoperarsi per la pace.

Da quel momento sono stati diversi i discorsi del Pontefice con annesse “frecciatine” rivolte (in maniera nemmeno troppo velata) al Patriarca di Mosca, recentemente protagonista di un video che lo immortala mentre scivola sull’acqua santa. Le ultime due catechesi sono arrivate durante l’incontro con la Delegazione Ecumenica del Patriarcato di Costantinopoli, giunta a Roma in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, e nel corso della messa celebrata in Vaticano per la comunita congolese.

Ai fratelli ortodossi, Francesco ha ricordato che “guerre e imperialismo non hanno nulla a che vedere con il messaggio di Cristo”. Anzi, compito del cristiano è proprio quello di adoperarsi per la pace, imitando in tutto e per tutto lo stile di Dio, come ha sottolineato nell’omelia del 3 luglio. Ammonendo, sempre implicitamente, Kirill: “Un cristiano si adopera perché entri la pace in quel posto. Ecco il segno distintivo: il cristiano è portatore di pace, perché Cristo è la pace. Da questo si riconosce se siamo suoi. Se invece diffondiamo chiacchiere e sospetti, creiamo divisioni, ostacoliamo la comunione, mettiamo la nostra appartenenza davanti a tutto, non agiamo in nome di Gesù. Chi fomenta rancore, incita all’odio, scavalca gli altri, non lavora per Gesù, non porta la pace”.

La silente diplomazia vaticana

Mentre il Patriarcato di Mosca perde pezzi, come le 12mila chiese ucraine che se ne sono allontanate, la diplomazia della Santa Sede, quella vera, continua a lavorare per far parlare le parti in conflitto. Francesco stesso, recandosi a febbraio all’ambasciata russa, ha offerto la sua figura come mediatore per raggiungere un accordo di pace. Il fine non è quello di imporsi come mediatrice, ma quello di proporsi come tale per salvaguardare la dignità e la libertà delle persone.

Il corso della storia del XX secolo ne è un palese esempio. Dalla meno conosciuta e “chiacchierata” azione diplomatica di Pio XII, si passa alle azioni di Giovanni XXIII, che, solo con le parole, rimaste scolpite nella memoria di tutti, riuscì a evitare la crisi missilistica di Cuba:

Con la mano sulla coscienza, che ascoltino il grido angoscioso che, da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: pace! pace!”

La strada della pace

Sulle stesse orme si pone l’attuale diplomazia della Santa Sede, guidata dal cardinale Parolin, i cui capisaldi si possono rintracciare nella condivisa Sacra Scrittura. Non è un caso che Papa Francesco non abbia mai fatto differenza tra cattolici od ortodossi ed abbia sempre usato la parola cristiani. Perché cattolici o no, credenti o meno, la guerra resta il fallimento dell’umanità o, per dirlo con le parole di Papa Francesco, “il controsenso della Creazione”.