GERD: la controversa diga sul Nilo

L’Etiopia ha quasi completato l’istallazione della GERD (Grand Ethiopian Renaissance Dam), che si appresta a diventare la più grande centrale idroelettrica dell’Africa, nonché la settima del mondo. La sua costruzione sul corso del Nilo Azzurro non è stata minimamente apprezzata dall’Egitto, siccome si sente privato del controllo sul suo principale fiume.

Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD).

La sua costruzione è iniziata nel 2011 con gara di appalto uninominale per la multinazionale italiana Salini Costruttori (ora Webuild S.p.A.). Da subito l’Egitto si è opposto al progetto dichiarando che la sua costruzione altererebbe notevolmente la quantità di acqua del Nilo. Difatti il Nilo ha due affluenti principali: il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro. Ma è quest’ultimo che fornisce il maggior quantitativo di acqua e, fatto non trascurabile, di limo fertile.

L’Egitto ha richiesto a più riprese l’interruzione delle attività di costruzione della diga e, per il Cairo, questo sarebbe il punto di partenza per poter proseguire nei negoziati. Questi, però, sono dichiarati giunti ad un punto morto dallo stesso governo del Cairo nell’ottobre 2019. Lo scorso 20 febbraio, in occasione dell’avvio della prima turbina della GERD, il ministero degli esteri egiziano ha così denunciato l’accaduto: “Ѐ un passo ulteriore in violazione agli accordi sottoscritti nel 2015 nella Dichiarazione d’intenti firmata dal primo ministro etiopico”.

Il governo egiziano ha cercato sostegno nelle potenze regionali, come il Sudan (il cui confine è a soli 15 km dalla diga), ma senza successo. Difatti quest’ultimo riconosce che tramite la GERD sarebbe possibile regolare il flusso d’acqua nel Nilo Azzurro, così da diminuire il rischio di inondazioni nel paese. Le autorità sudanesi al contempo temono una riduzione di efficienza della loro diga di Roseires e non condividono come Addis Abeba continui a prendere decisioni in maniera unilaterale.

Davanti alla quiescienza del Sudan al progetto etiope, alcuni leader politici egiziani hanno discusso metodi per sabotarla pianificando azioni diplomatiche finalizzate a dissuadere sia li stati bagnati dal Nilo che le potenze straniere (come Cina e Italia) nel sostenere la GERD.

Ad oggi i lavori proseguono con la promessa che la centrale da 4.2 miliardi di dollari riuscirà a stabilizzare l’intera rete elettrica etiope. Inoltre, in caso di sovrabbondanza energetica, l’elettricità sarà esportata nei paesi vicini, tra cui Sudan e forse Egitto, pensando anche al Gibuti.