8 maggio: Beata Vergine Maria del Rosario (o Madonna di Pompei)
In questo giorno alle 12 è tradizione pregare con la “Supplica”: ecco il testo integrale della preghiera
Da oltre un secolo, quello dell’8 maggio è un giorno dedicato alla Madonna del Rosario. Il culto della Beata Vergine del Rosario (o di Pompei) nacque infatti per opera del Beato Bartolo Longo. Secondo la Tradizione, l’uomo, mentre era nei campi, sentì la voce della Vergine Maria che gli diceva: “Se propagherai il Rosario sarai salvo”. Scosso da questa visione, lasciò gli ambiente poco cristiani che frequentava per darsi anima e corpo alla missione.
I primi tentativi, però, non ebbero un buon esito, Si recò allora a Napoli per acquistare un dipinto della Vergine Maria affinché i cittadini potessero pregare la Madonna. In città incontrò il suo confessore, al quale racconta la sua idea. Il sacerdote lo invia così da suor Maria Concetta del convento di Porta Medina, la quale custodiva proprio un dipinto della Madonna del Rosario, che lo stesso confessore le aveva affidato anni prima. Il quadro, tuttavia, era in un pessimo stato: scolorito e danneggiato dalle tarme, Bartolo Longo non voleva portare a Pompei il quadro.
La monaca insistette e l’uomo fece ritorno al suo paese ponendo la tela su un carretto normalmente usato per il trasporto del letame. In quello stato non poteva essere esposta al culto, non solo per i danneggiamenti ma anche per un clamoroso errore: al posto di Santa Caterina da Siena era stata raffigurata Santa Rosa. Bartolo affida la tela a un restauratore e, nel mentre, grazie agli aiuti di una contessa, Marianna De Fusco, iniziò a costruire una chiesa. Le donazioni della nobile assieme a quelle dei fedeli resero possibile la costruzione dell’attuale tempio.
Qui il quadro fu esposto per la prima volta il 13 febbraio 1876 e subito si verificò un primo miracolo: la guarigione a Napoli di una ragazzina malata di epilessia.
In questo giorno (e la prima domenica di ottobre) si recita la celebre “Supplica”, composta nel 1883 dal giovane che portò il quadro a Pompei. Inizialmente intitolata “Atto d’amore alla Vergine” viene recitata l’8 maggio poiché in questo stesso giorno, nel 1915, la preghiera fa il suo ingresso in Vaticano: alle 12.00 di quel giorno, Benedetto XV e i dignitari vaticani la recitarono nella cappella Paolina. Da allora la tradizione è continuata con i Pontefici successivi. Di seguito il testo integrale della Supplica:
O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl’idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.
Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.
Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l’ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.
Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
Che vi costa, o Maria, l’esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all’inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.
Voi siete l’Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.
Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c’ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.
Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
Un’ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l’amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.
Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del vostro Santuario.
Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d’inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia; a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia.
Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
Altri Santi che la Chiesa ricorda l’8 maggio
San Vittore, martire – A Milano, commemorazione di san Vittore, martire, che, di origine mora, mentre era soldato nell’esercito imperiale, all’imposizione da parte di Massimiano di sacrificare a gli idoli depose le armi e, condotto a Lodi, morì decapitato con la spada. (dal Martirologio)
Sant’Acacio, soldato, martire – A Bisanzio, sant’Acacio, soldato, martire. (dal Martirologio)
Sant’Elladio, vescovo – Ad Auxerre nella Gallia lugdunense, in Francia, sant’Elladio, vescovo. (dal Martirologio)
Sant’Arsenio, diacono – Presso il monte Scete in Egitto, sant’Arsenio, che fu, secondo la tradizione, diacono della Chiesa di Roma; ritiratosi a vita solitaria al tempo dell’imperatore Teodosio, pieno di ogni virtù rese lo spirito a Dio. (dal Martirologio)
San Gibriano, sacerdote – Nel territorio di Châlons in Francia, san Gibriano, sacerdote, che, venuto dall’Irlanda, fu pellegrino per Cristo in Francia. (dal Martirologio)
San Desiderato, vescovo – A Bourges nella regione dell’Aquitania, in Francia, san Desiderato, vescovo, che fu dapprima guardasigilli del re e dotò questa Chiesa di reliquie dei martiri. (dal Martirologio)
San Martino, sacerdote e abate – A Saujon nel territorio di Saintes sempre in Francia, san Martino, sacerdote e abate. (dal Martirologio)
San Bonifacio IV, papa – A Roma presso san Pietro, san Bonifacio IV, papa, che trasformò in chiesa il tempio del Pantheon ottenuto dall’imperatore Foca e lo dedicò a Dio in onore della Beata Maria e di tutti i martiri; fu pieno di meriti anche a riguardo della vita monastica. (dal Martirologio)
San Benedetto II, papa – Sempre a Roma, san Benedetto II, papa, che fu amante della povertà, umile e mansueto e rifulse per la pazienza e per le elemosine. (dal Martirologio)
San Metrone, eremita – A Verona, san Metrone, eremita, che si dice abbia condotto un’austera vita di penitenza. (dal Martirologio)
San Viro – A Roermond sulla Mosa nel Brabante in Austrasia, nel territorio dell’odierna Olanda, san Viro, che insieme ai suoi compagni Plechelmo e Odgero si ritiene si sia adoperato per l’evangelizzazione di questa regione. (dal Martirologio)
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