6 marzo: San Giuliano di Toledo, vescovo

La Chiesa oggi commemora un vescovo che è stato anche scrittore e poeta, ritenuto essere il più importante teologo del VII secolo in Occidente

A Toledo in Spagna, san Giuliano, vescovo, che indisse tre concili in questa città, espose nei suoi scritti la retta dottrina e fu diligente modello di giustizia, carità e impegno per le anime. (dal Martirologio)

Le principali fonti per ricostruire la sua biografia sono i Chronica Muzarabica anno 754 e la Vita sancti Iuliani composta da Felice di Toledo.

Giuliano nacque in una famiglia di cui non si conosce molto con assoluta certezza, ma di cui si possono dare notizie verosimili. Il nome di battesimo, Iulianus, farebbe pensare che si trattasse di una famiglia di origine ispano-romana; il fatto che fu battezzato nella Cattedrale di Toledo farebbe presupporre che egli appartenesse ad una nobile famiglia, come del resto la sua formazione nella stessa Cattedrale.

Il fatto che egli non parli mai della sua famiglia darebbe invece conferma a ciò che trasmettono le fonti, ossia il fatto che fosse di ascendenza ebraica per quanto ormai convertitasi al cristianesimo da anni, se non decenni.

Forse offerto come oblato sin da bambino alla Chiesa cattedrale di Toledo, la sua formazione giovanile fu legata alla scuola episcopale di Toledo e alla figura dell’allora vescovo e poeta Eugenio II, molto amato da Giuliano, che lo considerò non solo come un semplice precettore, ma anche come il proprio maestro di teologia, con il quale intavolare dotte discussioni.

Un altro insegnante che Giuliano ebbe molto a cuore e che conobbe durante i suoi anni di studio fu Ildefonso, anch’egli vescovo di Toledo. Da Felice di Toledo si viene a sapere che in quegli anni Giuliano coltivò una profonda e fraterna amicizia con un suo coetaneo e compagno di studi di nome Gudila, che sarebbe morto prematuramente anni dopo nel 679 o nel 680, colpendo profondamente Giuliano con la sua dipartita.

Giuliano provava una forte attrazione per la vita monastica e tuttavia condusse la sua esistenza ecclesiastica interamente nell’alveo del clero secolare: fu diacono verso il 669-670, divenne presbitero nel 674-675 e, grazie alla grande stima che di lui aveva re Wamba, fu nominato vescovo il 29 gennaio del 680, come successore di Quirico di Toledo.

Giuliano fu inizialmente grande amico e biografo di Wamba, ma poi, in un secondo momento, in seguito a certi decreti quali l’obbligo del servizio militare anche per i membri del clero e l’eccessiva ingerenza del sovrano nelle questioni ecclesiastiche, cominciò a guardarlo con sospetto.

La situazione ebbe un punto di non ritorno la notte del 14 ottobre del 680 quando ci fu una particolare congiura di palazzo contro Wamba, alla quale partecipò, forse a sua insaputa, lo stesso Giuliano. Wamba, che si era attirato molti nemici anche nella nobiltà, si trovò in uno stato di incoscienza, quasi sicuramente a causa di qualche pozione narcotizzante che gli era stata somministrata.

Giuliano fu subito chiamato dai cortigiani affinché assistesse il re, come se fosse in fin di vita. Quando fu detto a Giuliano che Wamba in vita aveva più volte espresso la volontà di morire in abito da penitente, il vescovo non esitò a celebrare il rito dell’”ordine della penitenza”. Sempre mentre era sotto effetto di narcotizzanti fu fatto firmare al sovrano un documento in cui dichiarava suo successore Ervigio. Così, quando si destò, Wamba apprese di non essere più il sovrano.

Giuliano era in buoni rapporti con Ervigio già prima che quest’ultimo diventasse sovrano e li rafforzò ancor di più durante il suo regno.

Da un punto di vista religioso, Giuliano era perfettamente consapevole di quanto l’unità religiosa fosse garante dell’unità politica e si adoperò in prima persona per cercare di dare unità alla liturgia spagnola.

Nel corso del suo operato episcopale partecipò a ben quattro concili di Toledo, presiedendone gli ultimi tre: il dodicesimo concilio di Toledo del 681, il tredicesimo del 683, il quattordicesimo del 684 e il quindicesimo del 688.

Durante questi concili si discusse molto sulle conclusioni stabilite dal Papa nel concilio di Costantinopoli del 680 in relazione all’eresia monotelita, conclusioni che non trovarono tutte la condivisione di Giuliano. Di tutto questo si ha un riflesso nell’Apologetico, testo scritto da Giuliano e approvato dal quindicesimo concilio di Toledo, opera che creò forti tensioni con Roma.

Un altro tema molto discusso, che impegnò il dodicesimo concilio, fu l’episodio legato al re Wamba: fu appunto deciso che la penitenza somministrata al re fosse valida e si procedette pertanto con l’unzione del nuovo sovrano Ervigio. Per la comunità di Toledo e per il prestigio di Giuliano fu però di estrema importanza il quindicesimo concilio con il quale fu sancita la superiorità della sede di Toledo su tutte le altre diocesi spagnole.

In conclusione, si può dire che Giuliano fu un uomo molto colto, con un carattere forte, capace di tenere testa persino a Roma, teologo dotato di una grande fede, ma anche abile politico, come i suoi tempi richiedevano.

Giuliano di Toledo morì il 6 marzo del 690 per cause naturali all’interno del palazzo episcopale di Toledo. Fu sepolto nella chiesa di Santa Leocadia, anche se la sua salma, a causa delle persecuzioni di Abd al-Rahman I, fu poi traslata nei dintorni di Oviedo dando alla località il nome di Santullano.

Egli viene celebrato come santo dalla Chiesa cattolica il 6 di marzo conformemente al Martirologio Romano; tuttavia, l’arcidiocesi di Toledo lo ricorda nel giorno della sua salita alla cattedra toletana, il 29 di gennaio.

Giuliano di Toledo è stato spesso accusato, in conformità con i suoi tempi, di aver promosso e mostrato un atteggiamento antisemita. In realtà, Giuliano non fu mai un persecutore degli ebrei né tantomeno mai istigò alla violenza contro di loro. Per ovvi motivi Giuliano si poneva su un piano ideologico e religioso diverso rispetto alla comunità ebraica che viveva nella Spagna del suo tempo, ma questo non lo portò mai a varcare il confine tra la differenza di credo e la violenza legata alla propria fede religiosa.

La sua battaglia restò su un piano dottrinale e ideologico, senza sfociare mai in atti violenti: al contrario, pare che Giuliano ebbe addirittura ottimi rapporti con alcuni Ebrei della comunità di Toledo del suo tempo. Ma soprattutto non si devono dimenticare le probabili origini giudaiche della sua famiglia fatto che, per quanto grande teologo cristiano, Giuliano dovette tenere in considerazione.

Giuliano praticò i più svariati generi: dalla storia alla grammatica, dall’esegesi alla teologia fino anche alla poesia, come l’amatissimo maestro Eugenio II. Lo stile che adottò in ciascuna di esse cambiava a seconda dell’argomento e del genere dell’opera. Un buon numero di opere di Giuliano ci è giunto per intero, mentre altre sono naufragate nel mare della storia.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 6 marzo

San Marciano, vescovo e martire – A Tortona in Piemonte, san Marciano, venerato come vescovo e martire. (dal Martirologio)

San Vittorino, martire – A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, san Vittorino, martire. (dal Martirologio)

San Quiriaco, sacerdote – A Treviri nella Gallia belgica, ora in Germania, san Quiriaco, sacerdote. (dal Martirologio)

Sant’Evagrio, vescovo – Commemorazione di sant’Evagrio, vescovo di Costantinopoli, che, mandato in esilio dall’imperatore Valente, tornò al Signore come insigne testimone della fede. (dal Martirologio)

San Fridolino, abate – A Säckingen nel territorio dell’odierna Svizzera, san Fridolino, abate, che, originario dell’Irlanda, vagò pellegrino per la Francia, finché fondò a Säckingen due monasteri in onore di sant’Ilario. (dal Martirologio)

San Crodegango, vescovo – A Metz in Austrasia, nell’odierna Francia, san Crodegango, vescovo, il quale dispose che il clero vivesse come tra le mura di un chiostro sotto una esemplare regola di vita e promosse notevolmente il canto liturgico. (dal Martirologio)

Santi Quarantadue martiri di Siria – In Siria, passione di quarantadue santi martiri, che, arrestati ad Amorio in Frigia e condotti al fiume Eufrate, ottennero con un insigne prova la palma del martirio. (dal Martirologio)

Sant’Olegario, vescovo – A Barcellona nella Catalogna in Spagna, sant’Olegario, vescovo, che tenne anche la cattedra di Tarragona, quando questa antichissima sede fu liberata dalla dominazione dei Mori. (dal Martirologio)

Santa Coletta Boylet, vergine – A Gand nelle Fiandre, nell’odierno Belgio, santa Coletta Boylet, vergine, che, dopo tre anni di vita molto austera rinchiusa in una piccola casa posta accanto alla chiesa, divenuta professa sotto la regola di san Francesco, ricondusse molti monasteri di Clarisse al primitivo modello di vita, ristabilendovi in special modo lo spirito di povertà e di penitenza. (dal Martirologio)

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