6 luglio: Santa Maria Goretti, vergine e martire
Oggi la Chiesa ricorda una fanciulla uccisa all’età di dodici anni per difendere la sua castità
Santa Maria Goretti, vergine e martire, che trascorse una difficile fanciullezza, aiutando la madre nelle faccende domestiche; assidua nella preghiera, a dodici anni, per difendere la sua castità da un aggressore, fu uccisa a colpi di pugnale vicino a Nettuno nel Lazio (dal Martirologio)
Oggi, 6 luglio, la Chiesa cattolica celebra Santa Maria Goretti, la patrona della gioventù. La sua famiglia, originaria di Corinaldo nelle Marche, era composta dai coniugi Luigi Goretti e Assunta Carlini, entrambi coltivatori diretti, e dai loro sette figli: Antonio (morto infante), Angelo, Maria, Mariano (detto Marino), Alessandro (detto Sandrino), Ersilia e Teresa.
La vita della giovane Maria, fino al suo omicidio, non fu diversa da quella dei figli di molti lavoratori agricoli che dovettero lasciare le proprie terre per cercare sostentamento altrove: analfabetismo, denutrizione, lavoro pesante fin dall’infanzia. Di Maria Goretti non sono note fotografie, ma nel 2017 il giornale Famiglia Cristiana sostenne d’averla ritrovata in una di quel periodo, di cui Guerri però aveva già presentato le sue perplessità. Il suo aspetto era stato derivato dal referto autoptico: deceduta a 11 anni, era alta 1,30 m e appariva vistosamente sottopeso, oltre a presentare sintomi di malaria in fase avanzata.
I Goretti, in cerca di una migliore occupazione, si trasferirono dapprima a Paliano, nei pressi di Anagni, e in seguito alle Ferriere di Conca, oggi frazione di Latina, ma all’epoca comprese nel territorio comunale di Cisterna di Roma (l’attuale Cisterna di Latina), assieme ai Serenelli, una famiglia amica, occupando la locale “Cascina Antica”.
Nel 1900 Luigi Goretti morì di malaria e la collaborazione coi Serenelli, anch’essi in difficoltà, si fece ancora più stretta. Alessandro, ultimogenito dei Serenelli, tentò diversi approcci nei confronti dell’undicenne, che raggiunsero il culmine nell’estate del 1902: il 5 luglio, con la scusa di farsi rammendare dei vestiti, Alessandro attirò Maria in casa e tentò di violentarla. Di fronte alle grida e ai tentativi comunque istintivi di difendersi, la ferì 14 volte con un punteruolo.
Al processo, confermando quanto detto ai carabinieri immediatamente dopo l’arresto, Serenelli confessò di aver preparato l’arma e di aver deciso di usarla qualora la bambina gli avesse opposto resistenza. Confessò inoltre che la decisione di uccidere Maria era stata in parte motivata dal desiderio di fuggire dalla vita intollerabile nei campi, nella convinzione che la vita in carcere fosse preferibile.
È possibile che il giovane Alessandro, proveniente da una famiglia in cui numerosi membri avevano dato segni di squilibrio mentale e figlio di un padre alcolista, fosse in realtà impotente e abbia ferito mortalmente la sfortunata vittima una volta resosi conto di non riuscire a mettere in atto lo stupro. Maria, ancora cosciente, venne trasportata all’ospedale Orsenigo di Nettuno; la morte sopravvenne il giorno successivo per una setticemia conseguente all’intervento chirurgico dov’era stata con il cappellano francescano in sala operatoria. Le esequie vennero celebrate l’8 luglio nella cappella dell’ospedale e il corpo della bambina sepolto nel cimitero comunale.
Alessandro Serenelli fu condannato a 30 anni di reclusione. Nel carcere giudiziario di Noto, dal 1902 al 1918, incoraggiato dal vescovo del tempo, Giovanni Blandini, maturò il pentimento e la conversione alla religione cattolica. Anni dopo Serenelli avrebbe raccontato di aver tentato una riconciliazione con la famiglia e la religione in seguito a un sogno in cui la sua vittima gli offriva dei gigli che si trasformavano in fiammelle. Nel 1929, dopo 27 anni di reclusione, Serenelli fu scarcerato in anticipo per buona condotta e chiese il perdono dei familiari di Maria Goretti: la madre glielo accordò. Dopo tale episodio, Serenelli trascorse il resto della sua vita come giardiniere e portinaio in vari conventi; l’ultimo fu quello dei cappuccini a Macerata, dove morì il 6 maggio 1970, a 87 anni, per le conseguenze di una frattura del femore provocata da una caduta.
Fin da subito la devozione per Maria Goretti si diffuse tra gli strati più umili della popolazione, in particolare quelli rurali, appartenenti allo stesso mondo in cui la piccola era cresciuta. Circa vent’anni dopo, lo stesso regime fascista cercò di cavalcare la devozione popolare per favorire la nascita di un’icona locale cara ai contadini delle paludi bonificate.
Anche dopo la caduta del fascismo e della monarchia sabauda, negli anni cinquanta l’immagine di Maria Goretti rimase popolare anche presso i non cattolici, al punto che il giovane dirigente comunista Enrico Berlinguer indicò nel coraggio e nella tenacia della piccola santa un esempio da imitare per le giovani militanti comuniste. Nel 1953 il leader del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti propose Maria Goretti come modello di vita alle giovani comuniste facenti parte della FGCI, Federazione Giovanile Comunista Italiana.
L’11 dicembre 1949 la Congregazione dei riti riconobbe come miracolose due guarigioni attribuite all’intercessione di Maria Goretti: quella di Giuseppe Cupe (8 maggio 1947) e quella di Anna Grossi Musumarra da pleurite (11 maggio dello stesso anno). Solo dopo la nuova terza causa di beatificazione si era potuto procedere alla successiva canonizzazione, che avvenne in continuità nel pontificato di Pio XII, concludendosi il 24 giugno 1950. Per la prima volta, nella millenaria storia della Chiesa, la cerimonia si svolse all’aperto in piazza San Pietro a Roma e vide la partecipazione anche della madre di Maria Goretti e, in disparte, dell’assassino. Il giorno di commemorazione istituito fu il 6 luglio, anniversario della morte della giovane.
Secondo l’agiografia, la motivazione della proclamazione della sua santità fu in primo luogo il perdono concesso da Maria al suo uccisore poco prima di morire, perdono che condusse alla conversione di Alessandro Serenelli e poi alla decisione di entrare in convento dopo aver scontato 30 anni di carcere e, in secondo luogo, il proposito fatto a 11 anni, al momento di ricevere la prima comunione, “di morire prima di commettere dei peccati”. Il corpo e le reliquie di Maria Goretti, venerata come “martire della purezza”, la cui festa ricorre il 6 luglio, sono conservati a Nettuno, nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie e di Santa Maria Goretti e a Corinaldo, in provincia di Ancona, dove è visitabile anche la sua casa natale. Fino al 2017 non esistevano sue fotografie e i ritratti visibili erano di fantasia o realizzati secondo le indicazioni dei parenti.
Per mantenere vivo il ricordo della Santa nei luoghi della sua vita, si svolgono ogni anno due pellegrinaggi, il primo l’ultimo sabato di giugno, il secondo il primo sabato di luglio (la Santa è festeggiata il 6 luglio). Seguendo un’idea di Papa Benedetto XVI, poi valutata da Papa Francesco, si è poi pensato di associare Maria Goretti a santa Dinfna come protettrice delle vittime di stupro. La vicenda di Dinfna, martire irlandese morta in Belgio nel VII secolo, è analoga a quella di Maria Goretti e Santa Scorese.
Altri Santi che la Chiesa commemora il 6 luglio
Santa Ciríaca, vergine e martire – A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santa Ciríaca, vergine e martire sotto Diocleziano, che è oggetto di grande venerazione a Tropea in Calabria. (dal Martirologio)
San Romolo, diacono – A Fiesole in Toscana, san Romolo, diacono, celebrato come primo martire della città. (dal Martirologio)
San Sísoe, detto Magno, eremita – In Egitto, san Sísoe, detto Magno, eremita, molto insigne nell’esercizio della vita monastica. (dal Martirologio)
San Palladio, vescovo – In Scozia, commemorazione di san Palladio, vescovo, che, mandato da Roma in Irlanda, morì in Inghilterra, nello stesso tempo in cui san Germano di Auxerre vi combatteva l’eresia pelagiana. (dal Martirologio)
Santa Monenna, badessa – Nel territorio di Armagh in Irlanda, santa Monenna, badessa del monastero di Killeevy da lei stessa fondato. (dal Martirologio)
San Goar, sacerdote – Sulla riva del fiume Reno, san Goar, sacerdote, originario dell’Aquitania, che, con l’appoggio del vescovo di Treviri, costruì un ospizio e un oratorio per accogliere i pellegrini e provvedere alla salvezza delle loro anime. (dal Martirologio)
San Giusto, monaco – Nel territorio di Condat presso il massiccio del Giura in Francia, san Giusto, monaco.(dal Martirologio)
San Pietro Wang Zuolong, martire – In località Shuangzhong presso Jixian nella provincia dello Hebei in Cina, san Pietro Wang Zuolong, martire, che durante la persecuzione dei Boxer morì impiccato per essersi rifiutato di abiurare la fede di Cristo davanti agli idoli pagani. (dal Martirologio)
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