6 agosto: festa della Trasfigurazione del Signore
La Chiesa ricorda oggi un episodio della vita di Gesù. Papa Callisto III nel 1457 la inserì nel Calendario Romano come ringraziamento per la vittoria ottenuta sui Turchi a Belgrado il 6 agosto 1456 da Janos Hunyadi e San Giovanni da Capestrano
Festa della Trasfigurazione del Signore, nella quale Gesù Cristo, il Figlio Unigenito, l’amato dell’Eterno Padre, davanti ai santi Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, avendo come testimoni la legge ed i profeti, manifestò la sua gloria, per rivelare che la nostra umile condizione di servi da lui stesso assunta era stata per opera della grazia gloriosamente redenta e per proclamare fino ai confini della terra che l’immagine di Dio, secondo la quale l’uomo fu creato, sebbene corrotta in Adamo, era stata ricreata in Cristo. (dal Martirologio)
La Chiesa ricorda oggi la trasfigurazione, un episodio della vita di Gesù Cristo descritto dai tre vangeli sinottici. Gesù, dopo essersi appartato con i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, su un monte, stando in preghiera cambia d’aspetto, mostrandosi ai tre discepoli con uno straordinario splendore della persona e con una stupefacente bianchezza delle vesti. In questo contesto appaiono Mosè ed Elia che conversano con Gesù, e una voce da una nube dichiara la figliolanza divina di Gesù.
La collocazione del racconto dopo la Confessione di Pietro e il primo annuncio della passione fa di essa una riaffermazione della messianicità di Gesù e della gloria messianica nella quale egli sarà rivelato. Egli non è meno Messia quando la sua gloria messianica è nascosta nell’incarnazione e nella passione. Per un istante i discepoli percepirono la verità della rivelazione fatta a Cesarea di Filippo: benché la messianicità di Gesù comportasse sofferenza, egli era veramente il glorioso Figlio dell’Uomo.
Questo racconto è quindi una delle pericopi messianiche centrali, e ha delle somiglianze con il Battesimo di Gesù (la voce dal cielo), ma anche con il racconto del Getsemani: i tre discepoli, la montagna, il grido Abbà (Padre), che corrisponde alla voce dal cielo, Questi è il mio Figlio diletto, nonché la preminenza di Pietro.
Il tema della trasfigurazione, o cambiamento d’aspetto, o metamorfosi, era un tema apocalittico, esprimente l’attesa del profondo cambiamento nell’aspetto dei giusti nel mondo futuro, ed è testimoniato in Ger 51,3-10 e in Dn 12,3 . San Paolo lo riprende in 1Cor 15,40-44 e in 2Cor 3,18 .
L’accenno ai sei giorni dopo con cui Matteo e Marco aprono la pericope (Luca ha otto giorni dopo) è visto come un richiamo a Es 24,16 : la nube che viene a dimorare sul monte Sinai e lo copre per sei giorni; ma il richiamo non è stretto. Nel racconto serve a connettere la pericope con gli eventi di Cesarea di Filippo (Mc 8,27-9,1 ; Mt 16,13-28 ; Lc 9,18-27), e a confermare in modo drammatico la rivelazione messianica e l’istruzione ivi impartita.
I tre discepoli che accompagnano Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, sono gli stessi tre che sono i suoi compagni esclusivi di altri eventi: la resurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37 ) e l’Agonia nel Getsemani (Mt 26,37).
Lo splendore di Cristo richiama la gloria che avrebbe ricevuto nella sua resurrezione. Il vestito bianco è un’immagine apocalittica comunemente usata per riferirsi alla gloria della vita ultramondana (En 46,1; 7,10; Dn 7,9 ; Mt 28,3 ; Mc 16,5 ; Gv 20,12 ; At 1,10 ) e della gloria escatologica dei santi (Ap 3,4.5.18;4,4;6,11;7,9.12 ).
La presenza di Mosè ed Elia simboleggia la legge e i profeti, che avevano annunciato sia la venuta del Messia che la sua passione e glorificazione. Mosè ed Elia insieme indicano l’intera raccolta dei libri dell’Antico Testamento. Entrambi sono connessi con il Sinai/Oreb (Es 19,33-34 ; 1Re 10,9-13 ): con la loro presenza sul nuovo Sinai testimoniano l’adempimento dell’Antico Testamento in Gesù.
Le tre tende alludono alla Festa delle Capanne, che commemorava il soggiorno degli israeliti sul monte Sinai mentre ricevevano la rivelazione della legge per mezzo di Mosè. In realtà quando Gesù si trasfigura non si ha la rivelazione di un’altra legge, ma è il Figlio stesso che è donato dal Padre come suprema legge per l’uomo.
La concomitanza degli elementi (Mosè, monte, tende) configura anche un richiamo di Levitico 23,42-43 , dove il popolo d’Israele riceve il comandamento di celebrare tale festa dimorando nelle tende. Pietro sente che è venuto il momento in cui diventa realtà la parola di Osea, Ti farò ancora abitare sotto le tende come ai giorni del convegno (12,10), e desidera che diventi permanente l’esperienza della presenza escatologica di Dio.
L’accenno degli evangelisti al fatto che Pietro non sapeva cosa dire rivela che l’apostolo si trova di fronte al Mistero di Cristo. L’affermazione di Pietro è ingenua, Gesù non ha alcun bisogno di tende terrene, perché egli è la celeste Sapienza incarnata (Sir 24,28 ; Sap 9,7-8 ), e la sua gloria è quella che riempì la Tenda del Convegno nel deserto (Es 40,35).
La nube è la Shekinah, la presenza di JHWH, e a livello letterario è un richiamo alle teofanie dell’Antico Testamento: nel cammino dell’Esodo fu in una nube che JHWH si rivelò a Mosè (Es 16,6;19,9;24,15-16;32,9); una nube accompagnava i movimenti del popolo (Es 13,21;40,34-45 ); una nube riempì il Tempio di Salomone nel momento in cui fu consacrato (1Re 8,10-12 ); il misterioso Figlio dell’Uomo, figura divina che simboleggiava il “popolo dei Santi dell’Altissimo”, apparve “sulle nubi del cielo” (Dn 7,8.10.13 ). Una nube avrebbe rivelato l’apparizione escatologica di Dio (2Mac 2,7-8 ).
L’ombra della nube è ancora un’immagine dell’Antico Testamento che descrive la dimora di Dio in mezzo al suo popolo (Es 40,35 ). Il fatto che la nube copre anche i discepoli significa che essi non sono solo spettatori, ma vengono coinvolti profondamente nel mistero della glorificazione di Cristo in quanto rappresentanti del nuovo popolo di Dio.
La voce che si ode dal cielo, che parla de il mio figlio diletto, esprime una rivelazione della figliolanza divina di Gesù. Come nel racconto del Battesimo di Gesù, la voce allude a Is 42,1 e designa Gesù come il profeta-servo del Signore. Tuttavia in questo contesto le parole, rivolte ai discepoli ai quali era stato fatto da Gesù il primo annuncio della passione, costituiscono l’approvazione divina del ruolo di Gesù come Messia-Servo.
Con l’aggiunta Ascoltatelo, non presente nella rivelazione al Giordano, Gesù viene designato come il profeta uguale a Mosè, il cui insegnamento va ascoltato sotto pena di esclusione dal popolo di Dio (cfr. Dt 18,15 ). E difatti subito dopo la voce Mosè ed Elia scompaiono, cedendo il loro posto a Gesù, che rimane solo. Ascoltare Gesù significa comprendere che il cammino della sofferenza è l’unico che porta alla gloria.
La discesa dal monte che segue e l’obbligo del segreto sono elementi appartenenti al modello delle teofanie dell’Antico Testamento.
La festa della Trasfigurazione ricorda, secondo alcuni storici della liturgia, la dedicazione delle basiliche del Monte Tabor. Papa Callisto III nel 1457 la inserì nel Calendario Romano come ringraziamento per la vittoria ottenuta sui Turchi a Belgrado il 6 agosto 1456 da Janos Hunyadi e San Giovanni da Capestrano. (fonte Cathopedia)
Altri Santi che la Chiesa commemora il 6 agosto
San Sisto II, papa e compagni – A Roma sulla via Appia nel cimitero di Callisto, passione di san Sisto II, papa e dei suoi compagni, la cui memoria si celebra domani. (dal Martirologio)
Santi fratelli Giusto e Pastore, martiri – A Alcalá de Henares in Spagna, i santi fratelli Giusto e Pastore, martiri, che, ancora fanciulli, lasciate a scuola le tavolette di scrittura, corsero spontaneamente incontro al martirio: subito catturati e battuti con le verghe per ordine del governatore furono entrambi sgozzati per Cristo con la spada dal loro carnefice, mentre si confortavano l’un l’altro con reciproche esortazioni. (dal Martirologio)
Sant’Ormisda, papa – A Roma presso san Pietro, deposizione di sant’Ormisda, papa, che, alfiere di pace, riuscì in Oriente a ricomporre lo scisma di Acacio e in Occidente a far rispettare dalle nuove popolazioni i diritti della Chiesa. (dal Martirologio)
Anniversario della morte di San Domenico – A Bologna, anniversario della morte di san Domenico, sacerdote, la cui memoria si celebra tra due giorni. (dal Martirologio)
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