5 settembre: Santa Teresa (Agnese) Gonhxa Bojaxhiu, vergine

La Chiesa oggi commemora una suora albanese che spese la sua vita al servizio dei poveri in India passando alla storia col nome di Madre Teresa

A Calcutta in India, Santa Teresa (Agnese) Gonhxa Bojaxhiu, vergine, che, nata in Albania, estinse la sete di Cristo abbandonato sulla croce con la sua immensa carità verso i fratelli più poveri e istituì le Congregazioni delle Missionarie e dei Missionari della Carità al pieno servizio dei malati e dei diseredati. (dal Martirologio)

Santa Teresa di Calcutta, al secolo Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, è stata una vergine, religiosa e fondatrice albanese naturalizzata indiana della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Il suo lavoro tra i poveri di Calcutta l’ha resa una delle persone più famose al mondo. È stata insignita del Premio Nobel per la Pace nel 1979 e del Premio Artigiano della Pace il 27 marzo 1988. Il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da papa Giovanni Paolo II e santa il 4 settembre 2016 da papa Francesco.

Nata il 26 agosto 1910 in una benestante famiglia di genitori albanesi, Kolë Bojaxhiu e Drane Bernaj, di religione cattolica, all’età di otto anni perse il padre e la sua famiglia si trovò in gravi difficoltà finanziarie. A partire dall’età di quattordici anni partecipò a gruppi di carità organizzati dalla sua parrocchia e nel 1928, a diciotto anni, decise di prendere i voti entrando come aspirante tra le Dame Inglesi.

Inviata nel 1929 in Irlanda a svolgere la prima parte del suo noviziato, nel 1931, dopo aver preso i voti e assunto il nome di Maria Teresa, ispirandosi a Santa Teresa di Lisieux partì per l’India per completare i suoi studi. Diventò insegnante presso il collegio cattolico di Saint Mary’s High School di Entally, sobborgo di Calcutta, frequentato soprattutto dalle figlie dei coloni inglesi. Negli anni che trascorse alla Saint Mary si distinse per le sue innate capacità organizzative, tanto che nel 1944 fu nominata direttrice.

L’incontro con la povertà drammatica della periferia di Calcutta spinge la giovane Teresa a una profonda riflessione interiore: ebbe, come scrisse nei suoi appunti, “una chiamata nella chiamata”. Nel 1948 ebbe l’autorizzazione dal Vaticano ad andare a vivere da sola nella periferia della metropoli, a condizione che continuasse la vita religiosa.

Nel 1950, fonda la congregazione delle Missionarie della carità, la cui missione era quella di prendersi cura dei “più poveri dei poveri” e “di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società, tutte quelle persone che sono diventate un peso per la società e che sono rifuggite da tutti”. Le prime aderenti furono dodici ragazze, tra cui alcune sue ex allieve alla Sant Mary. Stabilì come divisa un semplice sari bianco a strisce azzurre, che pare fu scelto da Madre Teresa perché era il più economico fra quelli in vendita in un piccolo negozio.

Nel 1952 si trasferì in un tempio indù abbandonato donatole dall’arcidiocesi di Calcutta che convertì nella Casa Kalighat per i morenti (poi chiamata Kalighat, casa dei puri di cuore: Nirmal Hriday), aiutata da funzionari indiani.

La vicinanza a un tempio indù, provoca la dura reazione di questi ultimi che accusano Madre Teresa di proselitismo e cercano con massicce dimostrazioni di allontanarla. La polizia, chiamata dalla missionaria, forse intimorita dalle violente proteste, decide arbitrariamente di arrestare Madre Teresa.

Il commissario entrato nell’ospedale e pare dopo aver visto le cure che essa amorevolmente dava a un bambino mutilato, decise di lasciar perdere. Col tempo, però il rapporto fra Madre Teresa e gli indiani indù si rafforzò e anche se le incomprensioni rimasero, si giunse a una convivenza pacifica.

Le persone portate all’ospizio venivano assistite e avevano la possibilità di morire con dignità secondo i riti della loro fede: ai musulmani si leggeva il Corano, agli indù si dava acqua dal Gange e i cattolici ricevevano l’Unzione dei Malati.

In seguito Madre Teresa aprì una casa per lebbrosi chiamata Shanti Nagar (cioè Città della Pace), e altri lebbrosari in tutta Calcutta; poi un orfanotrofio.

La fama internazionale di Madre Teresa crebbe enormemente dopo un fortunato servizio della BBC del 1969 titolato Qualcosa di bello per Dio e realizzato dal giornalista Malcolm Muggeridge. Il servizio documentò il lavoro delle suore fra i poveri di Calcutta ma durante le riprese alla Casa per i Morenti, a causa delle scarse condizioni di luce, si ritenne che la pellicola si potesse essere rovinata.

Tuttavia lo spezzone, quando fu inserito nel montaggio, apparve ben illuminato. I tecnici sostennero che fu merito del nuovo tipo di pellicola utilizzato ma Muggeridge si era convinto che fosse un miracolo: pensò che la luce divina di Madre Teresa avesse illuminato il video e si convertì al cattolicesimo.

Nel febbraio 1965, papa Paolo VI concesse alle Missionarie della Carità il titolo di “congregazione di diritto pontificio” e la possibilità di espandersi anche fuori dall’India. Nel 1967 fu aperta una casa in Venezuela, a cui seguirono sedi in Africa, Asia, Europa, Stati Uniti nel corso di tutti gli anni settanta e ottanta. La Congregazione si ampliò con la nascita di un ramo contemplativo e di due organizzazioni laicali, aperte cioè anche ai laici.

Nel 1981 fu fondato il movimento Corpus Christi aperto ai sacerdoti secolari. L’11 dicembre 1979, ottenne infine, il riconoscimento più prestigioso: il Premio Nobel per la Pace. Rifiutò il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori e chiese che i 6000 dollari di fondi fossero destinati ai poveri di Calcutta, che avrebbero potuto essere sfamati per un anno intero: “Le ricompense terrene sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo”. Alle numerose domande dei giornalisti rispose nel modo ironico e provocatorio che la caratterizzò sempre e dopo aver ricevuto il premio, attaccò duramente l’aborto.

Nel corso degli anni Ottanta nasce l’amicizia fra papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa i quali si ricambiano visite reciproche. Grazie all’appoggio di papa Wojtyla, Madre Teresa riuscì ad aprire ben tre case a Roma, fra cui una mensa nella Città del Vaticano dedicata a Santa Marta, patrona dell’ospitalità. Negli anni novanta, le Missionarie della Carità superarono le quattromila unità con cinquanta case sparse in tutti i continenti.

Intanto però le sue condizioni peggiorarono: nel 1989 in seguito a un infarto le fu applicato un pacemaker, nel 1991 si ammalò di polmonite, nel 1992 ebbe nuovi problemi cardiaci.

Si dimise da superiora della Congregazione ma in seguito a un ballottaggio fu rieletta praticamente all’unanimità, contando solo qualche voto astenuto. Accettò il risultato e rimase alla guida della congregazione. Nell’aprile del 1996 Madre Teresa cadde e si ruppe la clavicola.

Il 13 marzo 1997 lasciò definitivamente la guida delle Missionarie della Carità. A marzo incontrò papa Giovanni Paolo II per l’ultima volta, prima di rientrare a Calcutta dove morì il 5 settembre, all’età di ottantasette anni e dove è sepolta presso la sede delle Missionarie della carità. Sulla semplice tomba bianca è stato inciso un verso del Vangelo di Giovanni: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.

La sua scomparsa suscitò grande commozione nel mondo intero: l’India le riservò solenni funerali di stato che videro un’enorme partecipazione popolare e la presenza di importanti autorità del mondo intero. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Javier Pérez de Cuéllar arrivò persino a dichiarare: “Lei è le Nazioni Unite. Lei è la pace nel mondo.” Nawaz Sharif, il Primo Ministro del Pakistan disse, inoltre, che Madre Teresa era “un raro e unico individuo che ha vissuto a lungo per più alti scopi. La sua lunga vita di devozione alla cura dei poveri, dei malati e degli svantaggiati è stata uno dei più grandi esempi di servizio alla nostra umanità.”

A soli due anni dalla sua morte, Giovanni Paolo II fece aprire con una deroga speciale, il processo di beatificazione che si concluse nell’estate del 2003 e fu quindi beatificata il 19 ottobre dello stesso anno.

L’arcidiocesi di Calcutta ha aperto già nel 2005 il processo per la canonizzazione.

Il 5 settembre 2007, per la ricorrenza del decimo anno dalla morte, papa Benedetto XVI ha celebrato in Vaticano un messa solenne alla presenza dell’arcivescovo di Calcutta.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 5 settembre

Santi Aconzio, Nonno, Ercolano e Taurino, martiri – Presso l’odierna Fiumicino, santi Aconzio, Nonno, Ercolano e Taurino, martiri. (dal Martirologio)

San Quinto, martire – A Capua in Campania, san Quinto, martire. (dal Martirologio)

Santi martiri Urbano, Teodoro, Menedémo e compagni – A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santi martiri Urbano, Teodoro, Menedémo e compagni, sia chierici sia laici, che per ordine dell’imperatore Valente furono posti per la loro fede cattolica su una imbarcazione e bruciati in mare. (dal Martirologio)

San Bertino, abate – Nel territorio di Thérouanne nelle Fiandre, ora in Francia, san Bertino, abate di Sithieu, che fu deposto insieme a san Mummolino nel monastero da lui fondato, in séguito insignito del suo nome. (dal Martirologio)

Sant’Alberto, abate – A Tortona in Piemonte, sant’Alberto, che si ritiene sia stato fondatore e primo abate del monastero di Butrio. (dal Martirologio)

Santi martiri Pietro Nguyen Van Tu, sacerdote – Nella città di Ninh Tai nel Tonchino, ora Viet Nam, santi martiri Pietro Nguyen Van Tu, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, e Giuseppe Hoàng Luong Canh, medico, decapitati in odio al nome di Cristo. (dal Martirologio)

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