5 giugno: San Bonifacio, vescovo e martire

La Chiesa ricorda oggi un martire di origine anglosassone, missionario in Assia e Turingia, ritenuto l’apostolo della Germania

Memoria di san Bonifacio, vescovo e martire. Monaco di nome Vinfrido, giunto a Roma dall’Inghilterra fu ordinato vescovo dal papa san Gregorio II e, preso il nome di Bonifacio, fu mandato in Germania ad annunciare la fede di Cristo a quelle genti, guadagnando moltitudini alla religione cristiana; resse la sede di Magonza e da ultimo a Dokkum tra i Frisoni, nell’odierna Olanda, trafitto con la spada dalla furia dei pagani, portò a compimento il martirio. (dal Martirologio)

Al secolo Wynfrith (Vinfrido), nacque tra il 672 e il 675 nel regno di Wessex. Missionario in Frisia dal 716, sotto la guida di Villibrordo, ricevette da Carlo Martello l’incarico di evangelizzare i territori dell’Assia e della Turingia, ma incontrò difficoltà anche per una presenza non costante dei missionari iroscozzesi; decise quindi di tornare a Roma, dove venne consacrato vescovo e nominato legato pontificio da papa Gregorio II nel 722.

Per potergli concedere ancora maggiore autorità e favorirlo nella sua opera, il papa lo nominò nel 732 arcivescovo con sede vacante e lo autorizzò a consacrare vescovi per le nuove diocesi. Visto che la dignità e l’autorità vescovile non gli erano ancora sufficienti, Bonifacio si recò nuovamente a Roma nel 737-738 e si fece nominare dal papa nunzio apostolico per la Baviera, l’Alemannia, l’Assia e la Turingia, con l’incarico speciale di dare a quei paesi un’organizzazione ecclesiastica più rigida. A Roma ottenne anche nuovi collaboratori per questa sua opera: erano monaci provenienti dal Montecassino.

In seguito si insediò a Magonza nel 745 e si adoperò per la riorganizzazione della Chiesa nei territori franchi sotto i regni di Carlo Magno e Pipino il Breve. La vita religiosa di queste terre era decaduta fortemente, il clero inferiore incolto e sfrenato, l’alto clero ingolfato in attività materiali e mondane e quasi privo di collegamento con la Sede romana. Carlo Martello, respingendo l’attacco degli Arabi in Francia si era reso benemerito della causa cattolica; ma per i diritti della Chiesa e per la sua disciplina ebbe pochi riguardi: nominò vescovi ed abati non badando alla loro canonica idoneità, ma solo a mire politiche e, senza alcun ritegno, dispose dei beni ecclesiastici per scopi profani.

Sotto la direzione di Bonifacio si tennero alcuni sinodi che emanarono salutari provvedimenti, promulgati poi come leggi della Chiesa e dello Stato (capitularia). In particolare si esortò il clero a condurre una vita conforme ai canoni (proibizione di portare armi, della caccia, del vestito laicale e del concubinato), i membri del clero furono assoggettati alla vigilanza del vescovo, si prescrisse per i monaci la regola di san Benedetto, si proibirono usanze pagane e superstiziose e la diffusione di dottrine eretiche, si insisté per l’elezione canonica dei vescovi (con esclusione dei laici). I regnanti del paese non solo accettarono le idee riformatrici del missionario ma anche la sua diretta unione con Roma. Nel 747 durante un sinodo, i vescovi presenti, sotto la guida di Bonifacio, indirizzarono un solenne voto di fedeltà al papa.

Il suo epistolario contiene preziose informazioni sulle popolazioni della Germania del tempo, definite “feroci e ignoranti” (Ep. 76) e, benché convertite al cristianesimo, ancora dedite a praticare superstizioni pagane, e sul clero, i cui diaconi, ignoranti di dottrina, (Ep. 50) “si portano a letto, la notte, quattro o cinque concubine”.

Dovette risolvere problemi di natura dogmatica, come stabilire se fosse valido il matrimonio fra una vedova e il suo padrino di battesimo o il battesimo impartito da un prete ignorante di latino con l’errata formula Baptizo te in nomine patria et filia et spiritus santi. Bonifacio sconfessò tale battesimo ma, ripreso da Virgilio, vescovo di Salisburgo, la sua iniziativa fu censurata da Papa Zaccaria.

Gli ultimi anni della sua vita operosa furono pieni di amare delusioni, derivate dalla sua posizione di missionario anglosassone straniero. Bonifacio si ritirò, scegliendo come sede metropolitana Magonza e qui, nell’abbazia che gli era più cara, Fulda, continuò la sua missione pastorale e spirituale.

Quando Papa Stefano II, nell’anno 753 o 754, si presentò come postulante nel regno dei Franchi e in quell’occasione ripeté l’unzione e l’incoronazione di Pipino in tutta solennità, Bonifacio stava proprio per intraprendere il suo ultimo viaggio missionario in Frisia. E in quella regione il 5 giugno 754 fu ucciso insieme con cinquantadue compagni.

Le sue reliquie riposano nell’abbazia di Fulda e tutt’oggi sono considerate tra le più importanti per la nazione tedesca. (fonte Cathopedia)

Altri Santi che la Chiesa commemora il 5 giugno

Santi Marciano, Nicandro, Apollonio e compagni, martiri – In Egitto, santi Marciano, Nicandro, Apollonio e compagni, martiri, che come si tramanda, per aver professato la fede cristiana, dopo atroci supplizi, furono rinchiusi in un recinto murario ed esposti al sole ardente, morendo infine estenuati dal calore, dalla sete e dalla fame. (dal Martirologio)

San Doroteo, vescovo – A Tiro in Fenicia, oggi Libano, san Doroteo, vescovo, che già da sacerdote patì molto sotto l’imperatore Diocleziano e, sopravvissuto fino ai tempi di Giuliano, sotto l’impero di quest’ultimo, all’età di centosette anni, si dice abbia onorato la sua veneranda vecchiaia con il martirio in Tracia. (dal Martirologio)

Sant’Illidio, vescovo – A Clermont-Ferrand in Aquitania, in Francia, sant’Illidio, vescovo, che, chiamato dall’imperatore a Treviri perché liberasse sua figlia da uno spirito immondo, durante il viaggio di ritorno passò al Signore. (dal Martirologio)

Sant’Eutichio, vescovo – A Como, sant’Eutichio, vescovo, insigne per la dedizione alla preghiera e per amore della solitudine con Dio. (dal Martirologio)

Santi Eobáno, vescovo, Adelario e nove compagni, martiri – A Dokkum tra i Frisoni, nell’odierna Olanda, santi Eobáno, vescovo, Adelario e nove compagni16, martiri, che ricevettero la corona insieme a san Bonifacio nel suo stesso glorioso combattimento. I loro nomi sono: santi Vintrungo e Gualterio, sacerdoti; Amondo, Servibaldo e Bosa, diaconi; Vaccaro, Gundecaro, Elluro e Atavulfo, monaci. (dal Martirologio)

San Franco, eremita – Presso Assergi in Abruzzo, san Franco, eremita, che si costruì una stretta cella in una grotta tra le rocce, dove condussse una vita aspra e umile. (dal Martirologio)

San Pietro Spanò, eremita – A Ciano vicino a Mileto in Calabria, san Pietro Spanò, eremita, insigne per povertà e spirito di compunzione. (dal Martirologio)

San Luca Vu Bá Loan, sacerdote e martire – Ad Hanoi nel Tonchino, oggi Viet Nam, san Luca Vu Bá Loan, sacerdote e martire, decapitato per Cristo sotto l’imperatore Minh Mang. (dal Martirologio)

Santi Domenico Toai e Domenico Huyên, martiri – Nella città di Tang Gia sempre nel Tonchino, santi Domenico Toai e Domenico Huyên, martiri, che, padri di famiglia e pescatori, benché sottoposti al tempo dell’imperatore Tu Duc a vari generi di tortura durante la loro lunga prigionia, con grande forza d’animo esortarono i compagni di carcere a conservare la fede, concludendo poi sul rogo il proprio martirio. (dal Martirologio)