4 aprile: Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa

Oggi si commemora l’ultimo dei Padri latini, soprannominato doctor egregius

Sant’Isidoro, vescovo e dottore della Chiesa, che, discepolo di suo fratello Leandro, gli succedette nella sede di Siviglia nell’Andalusia in Spagna; scrisse molte opere erudite, convocò e presiedette vari concili e si adoperò sapientemente per il bene della fede cattolica e per l’osservanza della disciplina ecclesiastica. (dal Martirologio)

Nacque a Cartagena in Spagna da Severiano e Turtura, quarto di cinque fratelli, di cui quattro sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica: Leandro, Fulgenzio, Fiorentina e lo stesso Isidoro.

Leandro, il fratello maggiore, fu tutore e maestro di Isidoro, rimasto orfano in tenera età. Il futuro dottore della Chiesa, autore di una immensa mole di libri che trattano di tutto lo scibile umano, dall’agronomia alla medicina, dalla teologia all’economia domestica, fu dapprima uno studente svogliato e poco propenso a stare chino sui libri di scuola.

Come tanti coetanei marinava la scuola e vagava per la campagna. Un giorno si accostò a un pozzo per dissetarsi e notò dei profondi solchi scavati dalla fragile corda sulla dura pietra del bordo. Comprese allora che anche la costanza e la volontà dell’uomo possono aver ragione dei più duri scogli della vita.

Chierico a Siviglia, Isidoro succedette al fratello Leandro nel governo episcopale dell’importante arcidiocesi.

Ebbe un ruolo di primo piano nelle vicende politico-religiose della Spagna dominata dai Visigoti, contribuendo alla loro conversione dall’arianesimo al credo niceno e come promotore e massimo rappresentante di un risveglio della cultura e delle lettere in quei tempi.

I suoi interessi culturali abbracciarono tutto il campo dello scibile del tempo: le arti liberali, il diritto, la medicina, le scienze naturali, la storia, la teologia dogmatica e morale. La sua immensa produzione letteraria ha però risentito di questa vastità di interessi e manca di originalità e profondità, riducendosi il più delle volte a puri compendi o antologie.

Scrisse molto, su vari argomenti, opere di carattere culturale e dottrinario scrivendo di scienza, storia, teologia, morale ed esegesi biblica.

Scrisse una storia universale, i Chronica Maiora e una Storia del Goti Vandali e Svevi (Historia de regibus Gothorum, Wandalorum, et Suevorum)

Tra le opere anche le Questiones in Vetus Testamentum e Allegoriae quaedam Sacrae Scripturae, una spiegazione in chiave allegorica degli episodi delle Sacre Scritture. Si occupò di grammatica con una raccolta di sinonimi Synonymorum in due libri e con il trattato Differentiae.

Il suo capolavoro, che influenzò in larga misura la cultura del Medioevo, sono le Etymologiae in venti libri, enciclopedia di tutto lo scibile del tempo, composta prendendo come spunto le etimologie dei vari termini. La mole dell’opera è imponente e i temi sono i più svariati: arti liberali, religione, medicina, diritto, lingue e popoli, l’uomo e gli animali, la geografia, l’architettura, l’agricoltura, la geologia, la guerra, le armi, l’abbigliamento e i mezzi di trasporto.

Tutti questi temi hanno in comune il modo in cui vengono introdotti nell’opera ovvero attraverso una piccola introduzione e l’etimologia della parola. Spesso le etimologie sono errate, ma non per questo diminuisce il valore dell’opera. Alla base della composizione di quest’opera c’è il vero fulcro del pensiero di Isidoro.

Per Isidoro, infatti, l’etimologia è il vero cuore funzionante dell’opera, in quanto solo attraverso la conoscenza di quest’ultima si può accedere all’effettiva conoscenza di fatti, oggetti e fenomeni. Coesiste, quindi, uno stretto legame tra la res e il nomen, che fa sì che non si possa conoscere l’una senza conoscere l’altro.

Scrisse inoltre l’importante trattato enciclopedico De Rerum Natura in cui vengono trattati anche temi di astronomia, per lo studio dei quali si avvale di un apparato grafico, probabilmente mutuato da antichi manuali a noi non pervenuti, basato sullo schema della ruota, ragion per cui il libro nella tradizione medioevale è ricordato col nome di “Liber Rotarum“. In esso, infatti, si fa ricorso a sette figure, di cui sei circolari: la ruota dei mesi, quella degli anni, il cubo degli elementi, la ruota del mondo con i rapporti tra microcosmo e macrocosmo, quella dei pianeti e infine la rosa dei venti.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 4 aprile

Santi martiri Agatopódo e Teodúlo – A Salonicco, in Macedonia, ora in Grecia, santi martiri Agatopódo, diacono, e Teodúlo, lettore, che, sotto l’imperatore Massimiano, su ordine del governatore Faustino, per aver confessato la fede cristiana furono gettati in mare con un masso legato al collo (dal Martirologio)

Deposizione di sant’Ambrogio, vescovo – A Milano, deposizione di sant’Ambrogio, vescovo, che, nel giorno del Sabato Santo andò incontro a Cristo vincitore della morte. La sua memoria si celebra il 7 dicembre nel giorno della sua ordinazione (dal Martirologio)

San Platone, egúmeno – A Costantinopoli, san Platone, egúmeno, che combattè a lungo con invitto animo contro i nemici delle sacre immagini e insieme al nipote Teodosio riordinò il celebre monastero di Studio. (dal Martirologio)

San Pietro, vescovo – A Poitiers in Aquitania, in Francia, san Pietro, vescovo, che favorì la nascita dell’Ordine di Fontevrault e, ingiustamente rimosso dalla sua sede, morì esule a Chauvigny. (dal Martirologio)

San Benedetto Massarari, detto il Moro – A Palermo, san Benedetto Massarari, detto il Moro per il colore della sua pelle, che fu dapprima eremita e, divenuto poi religioso nell’Ordine dei Frati Minori, si mostrò umile in tutto e sempre pieno di fede nella divina Provvidenza. (dal Martirologio)

San Francesco Marto – Nella località di Aljustrel vicino a Fatima in Portogallo, beato Francesco Marto, che, rapidamente consumato ancora fanciullo da una malattia, rifulse per la soavità dei costumi, la perseveranza nelle avversità e nella fede e la costanza nella preghiera. (dal Martirologio)

San Gaetano Catanoso, sacerdote – A Reggio Calabria, San Gaetano Catanoso, sacerdote, che fondò la Congregazione delle Suore Veroniche dal Volto Santo per l’assistenza ai poveri e agli emarginati (dal Martirologio)

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