31 luglio: Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote
La Chiesa oggi commemora il religioso spagnolo che diede vita alla Compagnia di Gesù, meglio noti come gesuiti
Memoria di sant’Ignazio di Loyola, sacerdote, che, nato nella Guascogna in Spagna, visse alla corte del re e nell’esercito, finché, gravemente ferito, si convertì a Dio; compiuti gli studi teologici a Parigi, unì a sé i primi compagni, che poi costituì nella Compagnia di Gesù a Roma, dove svolse un fruttuoso ministero, dedicandosi alla stesura di opere e alla formazione dei discepoli, a maggior gloria di Dio. (dal Martirologio)
La Chiesa commemora oggi un sacerdote spagnolo, al secolo Íñigo López Loiola, fondatore della Compagnia di Gesù. Nel 1622 è stato proclamato santo da papa Gregorio XV.
Ignazio nacque nel castello di Loyola, vicino a Azpeitia, circa 20 chilometri a sud-ovest di Donostia-San Sebastián, nella provincia basca di Guipúzcoa. Il più giovane di 13 fratelli, Ignazio aveva solo sette anni quando morì sua madre.
Nel 1506 divenne paggio al servizio di un parente, Juan Velázquez de Cuéllar, tesoriere (contador mayor) del regno di Castiglia. Come cortigiano, Ignazio ebbe in quel periodo uno stile di vita mondano ma conservò sempre un profondo senso di fede e di onore. Nel 1517 Ignazio prese servizio nell’esercito. Durante la Battaglia di Pamplona venne ferito gravemente (20 maggio 1521) a una gamba. Per colpa del trauma osseo fu costretto per lungo tempo a letto nel castello di suo padre con il medico che veniva a visitarlo tre volte al giorno per tre mesi.
Durante la lunga degenza, ebbe l’occasione di leggere romanzi cavallereschi e alcuni libri religiosi. Lesse, in particolare, la vita di Gesù di Ludolfo di Sassonia, certosino e le vite dei santi di Jacopo di Varazze. Venne spinto, così, dal desiderio di cambiare vita e di trascorrere un’esistenza basata sul proprio lavoro, ispirata a Francesco d’Assisi e alle altre grandi figure spirituali. Decise, quindi, di cambiare vita e progettò di recarsi in Terra santa. Sua intenzione era rimanere come mendicante nella terra dove visse Cristo.
Dopo la convalescenza, decise di partire per la Terra santa. Volle prima visitare il Monastero benedettino di Montserrat (25 marzo 1522), dove appese come ex-voto le sue armi davanti alla statua della Madonna nera, dopo una vera e propria veglia d’armi dedicata alla Madonna (la Moreneta). Cambiò il suo abito di cavaliere con il vestito di un povero pellegrino e si diresse verso Manresa.
Qui fu accolto in un ospizio. Alloggiò anche presso i domenicani della città.Vicino al torrente Cardoner ebbe visioni e illustrazioni mistiche profonde.Visse nei digiuni e nelle veglie per più di dieci mesi in grandissima austerità.
Desiderava porsi a servizio di Cristo e della sua Chiesa, per rendere la maggior gloria a Dio, ma ancora non trovava la sua strada. Queste esperienze le descriverà più tardi nella sua autobiografia, detta anche Racconto del pellegrino.
In quel periodo elaborò, sperimentandolo in prima persona, il suo metodo di preghiera e contemplazione basato sul discernimento. Queste esperienze sfociarono nei celebri Esercizi Spirituali (Ejercicios espirituales). Tali esperienze hanno in realtà origine da un passaggio della Seconda lettera ai Corinzi: “Esaminate voi stessi” (2Cor 13,5 ). Essi descrivono una serie di meditazioni a cui, poi, dovranno attenersi tutti quelli che avrebbero compiuto la stessa esperienza degli esercizi spirituali. Quest’opera ha influenzato profondamente i “metodi di apostolato” della Chiesa cattolica post-tridentina.
Costretto a lasciare la Palestina (1523), cominciò a studiare a Barcellona (1524-1526), continuò gli studi a Alcalà de Henares (1526-1527), a Salamanca (1527) e soprattutto a Parigi.
Nel 1528 si iscrisse all’Università di Parigi, dove rimase sette anni, ampliando la sua cultura letteraria e teologica e cercando di interessare gli altri studenti agli Esercizi Spirituali. Nel 1534 aveva sei compagni. Il 15 agosto 1534, Ignazio e gli altri sei studenti si incontrarono a Montmartre, vicino a Parigi, fecero il voto di dedicarsi alle anime in spirito di povertà e di recarsi in Palestina a lavorare per la gloria di Cristo.
Nel 1537 essi, non potendo attuare il viaggio in Terra santa,per il conflitto veneto-turco, dopo diversi esperimenti di apostolato nell’ Italia settentrionale e una lunga sosta a Venezia, deliberarono di recarsi a Roma per mettersi a servizio del Papa, dovunque avrebbe lui deciso.
Papa Paolo III li lodò e consentì loro di essere ordinati presbiteri. Essi vennero ordinati a Venezia dal vescovo di Arbe (ora Rab, in Croazia) il 24 giugno.
Con Favre e Lainez, Ignazio si diresse a Roma nell’ottobre 1538, per far approvare dal papa le costituzioni del nuovo ordine. Una congregazione di cardinali si dimostrò favorevole al testo preparato da Ignazio e papa Paolo III confermò l’ordine con la bolla Regimini militantis ecclesiae (27 settembre 1540), ma limitò il numero dei suoi membri a sessanta. Questa limitazione venne rimossa tramite una successiva bolla, la Iniunctum nobis (14 marzo 1543). L’ultima e definitiva approvazione della Compagnia di Gesù fu data nel 1550 con la bolla Exposcit debitum di papa Giulio III. Ignazio venne eletto preposito generale dell’Ordine l’8 aprile 1541.
dopo essere stato scelto come primo preposito generale della Compagnia di Gesù, inviò i suoi compagni come missionari in tutto il mondo per creare scuole cattoliche, istituti, collegi e seminari.
Il 31 luglio 1548 il libretto degli Esercizi Spirituali venne approvato da papa Paolo III con il breve Pastoralis officii; venne stampato per la prima volta e il testo non fu mai più ritoccato dal santo.
Sempre nel 1548, Ignazio fondò a Messina il primo Collegio dei Gesuiti al mondo, il famoso Primum ac Prototypum Collegium ovvero Messanense Collegium Prototypum Societatis, primo e, quindi, prototipo di tutti gli altri collegi di insegnamento che i gesuiti fonderanno con successo nel mondo facendo dell’insegnamento il marchio distintivo dell’ordine in campo educativo e formativo.
Oltre il libretto degli Esercizi spirituali e le Costituzioni della Compagnia di Gesù (1554) Ignazio scrisse molte lettere a vari corrispondenti (quasi 7.000); un diario spirituale redatto dal febbraio 1544 al febbraio dell’anno successivo. Oltre a locuzioni e ispirazioni mistiche Ignazio vi registra il discernimento fatto in materia di povertà nella Compagnia per le sacrestie delle case professe.
Tra il 1553 e il 1555, Ignazio dettò al suo segretario, padre Gonçalves da Câmara, la storia della sua vita. Questa autobiografia, detta anche Racconto del pellegrino, è molto importante per la comprensione del suo cammino di ricerca vocazionale. Il testo venne pubblicato 150 anni dopo. È redatto in terza persona con la massima fedeltà da parte del segretario compositore.
Oltre al governo della Compagnia, Ignazio si dedicò a molte altre iniziative apostoliche. Predicò gli esercizi, sempre a singole persone; creò un centro di pietà e di rinnovamento a Santa Maria della Strada (ora il Gesù), a ridosso di Palazzo Venezia.
Cercò di porre rimedio alle piaghe sociali principali: a quelle delle prostitute con l’Opera di Santa Marta; delle fanciulle pericolanti, con il Conservatorio vicino alla chiesa di santa Caterina dei Funari. Fondò associazioni e opere per gli orfani (Santa Maria in Aquiro) e per le orfane (Santi Quattro Coronati). Visitava spesso i malati negli ospedali e soccorreva gli indigenti. Insegnò perfino il catechismo per le strade di Roma. Fondò il Collegio Germanico dell’Urbe. Ignazio morì a Roma il 31 luglio 1556. (fonte Cathopedia)
Altri Santi che la Chiesa commemora il 31 luglio
San Calimero, vescovo – A Milano, san Calimero, vescovo. (dal Martirologio)
Santi Democrito, Secondo e Dionigi, martiri – A Sinnada in Frigia, nell’odierna Turchia, santi Democrito, Secondo e Dionigi, martiri. (dal Martirologio)
San Fabio, martire – A Cesarea di Mauritania, nell’odierna Algeria, san Fabio, martire, che, rifiutandosi di portare nell’assemblea generale della provincia il vessillo del governatore, fu dapprima gettato in carcere e, continuando a dichiararsi cristiano, fu poi condannato a morte dal giudice. (dal Martirologio)
San Tertullino, martire – A Roma sulla via Latina, san Tertullino, martire. (dal Martirologio)
San Germano, vescovo di Auxerre – A Ravenna, transito di san Germano, vescovo di Auxerre, che difese per due volte la fede dei Britanni dall’eresia pelagiana e, giunto a Ravenna per propiziare la pace nella Bretagna francese, fu accolto con onore dagli augusti Valentiniano e Galla Placidia, salendo poi da qui al regno dei cieli. (dal Martirologio)
Santa Elena, vedova – A Skövde in Svezia, santa Elena, vedova, che, ingiustamente uccisa, è ritenuta martire. (dal Martirologio)
Santi Pietro Doàn Công Quy ed Emanuele Phung, martiri – In località Cây Mét vicino a Saigon in Cocincina, ora Viet Nam, santi Pietro Doàn Công Quy, sacerdote, ed Emanuele Phung, martiri, che, dopo circa sette mesi in carcere, furono decapitati per Cristo sotto l’imperatore Tu Duc. (dal Martirologio)
San Giustino De Iacobis, vescovo – Nella valle di Alighede in Etiopia, san Giustino De Iacobis, vescovo della Congregazione della Missione, che, mite e pieno di carità, si impegnò nelle opere di apostolato e nella formazione del clero locale, patendo poi la fame, la sete, le tribolazioni e il carcere. (dal Martirologio)
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