31 agosto: Santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo

La Chiesa oggi commemora i due personaggi che deposero il corpo di Gesù nel sepolcro

A Gerusalemme, commemorazione dei santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, che raccolsero il corpo di Gesù sotto la croce, lo avvolsero nella sindone e lo deposero nel sepolcro. Giuseppe, nobile decurione e discepolo del Signore, aspettava il regno di Dio; Nicodemo, fariseo e principe dei Giudei, era andato di notte da Gesù per interrogarlo sulla sua missione e, davanti ai sommi sacerdoti e ai Farisei che volevano arrestare il Signore, difese la sua causa. (dal Martirologio)

La Chiesa oggi commemora insieme due personaggi del Nuovo Testamento. Nei Vangeli Giuseppe svolge un ruolo di rilievo nei racconti della passione di Gesù . Egli depone Gesù morto dalla Croce e lo colloca nel Sepolcro. Nei Vangeli l’episodio si ripete secondo uno schema ben determinato: presentazione di Giuseppe, richiesta del corpo di Gesù a Pilato da parte di Giuseppe, che poi lo depone dalla croce, lo avvolge in un sudario e lo mette nel Sepolcro, che viene chiuso. Le differenze tra i racconti sono:

Nel Vangelo secondo Marco, Giuseppe è presentato come membro autorevole del sinedrio, “che aspettava anche lui il regno di Dio”; ricevuta la richiesta di Giuseppe, Pilato, sorpreso che Gesù sia già morto, chiede conferma del decesso ad un centurione, e solo dopo concede il corpo a Giuseppe; la tomba era un sepolcro scavato nella roccia, chiuso rotolandovi davanti una pietra (15,42-46).

Nel Vangelo secondo Matteo, Giuseppe è un ricco uomo di Arimatea diventato discepolo di Gesù; il Sepolcro era la sua tomba, ed era nuovo (27,57-60).

Il Vangelo secondo Luca dedica ben due versetti alla presentazione di Giuseppe; oltre a definirlo un membro del sinedrio che attendeva il regno di Dio, nota come fosse una “persona buona e giusta” e che non avesse condiviso la decisione degli altri membri del sinedrio riguardo la condanna di Gesù; della tomba dice che non era mai stata usata (23,50-53).

Nel Vangelo secondo Giovanni si racconta che Giuseppe era discepolo di Gesù, ma che teneva questo fatto nascosto per timore dei Giudei. Giuseppe chiese il corpo di Gesù a Pilato, che glielo concesse. Giuseppe si recò al patibolo con Nicodemo, che recava mirra e aloe; i due deposero il corpo dalla croce e lo avvolsero in bende e oli aromatici. Nel luogo dell’esecuzione c’era un giardino con all’interno una tomba mai usata; lì deposero Gesù, in quanto era Parascève, cioè la vigilia del sabatoe, la tomba era quella vicina (19,38-42).

Alcuni particolari sulla vita di Giuseppe non inclusi nel Nuovo Testamento sono tramandati da storici della Chiesa delle origini quali Ireneo di Lione (125 – 189), Ippolito di Roma (170 – 236), Tertulliano (155 – 222), ed Eusebio di Cesarea (260 –340). Ilario di Poitiers (300 – 367) arricchì la leggenda di Giuseppe, mentre San Giovanni Crisostomo (347 – 407), patriarca di Costantinopoli, fu il primo a scrivere che Giuseppe era tra i settanta apostoli di cui si parla nel Vangelo secondo Luca 10,1-24.

Durante il Medioevo, la figura di Giuseppe fu al centro di due gruppi di leggende, quella che lo vedeva come fondatore della cristianità britannica e quella che lo voleva primo custode del Santo Graal.

Queste leggende nacquero nel XII secolo, quando Giuseppe fu messo in relazione al ciclo arturiano come primo custode del Santo Graal; il primo riferimento è presente nel Joseph d’Arimathie di Robert de Boron, in cui Gesù appare a Giuseppe consegnandogli il Graal e questi lo manda con i suoi seguaci in Britannia. Questo tema fu sviluppato nelle opere successive di Boron e del ciclo arturiano, finché, in opere tarde, si affermò che Giuseppe stesso si recò in Britannia diventandone il primo vescovo.

Anche Nicodemo viene nominato varie volte nel Vangelo secondo Giovanni: si reca di notte da Gesù (Gv 3,1-21 ); interviene in sua difesa presso i sommi sacerdoti e i farisei quando questi vorrebbero arrestarlo (Gv 7,45-53 ); aiuta Giuseppe di Arimatea a deporne il cadavere nella tomba (Gv 19,39-42 )..

Dal suo nome è derivato il termine “nicodemismo” con il quale si intende una forma di appartenenza ad un’ideologia o credo religioso o politico tenuta nascosta ai più e coltivata nel segreto.

L’evangelista Giovanni, fra le righe, ci fornisce molte informazioni storiche su Nicodemo: è fariseo ed è un capo dei Giudei (3,1); potrebbe essere membro del sinedrio; è maestro in Israele (3,10): sarebbe un dottore della Legge, che gode di una certa fama e prestigio; è ricco, come dimostra il particolare della quantità di mirra e aloe portata per ungere il corpo di Gesù (Gv 19,39 ): la mistura recata da Nicodemo era infatti molto costosa, al di fuori della portata di una persona comune: la quantità indicata era utilizzata per la sepoltura di un re.

In entrambe le occasioni in cui cita Nicodemo dopo la prima visita, l’evangelista ribadisce che si tratta della stessa persona che era andata a trovare Gesù.

Ci si è chiesti perché il solo evangelista Giovanni ci parla di Nicodemo. Probabilmente ciò è perché Giovanni è testimone oculare sia del colloquio notturno, sia della sepoltura. La sua conoscenza del sommo sacerdote (cfr. Gv 18,15 ), inoltre, gli permette di sapere cosa fu detto alle riunioni del Sinedrio.

La tradizione narra che egli ebbe a soffrire molto da parte degli ebrei e che le sue reliquie furono scoperte nell’anno 415. A Nicodemo è attribuito un Vangelo apocrifo, detto anche Atti di Pilato, scritto in greco all’inizio del IV secolo. La prima parte, dove Nicodemo è protagonista, difende l’innocenza di Pilato. La seconda parte narra la discesa di Gesù agli inferi. È ritenuto santo anche dalla Chiesa Ortodossa.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 31 agosto

Sant’Aristide filosofo – Ad Atene, sant’Aristide filosofo, che, insigne per fede e sapienza, indirizzò all’imperatore Adriano degli scritti sulla religione cristiana. (dal Martirologio)

San Paolino, vescovo e martire – A Treviri nell’odierna Germania, san Paolino, vescovo e martire, che durante l’invasione ariana fu vero araldo della verità e nel Sinodo di Arles, convocato dall’imperatore ariano Costanzo, non si lasciò indurre né da minacce né da adulazioni a condannare sant’Atanasio e a desistere dalla retta fede; per questo fu relegato in Frigia, nell’odierna Turchia, dove dopo cinque anni portò a compimento in esilio il suo martirio. (dal Martirologio)

Sant’Aidano, vescovo e abate – A Lindisfarne nella Northumbria, in Inghilterra, sant’Aidano, vescovo e abate, che, uomo di somma mansuetudine, pietà e rettitudine di governo, dal monastero di Iona fu chiamato dal re sant’Osvaldo a questa sede episcopale, dove fondò un monastero per attendere efficacemente all’evangelizzazione del regno. (dal Martirologio)

San Raimondo Nonnato – A Cardona in Catalogna, san Raimondo Nonnato, che fu tra i primi compagni di san Pietro Nolasco nell’Ordine della Beata Maria Vergine della Mercede e si tramanda che abbia molto patito in nome di Cristo per la liberazione dei prigionieri. (dal Martirologio)

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