30 marzo: San Secondo d’Asti, martire
La Chiesa commemora oggi un martire longobardo

Ad Asti, san Secondo, martire. (dal Martirologio)
Alla luce di studi, pubblicati sulla rivista di cultura astigiana Il Platano nel 1976, la figura leggendaria di san Secondo è sicuramente di provenienza longobarda. Lo dimostra l’area di diffusione del ricordo e del culto. Essa non è il Piemonte, bensì l’antica area del dominio longobardo.
Si trova, infatti, il culto a San Secondo Parmense, a Ludiano nel Canton Ticino e a Venezia. Soprattutto, lo troviamo a Bobbio, nel monastero benedettino di San Colombano fondato da re Agilulfo e dalla regina Teodolinda.
San Secondo d’Asti è una figura storicamente individuabile in un vescovo di Asti. Questi probabilmente si guadagnò fama e riconoscenza battendosi per la pacifica convivenza tra il nucleo originario di abitanti della città gallo-romana di Hasta e gli occupanti longobardi: l’occupazione longobarda avvenne altrove con modalità molto violente, mentre ad Asti si realizzò senza danni; al contrario, Asti fu scelta come capoluogo del vastissimo ducato assegnato a Gundoaldo, fratello della regina Teodolinda, e tale posizione di preminenza politico-amministrativa spiega il suo successivo sviluppo economico e mercantile.
In tal caso Secondo d’Asti non fu un martire in senso stretto, ma un testimone della fede, facilmente individuato come vero protettore (patrono) della città. Le possibili ambiguità nella conoscenza della sua figura storica sono da individuarsi nella presenza di altri santi omonimi come ad esempio san Secondo, martire venerato a Ventimiglia.
Alla luce di una recente datazione al carbonio 14 sulle ossa attribuite al Santo e conservate in un reliquiario in argento nella cripta della Collegiata dedicata al patrono astigiano, apparterrebbero ad un individuo di sesso maschile vissuto nel II secolo d.C. Questo rinforza l’ipotesi che nel caso le reliquie appartenessero a san Secondo, potrebbe trattarsi di un soldato romano martirizzato, come da sempre recita la leggenda.
Le prime notizie sulla vita di san Secondo sono tratte dall’opera Acta Sanctorum di Jean Bolland, gesuita, che nel Seicento, con altri suoi confratelli, cominciò a raccogliere le vite dei santi. In particolare, gli atti di san Secondo derivano da quattro codici, diversi nella forma, ma simili nella sostanza.
La leggenda tramanda che Secondo, vissuto al periodo dell’imperatore Adriano di nobili origini astigiane, fosse appartenente alla nobile famiglia dei “Vettii”, la quale avrebbe fondato e dato il nome al villaggio di Vezza d’Alba o dei “Pallidi” o della gens Licinia.
Egli era un idolatra fervente ascritto alla milizia romana e grande amico di Saprizio, prefetto delle Alpi Cozie. Calogero, comandante delle guardie del prefetto di Brescia, Italico, convertitosi al cristianesimo, viene imprigionato nel fondo della Torre Rossa, l’attuale campanile della chiesa del rione Santa Caterina di Asti.
Secondo, iniziato al cristianesimo da Calogero (che era detenuto nelle carceri astigiane), partì poi con Saprizio per un viaggio verso Tortona e proprio durante il tragitto, secondo la leggenda devozionale, sarebbero accaduti prodigi eccezionali. Incontrò a Tortona Marziano, vescovo della città, che lo iniziò sulla via della conversione e della carità.
Secondo giunse a Milano, dove ebbe la benedizione di Giovita che lo invitò a portare il sacramento dell’eucaristia a Calogero e Marziano.
Ritornato a Tortona, Secondo riuscì ad entrare nelle prigioni in cui Marziano era stato nel frattempo rinchiuso da Saprizio che lo aveva anche già condannato a morte. Secondo gli rimase accanto per tutta la notte e il giorno seguente, dopo il martirio, ne seppellì il corpo.
Saprizio cercò di convincere Secondo a rinunciare al cristianesimo con tutti i mezzi, anche con le torture, ma Secondo rimase irremovibile nella sua scelta. Saprizio allora lo condannò a morte ma, durante la notte precedente il supplizio, Secondo sarebbe stato liberato da un angelo mandato dal cielo e “trasportato” ad Asti, nel carcere dove già si trovava Calogero.
Saprizio, scoperta la fuga, tornò ad Asti, mandò Calogero ad Albenga dove venne martirizzato, mentre Secondo, il 30 marzo 119, venne portato all’esterno delle mura astigiane e decapitato. La leggenda narra ancora che Secondo fu sepolto sul luogo in cui fu ucciso e che qui sorse in seguito la chiesa a lui dedicata.
Uno dei miracoli attribuiti a san Secondo è quello della liberazione della città dall’assedio minacciato nel 1526 dal condottiero Fabrizio Maramaldo, al servizio dell’imperatore Carlo V, al tempo comandante del presidio di Alessandria.
Quest’ultimo, avendo tentato di entrare nei pressi di porta San Pietro, fu respinto e allontanato dalla popolazione che aveva invocato con fervore la protezione della Vergine Maria e di san Secondo. L’importante vicenda fu raffigurata nell’affresco tuttora visibile nella parete destra del coro della collegiata a lui dedicata.
Ad Asti nella Collegiata di San Secondo, il suo corpo riposò nell’antica cripta, ma le incursioni barbariche dei secolo IX e secolo X ne obbligarono il trasferimento nel Duomo, più sicuro perché collocato all’interno della cinta muraria.
Di tale traslazione non esistono documenti certi, ma verso l’880 la fabbrica appare intitolata a “Santa Maria e a San Secondo” che confermerebbe la presenza delle reliquie in tale edificio.
Secondo l’Incisa (1742-1819), la traslazione definitiva sarebbe avvenuta sotto l’episcopato di Bruningo il quale, prima di riportare nuovamente le reliquie del Santo nella collegiata, avrebbe fatto ristrutturare ed ampliare la chiesa.
Nel 1597 le reliquie vennero depositate sotto l’altare maggiore in una cassa argentea, offerta da Emanuele Filiberto di Savoia.
Altri Santi che la Chiesa commemora il 30 marzo
San Donnino, martire – A Salonicco in Macedonia, ora in Grecia, san Donnino, martire. (dal Martirologio)
Santi martiri di Costantinopoli – Commemorazione di molti santi martiri, che a Costantinopoli, al tempo dell’imperatore Costanzo, per ordine del vescovo ariano Macedonio, furono mandati in esilio o torturati con inauditi generi di tortura. (dal Martirologio)
San Giovanni, abate – Sul monte Sinai, san Giovanni, abate, che scrisse per l’istruzione dei monaci il celebre libro intitolato “La Scala del paradiso”, nel quale presentò un cammino di perfezionamento spirituale nella forma di una salita di trenta gradini verso Dio, meritando per questo il soprannome di Clímaco. (dal Martirologio)
San Zosimo, vescovo – A Siracusa, san Zosimo, vescovo, che fu dapprima umile custode della tomba di santa Lucia, poi abate del monastero del luogo. (dal Martirologio)
Santa Osburga, badessa – A Coventry in Inghilterra, santa Osburga, prima badessa del monastero del luogo.(dal Martirologio)
San Clinio, abate – Presso Aquino nel Lazio, san Clinio, abate del monastero di San Pietro della Foresta. (dal Martirologio)
San Pietro Regalado da Valladolid, sacerdote – Ad Aguilera nella Castiglia in Spagna, san Pietro Regalado da Valladolid, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che fu insigne per umiltà e rigore di penitenza e costruì due celle, in cui dodici frati soltanto potessero vivere nella solitudine. (dal Martirologio)
Santi martiri Antonio Daveluy e compagni – Nella cittadina di Su-Ryong in Corea, santi martiri Antonio Daveluy, vescovo, Pietro Aumaître, Martino Luca Huin, sacerdoti, Giuseppe Chang Chu-gi, Tommaso Son Cha-son e Luca Hwang Sok-tu, catechista, che per la fede in Cristo morirono decapitati. (dal Martirologio)
San Leonardo Murialdo – A Torino, san Leonardo Murialdo, sacerdote, che fondò la Pia Società di San Giuseppe, perché i bambini abbandonati potessero fare l’esperienza della fede e della carità cristiana.
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