30 maggio: Santa Giovanna d’Arco, vergine
La Chiesa ricorda oggi la Pulzella d’Orléans, che dopo aver combattuto coraggiosamente in difesa della patria, fu infine consegnata nelle mani dei nemici, condannata con iniquo processo e bruciata sul rogo
A Rouen in Normandia, in Francia, santa Giovanna d’Arco, vergine, detta la pulsella d’Orléans, che, dopo aver combattuto coraggiosamente in difesa della patria, fu infine consegnata nelle mani dei nemici, condannata con iniquo processo e bruciata sul rogo. (dal Martirologio)
La Chiesa ricorda oggi l’eroina nazionale di Francia, più conosciuta come la Pulzella d’Orléans. Ebbe il merito di riunificare il proprio Paese contribuendo a risollevarne le sorti durante la guerra dei Cent’anni, guidando vittoriosamente le armate francesi contro quelle inglesi.
Catturata dai Borgognoni davanti Compiègne, Giovanna fu venduta agli inglesi che la sottoposero a un processo per eresia, al termine del quale, il 30 maggio 1431, fu condannata al rogo e arsa viva. Nel 1456 il Pontefice Callisto III, al termine di una seconda inchiesta, dichiarò la nullità di tale processo. Beatificata nel 1909 e canonizzata nel 1920 da Benedetto XV, Giovanna venne dichiarata patrona di Francia.
Le reliquie
Giovanna d’Arco fu arsa viva sul rogo il 30 maggio 1431, l’esecuzione procedette con modalità ben descritte nelle cronache dell’epoca e consistette in una sorta di “tripla cremazione”. Giovanna non fu infatti uccisa direttamente dalle fiamme ma dall’inalazione dei fumi incandescenti prodotti dalla combustione della paglia, morte atroce ma molto rapida (per soffocamento dovuto a edema della laringe).
Si sa con certezza che, pochi minuti dopo che le fiamme avevano completamente avvolto la pira, i boia le fecero abbassare, consentendo ad alcuni spettatori di avvicinarsi, per mostrare loro che il cadavere era di una donna e che si trattava di Giovanna d’Arco (dunque era riconoscibile), successivamente il fuoco fu riattizzato, in modo che il cadavere potesse essere completamente distrutto dal calore. A questa seconda cremazione, ne seguì una terza, perché i carnefici si erano resi conto che il corpo, seppure carbonizzato, non bruciava completamente.
I resti del rogo furono quindi caricati su un carro e gettati nella Senna. La dispersione delle ceneri era una sorta di pena accessoria e postuma, ma aveva anche uno scopo immediato e pratico: impedire che venissero prelevate reliquie di Giovanna d’Arco, perché a meno di due anni dalle grandi imprese militari della “Pulzella”, la sua fama era ancora enorme e il coraggio con cui aveva affrontato il processo e la condanna potevano rafforzarla ulteriormente; la presenza di eventuali reliquie poteva quindi costituire la base di un culto pericoloso, perché rivolto a una nemica implacabile di inglesi e borgognoni.
Nonostante la meticolosità dei carnefici e le rigide disposizioni delle autorità borgognone e inglesi avessero reso molto improbabile questa eventualità, nel 1867 furono rinvenute alcune presunte reliquie di Giovanna d’Arco. Le recenti analisi condotte da Philippe Charlier hanno però dimostrato che le reliquie attribuite alla santa sono in realtà databili tra il VI e il III secolo a.C. e sono frammenti di una mummia egiziana (i presunti segni di combustione sono in realtà, secondo Charlier, il prodotto di un processo di imbalsamazione).
Altri Santi che la Chiesa commemora il 30 maggio
San Gavino, martire – A Porto Torres in Sardegna, san Gavino, martire. (dal Martirologio)
Santi Basilio e Emmelia, sposi – A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, santi Basilio e Emmelia, che furono i genitori dei santi vescovi Basilio Magno, Gregorio di Nissa e Pietro di Sivas e di santa Macrina, vergine. Questi santi coniugi, scacciati dalla loro terra al tempo dell’imperatore Galerio Massimiano, abitarono nei deserti del Ponto e, terminata la persecuzione, riposarono in pace, lasciando ai figli l’eredità delle loro virtù. (dal Martirologio)
Sant’Anastasio, vescovo – A Pavia, sant’Anastasio, vescovo, che, abbandonata l’eresia ariana, professò con fermezza la fede cattolica. (dal Martirologio)
Santa Dimpna, vergine e martire – A Gheel nel Brabante in Austrasia, nel territorio del l’odierno Belgio, santa Dimpna, vergine e martire. (dal Martirologio)
Sant’Uberto, vescovo – A Tervueren sempre nel Brabante in Austrasia, transito di sant’Uberto, vescovo di Tongeren e Maastricht, che, discepolo e successore di san Lamberto, si adoperò con tutte le forze per diffondere il Vangelo nel Brabante e nelle Ardenne, dove estirpò i costumi pagani. (dal Martirologio)
San Ferdinando III, re di Castiglia e León – Siviglia in Spagna, san Ferdinando III, che, re di Castiglia e León, fu saggio amministratore del suo regno, cultore di arti e scienze e solerte nella diffusione della fede. (dal Martirologio)
San Luca Kirby, sacerdote e martire – A Londra in Inghilterra, san Luca Kirby, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione della regina Elisabetta I, dopo molti supplizi, fu appeso alla triplice forca di Tyburn. Insieme a lui patirono sul medesimo patibolo i beati sacerdoti e martiri Guglielmo Filby, Lorenzo Johnson e anche Tommaso Cottam, della Compagnia di Gesù. (dal Martirologio)
San Mattia Kalemba, detto Mulumba o il Forte, martire – A Kampala in Uganda, san Mattia Kalemba, detto Mulumba o il Forte, martire, che, lasciata la religione maomettana, ricevette il battesimo in Cristo e, deposto l’incarico di giudice, si impegnò nella diffusione della fede cristiana; per questo, sotto il re Mwanga fu sottoposto a tortura e, privo di ogni conforto, rese il suo spirito a Dio. (dal Martirologio)
San Giuseppe Marello, vescovo – A Savona, transito di san Giuseppe Marello, vescovo di Acqui in Piemonte, fondatore della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe per l’educazione morale e cristiana della gioventù. (dal Martirologio)
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