30 luglio: San Pietro Crisologo, vescovo e dottore della Chiesa
Oggi si ricorda un vescovo di Ravenna, proclamato dottore della Chiesa nel 1729
San Pietro, detto Crisologo, vescovo di Ravenna e dottore della Chiesa, che, munito del nome del beato Apostolo, ne svolse lo stesso ministero con tale maestria, da attirare alla fede le folle con la rete della sua celeste dottrina, saziandole con la dolcezza del suo divino eloquio. Il suo transito avvenne il 31 luglio a Imola in Romagna. (dal Martirologio)
Rare e imprecise sono le antiche testimonianze relative a questo Dottore della Chiesa. Non merita che una limitata credibilità quello che di lui scrive lo storico di Ravenna, Agnello, nel suo Liber Pontificalis, scritto quattrocento anni dopo attorno all’anno 840.
Secondo la tradizione comunemente seguita, Crisologo nacque verso il 405 a Imola, in quel tempo Forum Cornelii, città lungo la via Emilia, a metà strada tra Forlì e Bologna. Il vescovo della città, secondo la testimonianza del santo stesso, non si accontentò di battezzarlo, ma lo seguì nella sua educazione culturale e spirituale, lo ascrisse al clero della sua cattedrale e lo ordinò diacono.
Sotto il pontificato forse di san Celestino I fu eletto e consacrato vescovo di Ravenna, in quel tempo residenza della corte imperiale. Il suo discorso d’ingresso egli lo pronunciò difatti alla presenza di Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio I, sorella di Onorio e di Arcadio, rispettivamente imperatori d’Occidente e d’Oriente, sposa di Costanze III, collega di Onorio nell’impero e madre di Valentiniano III, imperatore a quattro anni sotto la sua reggenza.
Crisologo non tardò a farsi conoscere per la sua santità, eloquenza e scienza. Il sermone 136 che tenne in onore di Adelfo, metropolita di Aquileia, fa supporre che egli fosse allora semplice vescovo della VIII regione, dipendente dal patriarcato romano e senza speciale preminenza.
Nel sermone 175 egli dice che, pur restando suffraganeo di Roma, come gli altri vescovi della regione Flaminia, aveva ricevuto per editto del principe cristiano, Valentiniano III e per decreto del beato Pietro, forse Papa Sisto III, il diritto di consacrare qualche vescovo dell’Emilia, diritto che precedentemente apparteneva all’arcivescovo di Milano, in precedenza sede imperiale d’Occidente.
Roma avrebbe delegato al Crisologo non un diritto di metropolita sulle diocesi della bassa Emilia, ma una specie di Vicariato, per dare una soddisfazione alla corte di Ravenna e prevenire così un possibile smembramento della provincia ecclesiastica di Roma a profitto di quella di Ravenna[1].
Come pastore della nuova capitale, l’ultima, dell’impero d’Occidente, Crisologo svolse un’attività intensa e multiforme. Il fervore e la dottrina che caratterizzarono la sua missione pastorale furono testimoniate in modo esemplare attraverso le sue omelie, espressione di una catechesi assidua e instancabile. Fu contemporaneo di molti altri importanti vescovi della regione (san Mercuriale di Forlì, san Ruffillo di Forlimpopoli, san Leo di Montefeltro, san Gaudenzio di Rimini e san Geminiano di Modena) e fu, come loro, molto impegnato nella predicazione della vera fede contro l’arianesimo.
Grande fu il suo impegno, in sintonia con una personalità devota e sensibile come Galla Placidia, nell’ispirare e promuovere direttamente la costruzione di edifici di culto come la chiesa di san Giovanni Evangelista e il battistero di san Pietro in Classe. Alla morte del nostro Ravenna, pochi decenni prima un borgo paludoso, poteva competere per basiliche, cappelle, palazzi e monasteri con la capitale dell’impero d’Oriente.
Nel 448 Crisologo ricevette con onore nella sua sede san Germano, vescovo di Auxerre, venuto a intercedere una grazia presso la corte, ma dove vi trovò anche la morte. A lui, come vescovo della residenza imperiale d’Occidente, fece ricorso, con altri prelati, Teodoreto, vescovo di Ciro, uno dei più noti rappresentanti della scuola antiochena, l’ultimo dei grandi scrittori della chiesa greca, scontento del Concilio di Efeso tenutosi nel 431 perché, sotto la presidenza di san Cirillo di Alessandria, aveva condannato Nestorio, patriarca di Costantinopoli e suo compagno alla scuola di Teodoro di Mopsuestia.
Egli insegnava che il Figlio di Dio abita nell’umanità assunta come in un tempio, costituenti una cosa sola moralmente e accidentalmente, così che non era lecito attribuire all’uno le proprietà dell’altro e Maria Santissima era non propriamente Madre di Dio, ma solo madre di Cristo uomo. Nel 449 anche Eutiche, archimandrita bizantino, aveva fatto ricorso al vescovo di Ravenna e a Papa san Leone Magno perché dal sinodo di Costantinopoli del 448 era stato condannato come eretico a motivo della confusione che faceva in Cristo delle due nature, donde il monofisismo.
Il santo gli rispose dopo il mese di giugno 449 dicendogli che egli ricusava si prendere partito, senza conoscere gli argomenti che gli venivano opposti e che il definitivo giudizio della questione appartenente al papa di Roma.
Morì il 30 luglio tra il 451 e il 458, quando era già vescovo di Ravenna Neone, sotto il cui episcopato venne decorato con splendidi mosaici il battistero dell’antica basilica fatta costruire all’inizio del V secolo dal vescovo Ursus. Agnello asserisce che il santo morì a Imola e che fu seppellito nella basilica suburbana di san Cassiano. Egli è il primo che da al nostro vescovo il nome di Crisologo, parola greca che significa dalle parole d’oro (fonte Cathopedia)
Altri Santi che la Chiesa commemora il 30 luglio
Santi Abdon e Sennen, martiri – A Roma nel cimitero di Ponziano sulla via Portuense, santi Abdon e Sennen, martiri. (dal Martirologio)
Santa Giulitta, martire – A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, santa Giulitta, martire, data al rogo per avere rigettato con fermezza l’ordine del giudice di offrire incenso agli idoli. (dal Martirologio)
Sante Massima, Donatilla e Seconda, vergini e martiri – A Taburba nell’odierna Tunisia, sante Massima, Donatilla e Seconda, vergini e martiri, delle quali le prime due, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, respinsero senza timore l’ordine del cesare di sacrificare agli idoli e, per sentenza del proconsole Anulino, furono dapprima esposte alle fiere insieme alla piccola Seconda e poi sgozzate con la spada. (dal Martirologio)
Sant’Orso, vescovo – Ad Auxerre nella Gallia lugdunense, in Francia, sant’Orso, vescovo. (dal Martirologio)
Santa Godeleva, martire – A Gistel nelle Fiandre, nel territorio dell’odierno Belgio, santa Godeleva, martire, che, sposata con il signore del luogo, patì molto da parte del marito e di sua suocera, prima di finire strangolata da due domestici. (dal Martirologio)
San Giuseppe Yuan Gengyin, martire – Nel villaggio di Daying vicino a Zaoqiang nella provincia dello Hebei in Cina, san Giuseppe Yuan Gengyin, martire, che, venditore nei mercati locali, fu ucciso per il nome di Cristo durante la persecuzione dei Boxer. (dal Martirologio)
San Leopoldo (Bogdano) da Castronuovo Mandic, sacerdote – A Padova, san Leopoldo (Bogdano) da Castronuovo Mandic, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che arse di zelo per l’unità dei cristiani e dedicò tutta la vita al ministero della riconciliazione. (dal Martirologio)
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