30 aprile: San Pio V, papa
Oggi si ricorda il Papa che “rinnovò, secondo i decreti del Concilio di Trento, con grande pietà e apostolico vigore il culto divino, la dottrina cristiana e la disciplina ecclesiastica”

San Pio V, papa, che, elevato dall’Ordine dei Predicatori alla cattedra di Pietro, rinnovò, secondo i decreti del Concilio di Trento, con grande pietà e apostolico vigore il culto divino, la dottrina cristiana e la disciplina ecclesiastica e promosse la propagazione della fede. Il primo di maggio a Roma si addormentò nel Signore (dal Martirologio)
San Pio V, al secolo Antonio Ghislieri, è stato il 225º vescovo di Roma in carica dal 1566 alla sua morte. Nacque a Bosco (oggi Bosco Marengo, in provincia di Alessandria), appartenente all’epoca alla diocesi di Tortona e quindi al Ducato di Milano, dalla nobile ma decaduta famiglia Ghislieri. All’età di quattordici anni, entrò nell’Ordine dei Frati Predicatori a Voghera. Trascorse l’anno di noviziato nel convento di san Pietro Martire a Vigevano e il 18 maggio 1521 pronunciò i voti.
Negli anni di preparazione al presbiterato, insieme a una solida formazione teologica, facilitata da un’intelligenza vivida, manifestò quell’austerità di vita che gli avrebbe meritato tanta stima negli anni successivi. Nel 1528 ricevette l’ordinazione presbiterale a Genova e presto diede prova di ciò che avrebbe trovato realizzazione pratica nel corso del suo pontificato, sostenendo a Parma trenta proposte a supporto del seggio pontificio contro le eresie.
Come rettore di vari conventi domenicani, si caratterizzò per una rigida disciplina e, in seguito a suo espresso desiderio, ricevette la nomina di inquisitore della città di Como. Tornato a Roma nel 1550, dove proseguì l’attività di inquisitore, fu eletto commissario generale dell’Inquisizione romana. Sotto Papa Paolo IV divenne vescovo di Sutri e Nepi nel 1556, cardinale con il titolo di Alessandrino (1556) e Grande Inquisitore nel 1558. Sotto Pio IV divenne vescovo di Mondovì nel 1560.
Alla morte di Pio IV, dopo un conclave durato dal 20 dicembre 1565 al 7 gennaio 1566, fu inaspettatamente eletto Papa grazie a un accordo tra i cardinali Borromeo e Farnese e fu consacrato il giorno del suo compleanno, dieci giorni dopo.
Alla sua elezione non ci furono festeggiamenti per solennizzare l’evento, infatti Pio V era di carattere austero. Cercò con ogni mezzo di migliorare i costumi della gente emettendo bolle, punendo l’accattonaggio, vietando il dissoluto carnevale, cacciando da Roma le prostitute, condannando i fornicatori, i bestemmiatori e i profanatori dei giorni festivi.
Difese strenuamente il vincolo matrimoniale, infliggendo pene severe agli adulteri. Ridusse il costo della corte papale, impose l’obbligo di residenza ai vescovi e asserì l’importanza del cerimoniale. Curò, inoltre, la pubblicazione del catechismo romano, del breviario romano riformato e del messale romano. Rafforzò gli strumenti della Controriforma per combattere l’eresia e il protestantesimo e diede nuovo impulso all’Inquisizione Romana (condanna a morte per eresia di Pietro Carnesecchi e Aonio Paleario).
Fu rigido oppositore del nepotismo. Ai numerosi parenti accorsi a Roma con la speranza di qualche privilegio, Pio V disse che un parente del Papa può considerarsi sufficientemente ricco se non conosce l’indigenza. Siccome i cardinali ritenevano opportuna la presenza di un nipote del Papa nel Collegio dei Principi della Chiesa, Pio V si lasciò indurre a dare la porpora a Michele Bonelli, nipote di una sua sorella e domenicano pure lui, purché lo aiutasse nel disbrigo degli affari. A un figlio (Paolo Ghislieri) di suo fratello, invece, permise di entrare nella milizia pontificia, ma lo cacciò persino dallo Stato appena seppe che coltivava illeciti amori.
Nel 1566 promosse la costruzione del convento domenicano di Santa Croce e Ognissanti a Bosco Marengo, che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere il centro di una città di nuova fondazione, nonché suo luogo di sepoltura. Nel 1567 fondò a Pavia un’istituzione caritatevole per studenti meritevoli, il Collegio Ghislieri, che tuttora, tramite concorso pubblico, accoglie i migliori studenti dell’Università di Pavia.
Tra le sue Bolle papali, In Coena Domini (1568) ricopre un ruolo primario; tra le altre, quelle che più contribuiscono a definire la linea di condotta del suo pontificato sono: il divieto di questua (febbraio 1567 e gennaio 1570); la condanna di Michel de Bay, professore eretico di Lovanio (1567); la denuncia del dirum nefas (agosto 1568); la bolla Hebraeorum gens sola quondam a Deo dilecta, con la quale ordinò l’espulsione degli Ebrei da tutte le terre dello Stato Pontificio, a eccezione di Ancona e Roma (1569); la conferma dei privilegi della Società dei Crociati per la protezione dell’Inquisizione (ottobre 1570); il divieto di discussione sul miracolo dell’Immacolata Concezione (novembre 1570); la soppressione dei Fratres Humiliati, accusati di depravazione (febbraio 1571); l’approvazione del nuovo ufficio della Vergine Maria (marzo 1571).
In politica estera Pio V adottò una linea di difesa dei diritti giurisdizionali della Chiesa, entrando in conflitto con Filippo II di Spagna. Durante le guerre di religione in Francia, sostenne i cattolici contro gli ugonotti. Appoggiò la cattolica Maria Stuarda contro Elisabetta I, di fede anglicana, che scomunicò nel 1570.
Preoccupato dall’avanzata turca, promosse una lega dei principi cristiani contro i Turchi e con Genova, Venezia e la Spagna istituì la Lega Santa. Le forze navali della Lega si scontrarono nella Battaglia di Lepanto con la flotta ottomana nelle acque al largo di Lepanto, il 7 ottobre 1571, riportando una vittoria che però non si concretizzò, come il Papa avrebbe sperato, nella liberazione del Santo Sepolcro. Tuttavia si narra che ebbe una visione, in occasione della vittoria di Lepanto, esclamando: «Sono le 12, suonate le campane, abbiamo vinto a Lepanto!».
Da quel giorno le campane suonano ogni giorno alle 12. L’anno successivo, nel 1572, il 7 ottobre venne celebrato il primo anniversario della vittoria di Lepanto, con l’istituzione della “Festa di Santa Maria della Vittoria”, successivamente trasformata nella “Festa del SS. Rosario”.
Pio V, affetto da ipertrofia prostatica per la quale, per pudicizia, non volle essere neanche visitato, si spense la sera dell’1º maggio 1572, all’età di 68 anni, dopo aver detto ai cardinali radunati attorno al suo letto: «Vi raccomando la santa Chiesa che ho tanto amato! Cercate di eleggermi un successore zelante, che cerchi soltanto la gloria del Signore, che non abbia altri interessi quaggiù che l’onore della Sede Apostolica e il bene della cristianità».
Altri Santi che la Chiesa commemora il 30 aprile
Santa Sofia, vergine e martire – A Fermo nelle Marche, santa Sofia, vergine e martire. (dal Martirologio)
San Quirino, martire – A Roma nel cimitero di Pretestato sulla via Appia, san Quirino, martire, che, tribuno, coronò con il martirio la sua testimonianza di fede. (dal Martirologio)
Sant’Eutropio, vescovo – A Saintes nella regione dell’Aquitania, in Francia, sant’Eutropio, primo vescovo di questa città, che si dice sia stato mandato in Francia dal Romano Pontefice. (dal Martirologio)
Santi Diodoro e Rodopiano, martiri – Ad Afrodisia in Caria, nell’odierna Turchia, santi Diodoro e Rodopiano, martiri, che, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, furono lapidati dai loro stessi concittadini. (dal Martirologio)
San Donato, vescovo – A Paramythia in Epiro, nell’odierna Grecia, san Donato, vescovo, che al tempo dell’imperatore Teodosio rifulse di insigne santità. (dal Martirologio)
San Lorenzo, sacerdote e martire – A Novara, san Lorenzo, sacerdote e martire, che aveva costruito un sacro fonte nel quale battezzava i piccoli di cui aveva curato l’istruzione; un giorno, dopo aver portato una grande folla di bambini a Dio mediante il battesimo, per mano di alcuni malvagi trovò il martirio insieme ai fanciulli da lui appena battezzati. (dal Martirologio)
San Mercuriale, vescovo – A Forlì, san Mercuriale, vescovo, che si ritiene abbia istituito la sede episcopale in questa città. (dal Martirologio)
San Pomponio, vescovo – A Napoli, san Pomponio, vescovo, che costruì all’interno della città una chiesa dedicata al Nome di Maria Madre di Dio e durante l’occupazione dei Goti difese dall’eresia ariana il popolo a lui affidato. (dal Martirologio)
Sant’Áugulo, vescovo – A Viviers lungo il Rodano nel territorio della Neustria, in Francia, sant’Áugulo, vescovo, che si ritiene abbia aperto in questa città il primo ospedale e liberato molti schiavi. (dal Martirologio)
San’Erconvaldo, vescovo – A Barking in Inghilterra, transito di sant’Erconvaldo, vescovo, che fondò due monasteri, l’uno maschile, da lui stesso governato, l’altro femminile, guidato da sua sorella santa Etelburga. (dal Martirologio)
San Gualfardo, eremita – A Verona, san Gualfardo, che, sellaio originario della Germania, dopo moltissimi anni passati in solitudine fu accolto in questa città dai monaci di San Salvatore. (dal Martirologio)
Santi martiri Amatore, Pietro e Ludovico – A Córdova nell’Andalusia in Spagna, santi martiri Amatore, sacerdote, Pietro, monaco, e Ludovico, che, durante la persecuzione dei Mori, furono crudelmente uccisi per non aver smesso di predicare apertamente il Vangelo di Cristo. (dal Martirologio)
Sant’Adiutore – A Vernon-sur-Seine in Francia, sant’Adiutore, che, fatto prigioniero in guerra, fu torturato per la sua fede e, tornato in patria, si ritirò in una cella conducendo una vita di penitenza. (dal Martirologio)
San Giuseppe Benedetto Cottolengo, sacerdote – A Chieri presso Torino, san Giuseppe Benedetto Cottolengo, sacerdote, che, confidando nel solo aiuto della divina Provvidenza, aprì una casa in cui si adoperò nell’accoglienza di poveri, infermi ed emarginati di ogni genere. (dal Martirologio)
San Giuseppe Tuan, sacerdote – Nel villaggio di An Bái nel Tonchino, ora Viet Nam, san Giuseppe Tuan, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che, arrestato su delazione per aver amministrato i sacramenti alla madre inferma, fu condannato alla decapitazione sotto l’imperatore Tu Duc. (dal Martirologio)
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