3 febbraio: San Biagio, vescovo e martire

Oggi la Chiesa commemora un vescovo, medico e martire armeno. A lui i fedeli si rivolgono per la cura dei mali fisici e in particolare per la guarigione dalle malattie della gola

San Biagio, vescovo e martire, che in quanto cristiano subì a Sivas nell’antica Armenia il martirio sotto l’imperatore Licinio. (dal Martirologio)

Biagio era un medico armeno. Visse tra il III e il IV secolo a Sebaste, in Armenia (Asia Minore). È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa.

Anche se medico, venne nominato vescovo della sua città. A causa della sua fede venne imprigionato dai romani, ma durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana; per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana. Morì decapitato nel 316.

San Biagio morì martire tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell’Impero Romano. Una motivazione plausibile sul suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino I e Licinio, i due imperatori-cognati, che portò a persecuzioni locali, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi.

Gli sono stati attribuiti diversi miracoli, tra cui il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce.

Nella Basilica di San Biagio a Maratea, alla destra della Regia Cappella dedicata al santo, vi è la palla di ferro sparata dai cannoni francesi durante l’assedio del dicembre 1806; su questa palla di ferro, inesplosa, sono ben visibili delle impronte che, secondo la tradizione, sarebbero le dita della mano destra di san Biagio.

Relativamente alla sola esperienza della cittadina di Fiuggi, si narra che nel 1298 fece apparire delle finte fiamme sul paese, proprio mentre questi era in procinto di essere messo sotto assedio dalle truppe papali. La cittadina, che all’epoca si chiamava Anticoli di Campagna, era feudo dei Colonna che a loro volta erano in guerra con la nobile famiglia romana dei Cajetani. L’intenzione dei Cajetani era quella di attaccare il paese da due lati: dal basso scendendo dal castello di Monte Porciano e dall’alto, alle spalle di Fiuggi dalla parte di Torre Cajetani; in virtù di tale piano divisero le proprie forze. San Biagio avrebbe fatto apparire delle finte fiamme che indussero le truppe nemiche, che oramai si accingevano all’attacco, a pensare di essere state precedute dalle forze alleate. Di conseguenza mossero oltre, ritornando ai loro alloggiamenti. I fedeli il giorno successivo lo elessero patrono della città.

A ricordo di ciò persiste tuttora l’antica tradizione paesana di bruciare grandi cataste di legna di forma piramidale, denominate stuzze, a ricordo dell’apparizione. Tale manifestazione avviene la sera del 2 febbraio di ogni anno nella piazza più alta del paese (piazza Trento e Trieste), dinnanzi al Municipio.

A Salemi, in provincia di Trapani, San Biagio è compatrono assieme a San Nicola della città dal 1542. Si narra che in quell’anno, sotto il regno di Carlo V, la città di Salemi e le campagne circostanti, venissero invase dalle cavallette che ne distrussero i raccolti procurando, così, fame e carestia, allora i salemitani pregarono San Biagio, protettore delle messi e dei cereali, di liberarli da tale flagello e il Santo esaudì queste loro preghiere. Da allora i Salemitani, per grazia ricevuta e in ricordo di questo evento, nella ricorrenza della festa del santo, ogni anno il 3 febbraio, preparano dei pani in miniatura: i cavadduzzi, cioè le cavallette e i cuddureddi, (impastando farina e acqua) questi ultimi rappresentano la gola di cui San Biagio è protettore. La chiesetta dedicata al Santo si trova nel quartiere del Rabbato, il 3 febbraio cuddureddi e cavadduzzi vengono benedetti e distribuiti ai fedeli che accorrono da ogni parte della città per pregare il Santo e per farsi benedire la gola dal sacerdote con le candele accese e incrociate.

Dal 2008 viene fatta una rievocazione storica del miracolo delle cavallette, che vede dame, nobili,e cavalieri, clero e popolani in costume medievale, uscire dal castello, percorrere tutto il centro storico e arrivare alla chiesa del Santo per deporre i doni e benedire le gole. Manifestazione a cui partecipano tutte le associazioni cittadine e le scuole.

Tra le tradizioni popolari, più interessanti si ricordano: Acquaviva Collecroce (Campobasso): il 3 febbraio, durante la celebrazione liturgica si benedicono le gole dei fedeli. Anticamente con l’olio benedetto, ora mediante due candele incrociate. Per l’occorrenza si preparano le “Pandiçe” (pane di San Biagio) e dei dolci di forma circolare chiamati “Colaci”. La Parrocchia conserva una pregevole tela del ‘500 raffigurante il martirio di San Biagio; una Reliquia donata al popolo verso la metà del ‘700 e un’artistica statua in cartapesta del 1886 dello scultore sordomuto Gabriele Falcucci di Atessa.

Cannara (Perugia): il 3 febbraio si festeggia San Biagio con lo svolgimento di giochi della tradizione popolare. Il Gioco delle Forme di Formaggio, che i cannaresi in gara fanno ruzzolare per le vie della cittadina; il Gioco delle Brocche, appese a una corda tra un palazzo e l’altro, i partecipanti cercano di colpirle con un bastone a occhi categoricamente bendati; il Gioco degli Spaghetti, che premia il vincitore che ha finito per primo il piatto di pasta con le mani legate dietro la schiena. Momento solenne è quello della processione religiosa con la statua lignea del Santo, accompagnata dai fedeli e dalle note della banda comunale, il “Concerto Musicale Francesco Morlacchi”, attiva dalla fondazione nel 1843.

Lanzara (Salerno): il 3 febbraio si festeggia il santo con una festa che richiama a se più di 30000 fedeli, è tradizione mangiare la famosa “Polpetta di S.Biagio”, e, per tener viva questa tradizione, nel periodo della festa viene fatta la “Sagra della Polpetta”, tra le più longeve dell’Agro Nocerino Sarnese.

Lettomanoppello (Pescara): il 3 febbraio si celebra la festa liturgica di San Biagio, nell’occasione durante la celebrazione eucaristica il parroco, oltre a benedire la gola dei fedeli con due candele incrociate, benedice, come da secolare tradizione, i “tarallucci di San Biagio” che sono dei dolci a forma di piccola ciambella impastati con semini di anice. I tarallucci poi vengono riportati a casa e donati a parenti e amici che dopo averli baciati ne mangiano per ingraziarsi la protezione di San Biagio, particolarmente a protezione della gola e dai mali di stagione.

Maratea (Potenza), si tengono due feste in onore del santo: una è quella del 3 febbraio, quando si tiene la benedizione della gola dei fedeli; la seconda, più fastosa, è quella dell’anniversario della traslazione delle reliquie, che si svolge a partire dal primo sabato fino alla seconda domenica di maggio, settimana in cui si svolgono ben quattro processioni del simulacro del santo.

Romallo (Trento), si trova un interessante eremo dedicato a San Biagio. Il 3 febbraio si celebra la messa e viene impartita la benedizione della gola.

Milano o Domodossola (Novara), dove il culto di san Biagio è molto vivo, è tradizione mangiare insieme in famiglia ciò che è rimasto del panettone natalizio. In questo giorno si vendono a poco prezzo i cosiddetti panettoni di san Biagio, gli ultimi rimasti dal periodo festivo.

San Martino in Pensilis (Campobasso): il 3 febbraio si svolge la Festa di San Biagio, in onore del Santo, compatrono della città.

Taranta Peligna (Chieti): il 3 febbraio si celebra la Festa di San Biagio, in onore del Santo protettore dei lanaioli, con una cerimonia di grande fascino, vengono preparate le “Panicelle”, pani a forma di mano che vengono distribuite fra le genti del Paese. Il legame tra Taranta Peligna e il culto di San Biagio è testimoniato anche dalla presenza dei lanifici che hanno dato lustro al pese per la lavorazione delle coperte abruzzesi chiamate “tarante”.

I fedeli si rivolgono a san Biagio, nella sua qualità di medico, anche per la cura dei mali fisici e in particolare per la guarigione dalle malattie della gola: è tra i quattordici santi ausiliatori. Durante la sua celebrazione liturgica, in molte chiese i sacerdoti benedicono le gole dei fedeli accostando a esse due candele; per questo è anche patrono degli specialisti otorinolaringoiatri. È anche protettore dei cardatori di lana, degli animali e delle attività agricole.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 3 febbraio

Sant’Oscar, vescovo di Amburgo – Sant’Oscar, vescovo di Amburgo e poi insieme di Brema in Sassonia: dapprima monaco di Corbie, fu nominato da papa Gregorio IV suo legato in tutto il Settentrione; in Danimarca e Svezia annunciò il Vangelo a una moltitudine di popoli e vi fondò la Chiesa di Cristo, superando con forza d’animo molte difficoltà, finché, sfinito dalle fatiche, a Brema trovò riposo. (dal Martirologio)

Santi Simeone e Anna – A Gerusalemme, commemorazione dei santi Simeone e Anna, il primo anziano giusto e pio, l’altra vedova e profetessa: quando Gesù bambino fu portato al tempio per essere presentato secondo la consuetudine della legge, essi lo salutarono come Messia e Salvatore, beata speranza e redenzione d’Israele. (dal Martirologio)

San Celerino, lettore e martire – A Cartagine, nell’odierna Tunisia, san Celerino, lettore e martire: in carcere, non vinto da ceppi, spada e vari supplizi, confessò Cristo, seguendo le orme di sua nonna Celerina già da tempo coronata dal martirio, dello zio paterno Lorenzo e dello zio materno Ignazio, che, un tempo soldati attivi nella vita militare, ma poi divenuti vera milizia di Dio, ottennero con la loro gloriosa passione la palma e la corona dal Signore. (dal Martirologio)

San Leonio, sacerdote – A Poitiers in Aquitania, ora in Francia, san Leonio, sacerdote, che si tramanda sia stato discepolo di sant’Ilario. (dal Martirologio)

Santi Teridio e Remedio, vescovi – A Gap in Provenza in Francia, santi Teridio e Remedio, vescovi. (dal Martirologio)

San Lupicino, vescovo – A Lione in Francia, san Lupicino, vescovo, al tempo della persecuzione dei Vandali. (dal Martirologio)

Sant’Adelino, sacerdote e abate – Nel monastero di Celles nell’Hainault, nell’odierno Belgio, sant’Adelino, sacerdote e abate. (dal Martirologio)

Santa Verburga, badessa – A Chester nella Mercia in Inghilterra, santa Verburga, badessa di Ely, fondatrice di vari monasteri. (dal Martirologio)

Santa Berlinda, vergine – A Meerbeke in Brabante, nell’odierno Belgio, santa Berlinda, vergine, che condusse in questa città una religiosa vita di povertà e di carità. (dal Martirologio)

Santa Maria di Sant’Ignazio (Claudina) Thévenet, vergine – A Lione in Francia, santa Maria di Sant’Ignazio (Claudina) Thévenet, vergine, che mossa da carità e da forza d’animo fondò la Congregazione delle Suore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria per la formazione cristiana delle giovani, soprattutto povere. (dal Martirologio)

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