3 dicembre: San Francesco Saverio, missionario

Oggi si commemora un missionario gesuita, patrono delle missioni cattoliche

Memoria di san Francesco Saverio, sacerdote della Compagnia di Gesù, evangelizzatore delle Indie, che, nato in Navarra, fu tra i primi compagni di sant’Ignazio. Spinto dall’ardente desiderio di diffondere il Vangelo, annunciò con impegno Cristo a innumerevoli popolazioni in India, nelle isole Molucche e in altre ancora, in Giappone convertì poi molti alla fede e morì, infine, in Cina nell’isola di Sancian, stremato dalla malattia e dalle fatiche. (dal Martirologio)

Francesco Saverio era nato in una famiglia nobile di Xavier (in Navarra) i cui beni erano stati confiscati da Ferdinando il Cattolico dopo la vittoria sugli autonomisti della Navarra filo francesi. Per sfuggire alla sconfitta e alla miseria si rifugiò quindi in Francia e andò a studiare teologia alla Sorbona di Parigi dove, dopo il primo triennio, divenne Magister. Il titolo abilitava a dare lezioni agli studenti del collegio e gli consentiva di sostentarsi.

Nel suo stesso collegio di Santa Barbara arrivò Ignazio di Loyola che ne riconobbe immediatamente il temperamento combattivo e ardente e decise di conquistarlo alla propria causa. Nello stesso collegio studiava anche Pierre Favre, futuro teologo gesuita (beatificato nel 1872, da Pio IX).

Con Javier e Favre Ignazio fece i primi voti da cui sarebbe poi nata la Compagnia di Gesù, nella chiesa di Saint Pierre di Montmartre, il 15 agosto 1534. I voti erano: povertà, castità e pellegrinaggio in Terra Santa; se non fossero riusciti a partire sarebbero andati a Roma per mettersi a disposizione del Papa.

Non riuscendo a partire da Venezia, i nuovi gesuiti cominciarono con l’adempiere l’ultima parte dell’impegno e papa Paolo III finanziò il loro viaggio. Qui Francesco Saverio fu ordinato sacerdote nel 1537 e qui i primi gesuiti aggiunsero ai tre voti tradizionali di povertà castità e obbedienza, il quarto e distintivo: l’obbedienza al papa.

Nel 1540, Giovanni III del Portogallo chiese a Paolo III di inviare missionari ad evangelizzare i popoli delle nuove colonie nelle Indie orientali.

Francisco Javier, indicato da Ignazio, partì nel marzo 1541. Per le Indie si partiva da Lisbona e il viaggio del nuovo missionario durò più di un anno: arrivò a Goa nel maggio dell’anno successivo, spingendosi poi fino a Taiwan. La tradizione (e la bolla di canonizzazione del 1623) vuole che egli abbia portato la propria attività missionaria fino alle Filippine, ma di questo viaggio mancano tracce documentali.

Nel 1545 partì per la Malacca, in Malaysia, dove incontrò dei giapponesi che gli diedero l’idea di estendere l’evangelizzazione al Giappone (agosto 1549). Qui conobbe un fuggiasco giapponese, Anjiro, desideroso di farsi cristiano per liberarsi dal rimorso cagionatogli da un delitto commesso in patria.

Il Santo affascinato dalle informazioni su quel lontano paese e sui suoi abitanti decise di portarsi in Giappone per evangelizzare quel popolo. Dopo aver provveduto per il governo del Collegio di San Paolo a Goa e l’invio di missionari nelle località visitate, parti per il Giappone in compagnia di Anjiro. Sbarcò a Kagoshima, nell’isola di Kiu-Sciu, il 15 agosto 1548.

Qui fu accolto gentilmente dal principe Shimazu Takahisa. Saverio si mise a studiare la lingua mentre Anjíro convertiva al cattolicesimo oltre un centinaio di parenti e amici. In seguito sorsero le prime difficoltà, perché il principe proibì nuovi battesimi. Il missionario decise di chiedere udienza all’imperatore e alle università della capitale, Miyako (Kyoto), ma a causa della guerra civile endemica le università non vollero aprirgli le porte e l’imperatore in fuga non volle riceverlo (1551), perché sprovvisto di doni e poveramente vestito.

Si presentò allora in splendidi abiti e con preziosi doni al principe di Yamaguchí che gli concesse piena libertà di predicazione. In breve tempo egli riuscì a creare una fiorente cristianità. Alla sua partenza nell’inverno del 1551 la comunità cristiana contava oltre 1000 battezzati.

In Giappone Saverio sentì molto parlare del grande paese vicino, la Cina e decise di portare il Vangelo anche in quelle contrade. Poiché la prigione o la morte erano la sorte che toccava a tutti gli stranieri che cercavano di entrare illegalmente in quel paese, Saverio decise di chiedere il permesso all’imperatore cinese attraverso le vie diplomatiche.

A Malacca però l’ammiraglio portoghese in carica, irritato perché non era stato scelto lui come ambasciatore, mandò a monte il progettato viaggio e denunciò il Santo come falsificatore di bolle papali e imperiali. Senza lasciarsi abbattere dal grave colpo, l’illuminato apostolo il 17 aprile 1552 approdò all’isola di Sanciano con un servo cinese convertito, Antonio di Santa Fe.

Li trovò antichi amici che gli offrirono ospitalità e un contrabbandiere che per 200 ducati si dichiarò disposto a sbarcarli segretamente sulle coste cinesi alle porte di Canton. A un amico il Santo scrisse: “Pregate molto per noi, perché corriamo grande pericolo di essere imprigionati. Tuttavia, già ci consoliamo anticipatamente al pensiero che è meglio essere prigionieri per puro amor di Dio, che essere liberi per avere voluto fuggire il tormento e la pena della croce”.

Durante il viaggio si ammalò di polmonite e privo com’era di ogni cura morì in una capanna il 3 dicembre 1552. Le sue ultime parole furono: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! O Vergine, Madre di Dio, ricordati di me!”. Il suo corpo fu seppellito da Antonio nella parte settentrionale dell’isola, in una cassa ripiena di calce. Due anni dopo fu trasportato, integro e intatto, prima a Malacca e poi a Goa, dove si venera nella chiesa del Buon Gesù.

Fu sepolto nella chiesa dei Gesuit di Goa, ma il suo braccio destro fu inviato a Roma, dove si conserva, dal 1614, in un reliquiario della Chiesa del Gesù, chiesa madre dell’ordine. Fu beatificato da papa Paolo V il 21 ottobre 1619 e canonizzato insieme con Ignazio di Loyola da papa Gregorio XV, il 12 marzo 1622. La morte del pontefice impedì che la bolla papale fosse promulgata prima del 1623.

La Chiesa cattolica ne celebra la festa liturgica il 3 dicembre e lo considera patrono delle missioni. Alla sua figura si richiama la congregazione laicale dei Fratelli di San Francesco Saverio (Fratelli Saveriani)

Altri Santi che la Chiesa commemora il 3 dicembre

San Sofonia, profeta – Commemorazione di san Sofonia, profeta, che nei giorni di Giosia, re di Giuda, preannunciò la rovina degli empi nel giorno dell’ira del Signore e confortò il popolo dei poveri e dei bisognosi nella speranza della salvezza. (dal Martirologio)

San Cassiano, martire – A Tangeri in Mauritania, nell’odierno Marocco, san Cassiano, martire. (dal Martirologio)

Deposizione di san Birino – A Winchester in Inghilterra, deposizione di san Birino, che, mandato nella Britannia inferiore dal papa Onorio, tenne per primo la sede di Dorchester e divulgò con impegno tra i Sassoni occidentali il messaggio della salvezza.

San Lucio, eremita – A Coira nell’odierna Svizzera, san Lucio, eremita. (dal Martirologio)

Per iscriverti al nostro canale Telegram con solo le notizie di Papa & Vaticano, clicca su questo link
Seguici anche su Facebookclicca su questo link