3 aprile: San Sisto I, papa

Oggi si ricorda uno dei primi Vescovi di Roma

A Roma, san Sisto I, papa, che, al tempo dell’imperatore Adriano, resse la Chiesa di Roma, sesto dopo il beato Pietro (dal Martirologio)

Sisto I è stato il settimo vescovo di Roma, orientativamente tra il 117/119 e il 126/128 d.C. Era figlio di un certo Pastor, romano della regione di via Lata. Il suo nome, Xystus, probabilmente di origine greca, è stato in seguito erroneamente confuso con Sistus (che ne ha proseguito la numerazione) in riferimento al fatto che fu il sesto successore di Pietro.

Secondo il Catalogo Liberiano dei papi, svolse il suo pontificato sotto l’imperatore Adriano, a consulatu Nigri et Aproniani usque Vero III et Ambibulo («dal consolato di Nigro e Aproniano a quello di Vero III e Ambibulo»), ovvero dal 117 al 126.

Lo storico Eusebio di Cesarea invece, in due scritti diversi riporta due periodi diversi: nel Chronicon dice che fu papa dal 114 al 124, mentre nell’Historia ecclesiastica afferma che regnò dal 114 al 128. In ogni caso, tutti gli studiosi concordano sul fatto che regnò circa 10 anni.

Secondo il Liber Pontificalis, durante il suo pontificato emanò 3 disposizioni: nessuno, ad eccezione dei ministri del culto, durante la consacrazione può toccare il calice e la patena; i vescovi che si sono recati presso la Santa Sede, al loro ritorno nella diocesi devono presentarsi con una lettera apostolica che conferma la loro piena comunione con il successore di Pietro; dopo il Prefazio della messa il sacerdote deve recitare il Sanctus con l’assemblea.

Al periodo del suo papato forse, risalgono le prime divergenze tra la Chiesa di Roma e le Chiese d’Oriente. Infatti si ha notizia da Ireneo di Lione che papa Sisto I non impose alla Chiese che celebravano la Pasqua secondo il calendario giudaico, cioè il giorno 14 del mese di Nisan, di cambiare data seguendo la prassi della Chiesa di Roma.

A lui furono attribuite due lettere, sulla dottrina della Trinità e sul primato del Vescovo di Roma, che sono considerate apocrife. Alla sua morte, il suo corpo fu inumato nella Necropoli vaticana.

Il Catalogo Feliciano dei Papi e i vari martirologi lo citano come martire, ma poiché non vi sono dettagli sul tipo di martirio, né altri documenti, il Calendario Universale della Chiesa attualmente non lo annovera nell’elenco dei martiri.

La memoria liturgica di San Sisto I ricorre il 3 aprile. Viene venerato come patrono di Alife e di Alatri, nelle diocesi di Alife e di diocesi di Anagni-Alatri. Variegate sono le tradizioni locali per cui le reliquie di san Sisto I si trovino in queste due città.

Dal Medioevo, fino a pochi anni or sono, la questione delle reliquie ha diviso le città di Alife e di Alatri, ognuna delle quali riteneva di detenere per intero il corpo di san Sisto. Recenti studi, condotti sia ad Alife che ad Alatri negli anni ottanta, mostrano che entrambe le città hanno circa il 50% del corpo del Santo. Queste tradizioni locali hanno solide origini medievali[3]

Alcune altre reliquie sono conservate in San Sisto a via Appia, dove, nella parete sinistra della chiesa, è murato, dietro una lapide, un cofanetto che le contiene, insieme a quelle di altri martiri.

Risulta inoltre che il capo e gran parte del corpo siano conservati a Savona nella cattedrale di Nostra Signora Assunta, in una teca sopra l’altare della cappella in testata alla navata laterale destra. Le reliquie, come riporta una lapide murata nella parete sinistra della cappella, sono state donate sotto il pontificato di papa Paolo V e trasferite a Savona il 12 agosto 1612 in un primo momento nella chiesa di San Giacomo. Da qui furono poi traslate in cattedrale nel 1801 e collocate nella loro posizione attuale nel 1814.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 3 aprile

Santi Cresto e Pappo, martiri – A Costanza in Scizia, nell’odierna Romania, santi Cresto e Pappo, martiri. (dal Martirologio)

Sant’Ulpiano, martire – A Tiro in Fenicia, nell’odierno Libano, sant’Ulpiano, martire, che, ancora adolescente, durante la persecuzione dell’imperatore Massimino Daia, fu cucito in un sacco con un cane e un serpente e, gettato nel mare, concluse così il suo martirio (dal Martirologio)

San Giovanni, vescovo – A Napoli, san Giovanni, vescovo, che morì nella Santa Notte di Pasqua mentre celebrava i sacri misteri e, accompagnato da una folla di fedeli e neofiti, fu deposto nel giorno della solennità della Risurrezione del Signore. (dal Martirologio)

San Niceta, egúmeno – Nel monastero di Medikion in Bitinia, nell’odierna Turchia, san Niceta, egúmeno, che patì il carcere e l’esilio sotto l’imperatore Leone l’Armeno per aver difeso le sacre immagini. (dal Martirologio)

San Giuseppe, detto l’Innografo, sacerdote e monaco – A Costantinopoli, san Giuseppe, detto l’Innografo, sacerdote e monaco, che, mentre imperversav la lotta contro le sacre immagini, fu mandato a Roma ad invocare la protezione della Sede Apostolica e, dopo aver patito grandi tribolazioni, ebbe infine l’incarico di custode dei vasi sacri della chiesa di Santa Sofia (dal Martirologio)

San Riccardo, vescovo – A Cichester in Inghilterra, san Riccardo, vescovo, che, esiliato dal re Enrico III e restituito poi alla sua sede, si dimostrò prodigo nel donare ai poveri. (dal Martirologio)

San Luigi Scrosoppi, sacerdote – A Udine, san Luigi Scrosoppi, sacerdote della Congregazione dell’Oratorio, che fondò la Congregazione delle Suore della Divina Provvidenza per educare le giovani nello spirito cristiano. (dal Martirologio)

San Raniero, vescovo e martire – A Spalato in Dalmazia, nell’odierna Croazia, san Raniero, vescovo e martire, che, già monaco, per difendere i diritti della Chiesa dapprima molto patì nella sede di Cagli e morì poi lapidato in quella di Spalato. (dal Martirologio)

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