29 luglio: Santi Marta, Maria e Lazzaro
Oggi la Chiesa ricorda i tre amici di Gesù le cui vicende sono narrate nei Vangeli
Memoria di santa Marta, che a Betania vicino a Gerusalemme accolse nella sua casa il Signore Gesù e, alla morte del fratello, professò: «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». (dal Martirologio)
Commemorazione dei santi Lazzaro, fratello di santa Marta, che il Signore pianse morto e risuscitò, e di Maria, sua sorella, che, mentre Marta era indaffarata nei suoi molteplici servizi, seduta ai piedi del Signore ascoltava la sua parola. (dal Martirologio)
La Chiesa commemora oggi i tre amici di Gesù: Marta, Maria e Lazzaro di Betania. Marta, nel Nuovo Testamento, è citata in tre occasioni. Il nome “Marta”, “Martha” o “Mara” significa “maestra” in aramaico antico. La sua figura è presa a simbolo della vita attiva: per questa ragione le sono intitolate numerose congregazioni femminili come le Suore di Santa Marta o le Suore Ospedaliere di Santa Marta.
In passato fu fatta molta confusione attorno alla sua identificazione. Infatti secondo la “Leggenda Aurea” del Vescovo Jacopo da Varazze o Varagine, la donna emorroissa guarita da Gesù sarebbe stata Marta di Betania. Invece il “Vangelo di Nicodemo” identifica l’emorroissa con Veronica (moglie di Zaccheo, pubblicano di Gerico). La tradizione orientale chiama la miracolata col nome di Berenice (il nome della figlia di Erode Agrippa II; vedi “Codice Gesù” di Robert H. Eisenman).
Questa identificazione di Marta di Betania con Veronica potrebbe essere provata anche dal fatto che entrambe evangelizzarono l’attuale Provenza (vedi “Leggenda Aurea”). Tuttavia, secondo la tradizione popolare, Veronica sarebbe stata la moglie di Zaccheo, mentre a detta dell’autore della “Leggenda Aurea”, Marta sarebbe morta vergine. In ogni caso, è importante ricordare che la “verginità” era una caratteristica molto apprezzata in ambiente cristiano e forse è da intendere come segno di purezza spirituale, anziché come una prova della reale castità di Veronica/Berenice la Maestra (“maestra” = “Marta”).
Infine, la tradizione popolare identifica Veronica con la figlia della donna siro-fenicia-cananea. Se Marta è identificabile con Veronica, allora la donna siro-fenicia (madre di Veronica) sarebbe Eucaria (madre di Marta; vedi “Leggenda Aurea”). Un’ulteriore conferma di ciò è rappresentata dalla precisazione di Jacopo da Varazze riguardante l’origine del marito di Eucaria (il padre di Marta), che, secondo la “Leggenda Aurea” sarebbe oriundo della Siria, proprio come sua moglie Eucaria, la donna siro-fenicia-cananea (discendente degli Asmonei che abitavano a Gamala e spesso si recavano in Siria, come nel caso di Giuda il Galileo e di suo padre Ezechia di Gamala; vedi “La Favola di Cristo” di Luigi Cascioli).
Secondo la tradizione, dopo la Resurrezione di Gesù e le prime persecuzioni in patria, Marta emigrò con la sorella Maria di Betania (confusa spesso con Maria Maddalena), il fratello Lazzaro, Maria Salomé, Maria Jacobé (o Maria di Cleofa) e altri discepoli.
Anche Maria di Betania, come la sorella, è citata in tre occasioni nei Vangeli, tra cui spicca l’episodio in cui Maria cosparge i piedi di Gesù con un unguento molto prezioso e li asciuga con i propri capelli, suscitando le rimostranze di Giuda Iscariota; ma Gesù legge il gesto di Maria come un preannunzio dell’unzione del suo cadavere.
L’ultimo episodio ha fatto sì che Maria sia stata erroneamente identificata da alcuni con la prostituta che compie un analogo gesto (Lc 7,36-50 ); (Gesù tuttavia vi da un significato diverso), e quindi con Maria Maddalena, citata subito dopo (Lc 8,1-3 ).
Lazzaro, fratello di Marta e Maria, è il protagonista del celebre racconto della sua risurrezione: quando si ammala le sorelle mandano a chiamare Gesù; questi giunge quattro giorni dopo che Lazzaro è stato posto nel sepolcro. Dopo aver parlato con le due sorelle, Gesù si reca al sepolcro, fa togliere la pietra che ne chiude l’entrata e chiama Lazzaro, il quale esce vivo dal sepolcro, ancora avvolto nelle bende funebri.
Lo stesso evangelista riferisce che in seguito, “sei giorni prima della Pasqua”, Lazzaro è ad una cena in onore di Gesù: molte persone sono attratte dalla presenza di Gesù, ma anche da quella di Lazzaro; ciò fa sì che i capi dei sacerdoti, così come avevano deciso di uccidere Gesù, decidano di uccidere anche Lazzaro, “perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù”. Lazzaro è ancora menzionato di sfuggita in Gv 12,17.
Secondo alcuni esegeti Lazzaro sarebbe il “discepolo che Gesù amava”, più volte citato nel Vangelo secondo Giovanni, che la maggioranza dei commentatori identifica invece con l’evangelista stesso. L’identificazione con Lazzaro si basa sul fatto che, nell’episodio che lo coinvolge esplicitamente, è detto dalle sue sorelle: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato” (Gv 11,3 ).
Inizialmente alla giornata di oggi si commemorava solo Santa Maria. Ma dal 2021, il 29 luglio, figurano anche il fratello e la sorella, come disposto da Papa Francesco che a febbraio dello stesso anno ha accolto la proposta della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Il motivo, si legge nel decreto, è da ricercarsi ne “l’importante testimonianza evangelica” offerta dai tre fratelli “nell’ospitare in casa il Signore Gesù, nel prestargli ascolto cordiale, nel credere che egli è la risurrezione e la vita. Nella casa di Betania il Signore Gesù ha sperimentato lo spirito di famiglia e l’amicizia di Marta, Maria e Lazzaro, e per questo il Vangelo di Giovanni afferma che egli li amava. Marta gli offrì generosamente ospitalità, Maria ascoltò docilmente le sue parole e Lazzaro uscì prontamente dal sepolcro per comando di Colui che ha umiliato la morte”.
Il decreto spiega che “la tradizionale incertezza della Chiesa latina circa l’identità di Maria – la Maddalena a cui Cristo apparve dopo la sua resurrezione, la sorella di Marta, la peccatrice a cui il Signore ha rimesso i peccati – che decise l’iscrizione della sola Marta il 29 luglio nel Calendario Romano, ha trovato soluzione in studi e tempi recenti, come attestato dall’odierno Martirologio Romano che commemora in quello stesso giorno anche Maria e Lazzaro. Inoltre, in alcuni Calendari particolari i tre fratelli sono celebrati insieme in tale giorno. Con questa denominazione – conclude il decreto – la memoria dovrà pertanto figurare in tutti i Calendari e Libri liturgici per la celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore; le variazioni e le aggiunte da adottare nei testi liturgici, allegate al presente decreto, devono essere tradotte, approvate e, dopo la conferma di questo Dicastero, pubblicate a cura delle Conferenze Episcopali”.
Altri Santi che la Chiesa commemora il 29 luglio
San Calliníco, martire – A Gangra in Paflagonia, nell’odierna Turchia, san Calliníco, martire. (dal Martirologio)
San Felice, martire – A Roma al terzo miglio della via Portuense nel cimitero poi dedicato al suo nome, san Felice, martire. (dal Martirologio)
Santi Simplicio, Faustino, Viatrice e Rufo, martiri – Sempre a Roma nel cimitero di Generosa, santi Simplicio, Faustino, Viatrice e Rufo, martiri. (dal Martirologio)
San Lupo, vescovo – A Troyes nella Gallia lugdunense, nell’odierna Francia, san Lupo, vescovo, che si recò in Bretagna insieme a san Germano di Auxerre per debellare l’eresia pelagiana, difese con la preghiera la sua città dalla furia di Attila e, compiuti onorevolmente cinquantadue anni di sacerdozio, riposò in pace. (dal Martirologio)
San Prospero, vescovo – A Orléans sempre nella Gallia lugdunense, san Prospero, vescovo. (dal Martirologio)
Sant’Olaf, martire – A Trondheim in Norvegia, sant’Olaf, martire, che, re della sua gente, diffuse nel suo regno la fede cristiana da lui conosciuta in Inghilterra, debellando con scrupolo l’idolatria, ma morì, infine, trafitto con la spada durante un assalto dei suoi nemici. (dal Martirologio)
San Guglielmo Pinchon, vescovo – Nella cittadina di Saint-Brieuc nella Bretagna in Francia, san Guglielmo Pinchon, vescovo, che si adoperò per la costruzione della cattedrale, rifulse per bontà e semplicità e per difendere le sue pecore e i diritti della Chiesa patì con impavida forza d’animo aspre vessazioni e l’esilio. (dal Martirologio)
Santi martiri Giuseppe Zhang Wenlan, Paolo Chen Changpin, Giovanni Battista Lou Tingyin e Marta Wang Louzhi – Nella città di Qingyan nella provincia del Guizhou in Cina, santi martiri Giuseppe Zhang Wenlan, Paolo Chen Changpin, seminaristi, Giovanni Battista Lou Tingyin, amministratore del seminario, e Marta Wang Louzhi, vedova, che, rinchiusi in una cava calda e umida, subirono atroci torture, morendo, infine, decapitati per la fede di Cristo. (dal Martirologio)
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