28 ottobre: Santi Simone e Giuda, Apostoli

Oggi la Chiesa ricorda due apostoli di Gesù

Festa dei santi Simone e Giuda, Apostoli: il primo era soprannominato Cananeo o “Zelota”, e l’altro, chiamato anche Taddeo, figlio di Giacomo, nell’ultima Cena interrogò il Signore sulla sua manifestazione ed egli gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». (dal Martirologio)

San Simone il Cananeo o Zelota è un personaggio del Nuovo Testamento, apostolo ebreo di Gesù meno conosciuto. Nel Nuovo Testamento è esplicitamente citato solo nelle liste apostoliche e le leggende a lui relative sono tardive e confuse.

Diversi studiosi cattolici lo identificano, non con sicurezza, col Simone o Simeone cugino di Gesù, che fu il longevo vescovo di Gerusalemme tra il 61-62 e il 107. È festeggiato come santo il 28 ottobre, assieme all’apostolo Giuda-Taddeo (suo possibile fratello e altro cugino di Gesù)..

Nelle liste apostoliche Simone viene indicato con gli epiteti “Cananeo” (Καναναῖος, Kananaîos, o in alcuni manoscritti Κανανίτης, Kananítes, Cananìta) in Mt 10,4; Mc 3,18, mentre viene detto “Zelota” (Ζηλωτὴς, Zelotès) in Lc 6,15; At 1,13. Dagli studiosi moderni i due epiteti vengono considerati come equivalenti: verosimilmente un originale semita קניא (qenay’a), derivato dalla parola ebraica קנאה (qin’ah, zelo, gelosia, entusiasmo) presente in Mt e Mc, è stato reso da Lc (il cui stile è in genere più vicino alla lingua greca ‘pura’) con l’equivalente greco “Zelota” (cf. anche Sal 68,10, che presenta il termine ebraico qin’ah, reso dal passo corrispondente della LXX col termine greco zelos).

L’interpretazione del titolo non è del tutto chiara. È possibile che Simone facesse parte, prima della sequela di Gesù, del gruppo degli Zeloti, un movimento di Ebrei che lottavano contro i Romani per l’indipendenza della Giudea. Di contro, il termine viene usato, da Giuseppe Flavio, per indicare gli indipendentisti al tempo della prima guerra giudaica (66-70 d.C.), dunque in seguito al ministero di Gesù (circa 28-30).

Una seconda possibilità è che il termine indichi un generico zelo o ardore spirituale, privo dunque di componenti sociali rivoluzionarie. A favore di questa opzione, Paolo si definisce Gal 1,14 “zelota (ζηλωτὴς, zelotès) nelle tradizioni dei padri”, e in At 22,3 “zelota per Dio”.

Nella tradizione patristica l’epiteto è stato inteso, verosimilmente errando, come collegato con la cittadina di Cana, sede del miracolo dell’acqua trasformata in vino.

Diversi autori cattolici ammettono l’identificazione dell’apostolo Simone con l’omonimo “fratello” di Gesù, suo cugino, figlio di Clopa e vescovo di Gerusalemme tra il 61/62 e il 107. Nessun passo del NT o delle fonti storiche extra-bibliche accenna a questa identificazione. Essa è però la verosimile conseguenza della duplice identificazione dell’apostolo Giacomo di Alfeo e Giuda di Giacomo con gli omonimi “fratelli” di Gesù.

Simone è stato spesso associato con Giuda Taddeo nella venerazione, infatti insieme vengono festeggiati il 28 ottobre. La tradizione agiografica più famosa è che dopo aver evangelizzato l’Egitto, Simone seguì Giuda in Persia e Armenia, dove furono entrambi martirizzati. Questa tradizione è riportata dalla Legenda Aurea.

Vi sono molte altre tradizioni sul personaggio singolo. Alcuni dicono che visitò il medio Oriente e l’Africa; altri, indubbiamente condizionati dall’appellativo “lo Zelota”, hanno ipotizzato che sia stato coinvolto nella rivolta dei giudei del 66/70 contro l’Impero romano; altri sostengono che abbia visitato la Britannia e sia stato martirizzato nel Lincolnshire.

Nell’apocrifa Epistula Apostolorum, nella polemica contro gli gnostici, si cita Simone tra gli autori della lettera come Giuda lo Zelota e alcune traduzioni in latino antico del Vangelo di Matteo sostituiscono addirittura Giuda Taddeo con Giuda lo Zelota. Alcuni pensano che questo indichi che Simone si possa sovrapporre alla figura di quel Giuda citato in Giovanni 14, 22: Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?» È stato inoltre suggerito che Giuda possa essere identificato con San Tommaso Apostolo e quindi anche Simone lo Zelota può essere identificato con Tommaso. Il Nuovo Testamento non conserva nient’altro a proposito di Simone, a parte i due soprannomi.

È venerato da tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei Santi. Il simbolo di Simone è una sega poiché secondo la tradizione fu martirizzato con questo strumento.

San Giuda Taddeo (o Lebbeo) è anch’esso apostolo ebreo di Gesù e primo Catholicos di tutti gli Armeni, da non confondere con Giuda Iscariota che tradì Gesù. Molti esegeti cattolici lo identificano con Giuda “fratello” (cioè cugino) di Gesù, considerandolo figlio di Alfeo-Cleofa e di sua moglie Maria di Cleofa.

Le fonti storiche non permettono con chiarezza di conoscere i dettagli della sua vita, sia durante il ministero di Gesù che successivamente, anche per quanto riguarda le modalità della sua morte. Viene festeggiato come santo il 28 ottobre, assieme all’apostolo Simone il Cananeo (suo possibile fratello e altro cugino di Gesù). È venerato da tutte le chiese cristiane che ammettono il culto dei santi.

Nel Nuovo Testamento non appare come un protagonista di primo piano. Negli elenchi degli apostoli viene chiamato “Taddeo” (Θαδδαῖος) in Mt 10,2-4 e Mc 3,16-19, mentre viene detto “Giuda di Giacomo” in Lc 6,14-16 e At 1,13. Per quanto altrove non venga mai indicato come “Giuda Taddeo”, la tradizione cristiana lo ha così chiamato, individuando in “Taddeo” un soprannome del nome proprio Giuda: il termine aramaico tedà (תדא, v. l’ebraico שד, shad) indica il petto e potrebbe aver avuto il significato di “uomo di gran cuore”, “magnanimo”, “coraggioso”. Alcuni manoscritti evangelici antichi invece di “Taddeo” hanno “Lebbeo” (Λεββαιος), oppure “Taddeo soprannominato Lebbeo”, che viene comunemente inteso come l’equivalente ebraico (da leb, cuore).

Contro questa tradizione, alcuni studiosi hanno notato come il nome Taddeo compare, al di fuori del NT, come nome proprio ebraico derivato dall’abbreviazione dal nome greco Teodosio (e Teodoto e Teodoreto). Questo porta a tre possibilità: si tratta di due apostoli distinti. Un certo Taddeo avrebbe fatto parte del gruppo dei dodici in un primo tempo, poi ne sarebbe uscito e sarebbe stato sostituito da un nuovo apostolo di nome Giuda. La variante “Lebbeo” sarebbe stato un tentativo di qualche copista latino di includere tra gli apostoli Levi. In tal caso non è chiaro però perché Mt e Mc abbiano preservato una lista “non aggiornata”, a differenza di Lc e At; si tratta sempre dello stesso apostolo. Il nome Taddeo non sarebbe un soprannome aramaico (“magnanimo”) di Giuda ma un suo secondo nome greco (v. Saulo-Paolo), derivato per assonanza fonetica. Tuttavia l’assonanza Yeuda-Taddaios non è immediata, e l’ipotesi non spiega appieno la variante “Lebbeo”; si tratta dello stesso apostolo, di nome Giuda e soprannominato Taddeo (o Lebbeo), epiteto che era anche diffuso come nome proprio. Un parallelo può essere visto nel caso di Giacomo “fratello” di Gesù, che diverse fonti extrabibliche greche chiamano “il Giusto” (dìkaios), corrispondente al latino Justus, che era anche un nome proprio. Questa opzione salva sia la tradizionale identificazione che il dato della diffusione del nome proprio Taddeo nella società ebraica dell’epoca.
Quanto all’epiteto “di Giacomo”, nella tradizione cattolica è stato inteso solitamente come indicazione della parentela fraterna, dunque “Giuda fratello di Giacomo”, come compare esplicitamente nell’incipit della neotestamentaria Lettera di Giuda, solitamente a lui attribuita. La tradizione cattolica (con qualche incertezza negli studiosi recenti) vede dunque in Giuda-Taddeo il fratello dell’apostolo Giacomo, figlio di Alfeo e “fratello” di Gesù, ed entrambi erano cugini di Gesù.

Alcuni studiosi contemporanei però notano come l’indicazione di parentela col semplice “di” (cosiddetto genitivo relazionale), nella Bibbia greca ed ebraica come pure nella società greca extrabiblica, sia solitamente patronimica, che porterebbe a intendere “Giuda figlio di Giacomo”. In tal caso il Giacomo in questione difficilmente può essere identificato con l’apostolo Giacomo di Alfeo: improbabile, per motivi anagrafici, la presenza di padre e figlio nel gruppo dei dodici.

A favore però dell’interpretazione tradizionale “Giuda fratello di Giacomo” si può notare come il genitivo con indicazione parentale fraterna, per quanto raro, non è assente nei testi biblici (compare in Tb 4,20 , cf. Tb 1,14 ),[8] e che l’identificazione esplicita di un personaggio con la parentela fraterna e non paterna è testimoniata in Mt 10,2 ; Mc 3,17 . Quest’ultimo passo mostra una struttura simile a quella usata da Luca per descrivere Giuda di Giacomo: Mc 3,17: Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo; Lc 6,15-16: Giacomo d’Alfeo […] Giuda (fratello) di Giacomo.

A parte queste indicazioni nelle liste apostoliche, nelle quali di Giuda Taddeo viene citato solo il nome, nel Nuovo Testamento compare solo altre due volte. In Gv 14,22, durante l’ultima cena, “Giuda (non l’Iscariota)” pone una domanda a Gesù “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Nel secondo passo, il succitato incipit di Gd, parla di “Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo”.

Oltre alla diffusa e consolidata identificazione tra gli apostoli Giuda di Giacomo, Taddeo, e “Giuda non Iscariota”, diversi studiosi hanno proposto, con maggiore o minore grado di certezza, altre identificazioni:

con Giuda “fratello” di Gesù (cioè cugino), fratello di Giacomo il Giusto. Nessun passo biblico o delle fonti storiche antiche permette di sostenere direttamente questa identificazione, ma è una conseguenza mediata dall’affermazione “Giuda fratello di Giacomo” e dall’identificazione di Giacomo “fratello” di Gesù con l’apostolo figlio di Alfeo. Dato che anche l’apostolo Giuda, in tal caso, è figlio di Alfeo e non di san Giuseppe, i protestanti (che considerano i “fratelli” come fratelli carnali) e gli ortodossi (che li considerano figli di un precedente matrimonio di Giuseppe) rifiutano questa identificazione con Giuda Barsabba (At 15,22.27.32 ).

Citato solo di sfuggita in At, incaricato assieme ad altri di comunicare alla chiesa di Antiochia le disposizioni del concilio di Gerusalemme (circa 49-50 d.C.). Nessun dato neotestamentario o delle fonti successive permette di identificarlo con verosimiglianza. A favore dell’identificazione c’è l’omonimia. Di contro, Giuda era un nome relativamente diffuso all’epoca, ed appare strano che Luca lo abbia indicato con l’oscuro epiteto “Barsabba” invece dei più autorevoli “apostolo” o “fratello di Gesù”

con un Giuda figlio di Giacomo il Giusto,[11] che fu il terzo vescovo di Gerusalemme (Costituzioni Apostoliche 7,46 en; Panarion 66,20,1). Contro l’identificazione, che presuppone l’interpretazione “Giuda (figlio) di Giacomo” negli elenchi di Lc e At, gioca il passo di Gd1 (che dice esplicitamente “Giuda fratello di Giacomo”). Inoltre, assumendo una certa maturità di Giuda durante il ministero di Gesù (circa 28-30 d.C.), un suo episcopato dopo Simone/Simeone (morto attorno al 107) appare improbabile per motivi anagrafici.

Le tradizioni riferite a Giuda Taddeo sono tardive, leggendarie e confuse, complice anche l’identificazione dell’apostolo con Tommaso e Addai. Avrebbe predicato a Edessa (Siria), o Urfa (Turchia), o Mesopotamia, o Fenicia, o Armenia, o Persia. Una tradizione armena lo vede martire a Beirut con l’apostolo Simone.

La medievale Leggenda Aurea (fine XIII sec.) tratta assieme Simone e Giuda.[12] Li considera fratelli di Giacomo (v. anche voce Fratelli di Gesù), figli di Maria di Cleofa e Alfeo, e cugini di Gesù. Cita la leggenda di Abgar e riferisce di una predicazione di Giuda in Mesopotamia e nel Ponto.

A lui sono riferite o attribuite diverse opere. Lettera di Giuda (circa 80-90). Attribuita pseudoepigraficamente a “Giuda fratello di Giacomo”. Vangelo di Taddeo (?). Da alcuni studiosi contemporanei viene citato un vangelo attribuito a Taddeo, andato perduto, che sarebbe incluso come apocrifo nel Decreto di Gelasio, ma in questo documento non ve ne è traccia.

Dottrina di Addai (forse IV secolo). Descrive l’evangelizzazione di Edessa e della Siria ad opera di Addai, considerato uno dei settanta discepoli, in seguito identificato con Taddeo.

Atti di Simone e Giuda (variamente datato tra il IV-VII secolo). Il testo è pseudoepigraficamente attribuito al leggendario Abdia, primo vescovo di Babilonia, e contenuto nella Storia Apostolica a lui riferita. Descrive predicazione, miracoli e martirio dei due apostoli in Persia e Babilonia. Atti di Taddeo (III secolo). Descrive Giuda Taddeo come un ebreo originario di Edessa (Siria), che in Giudea aderì al movimento battista e quindi seguì Gesù. Tornato in patria predicò e organizzò le comunità cristiane. Morì di morte naturale a Beirut.

I credenti invocano San Giuda, cugino di Gesù, e particolarmente quindi vicino a Gesù nella vita e sicuramente vicino anche nella gloria, per favori spirituali eccezionali.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 28 ottobre

San Ferruccio, martire – A Magonza nella Gallia belgica, nell’odierna Germania, san Ferruccio, martire, che, lasciato l’esercito per servire Cristo più liberamente e opportunamente, si tramanda sia morto martire. (dal Martirologio)

San Fedele, martire – Nei pressi di Como, san Fedele, martire. (dal Martirologio)

Santi Vincenzo, Sabina e Cristeta, martiri – Ad Ávila in Spagna, passione dei santi Vincenzo, Sabina e Cristeta, martiri, che furono crudelmente uccisi mentre fuggivano da Talavera de la Reina in questa città. (dal Martirologio)

San Genesio, martire – A Thiers in Aquitania, ora in Francia, san Genesio, che si tramanda abbia lasciato questo mondo da martire, avvolto in bianche vesti. (dal Martirologio)

San Salvio, vescovo – Ad Amiens in Neustria, sempre in Francia, san Salvio, vescovo, dedito fin dalla giovinezza agli studi teologici e insigne per integrità di costumi. (dal Martirologio)

San Farone, vescovo – A Meaux ancora in Neustria, san Farone, vescovo, che, dopo essere stato domestico del re, indotto da sua sorella santa Fara a servire Dio in pienezza, persuase sua moglie a prendere il velo delle consacrate, per potere essere così lui stesso ammesso nel clero; chiamato al governo pastorale, dotò la Chiesa di generose donazioni, eresse parrocchie e sostenne i monasteri. (dal Martirologio)

San Germano, abate – Ad Annecy nella Borgogna, commemorazione di san Germano, abate, che, insigne per amore di solitudine, fondò e resse il priorato di Talloires. (dal Martirologio)

Santi martiri Francesco Serrano, Gioacchino Royo, Giovanni Alcober e Francesco Díaz del Rincón – Nel Fujian in Cina, santi martiri Francesco Serrano, vescovo, e Gioacchino Royo, Giovanni Alcober e Francesco Díaz del Rincón, sacerdoti dell’Ordine dei Predicatori, che confermarono la stessa fede affrontando lo stesso martirio. (dal Martirologio)

San Giovanni Dat, sacerdote e martire – Nel territorio di Cho-Ra nel Tonchino, ora Viet Nam, san Giovanni Dat, sacerdote e martire, che fu decapitato per Cristo. (dal Martirologio)

San Roderico Aguilar, sacerdote e martire – Nel villaggio di Ejutla in Messico, san Roderico Aguilar, sacerdote e martire, che, impiccato dai soldati a un albero nel corso della persecuzione, portò gloriosamente a compimento il martirio che tanto aveva desiderato. (dal Martirologio)

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