28 gennaio: San Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa
La Chiesa oggi ricorda un teologo e filosofo italiano, punto di riferimento anche per pensatori contemporanei non di fede cattolica,

Memoria di san Tommaso d’Aquino, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e dottore della Chiesa, che, dotato di grandissimi doni d’intelletto, trasmise agli altri con discorsi e scritti la sua straordinaria sapienza. Invitato dal beato papa Gregorio X a partecipare al secondo Concilio Ecumenico di Lione, morì il 7 marzo lungo il viaggio nel monastero di Fossanova nel Lazio e dopo molti anni il suo corpo fu in questo giorno traslato a Tolosa. (dal Martirologio)
San Tommaso d’Aquino, detto anche Doctor Angelicus, Doctor Communis, rappresenta uno dei principali pilastri teologici della Chiesa cattolica, ma, per il suo metodo di lavoro e per la sua apertura mentale, è punto di riferimento anche per pensatori contemporanei (teologi e filosofi) non di fede cattolica.
Una fondamentale sua caratteristica è la capacità di leggere in modo sia sempre rispettoso sia sempre nuovo anche questioni della filosofia classica, con riferimenti a maestri come Socrate, Platone, Aristotele, ma anche ai loro commentatori successivi, sia tardo-antichi sia ebrei sia musulmani. La luce della fede, collocata nel giusto rapporto con quella della ragione, nonché la profonda conoscenza della Bibbia e dei Padri della Chiesa ne fanno un maestro anche per i tempi di oggi.
Nacque a Roccasecca, nel feudo dei conti d’Aquino (Frosinone), nel 1225. Figlio di Landolfo, nobile di origine longobarda e Teodora, il piccolo Tommaso, a soli cinque anni, fu inviato come oblato nella vicina Abbazia di Monte Cassino per ricevere l’educazione religiosa.
A quattordici anni Tommaso si trasferì a Napoli, dove si dedicò allo studio delle arti all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, presso il convento di San Domenico Maggiore. È così che, pur fortemente ostacolato dalla famiglia, fece richiesta nel 1244 di essere ammesso all’Ordine domenicano, cosa che avvenne a fine aprile dello stesso anno.
I suoi superiori, avendone intuito il precoce talento e per consentirgli il completamento degli studi, lo inviarono a Parigi, ma il giovane, prima che potesse giungervi, fu catturato dai suoi familiari e ricondotto al castello paterno di Monte San Giovanni Campano.
Il periodo di prigionia, che durò un anno, fu caratterizzato dalle pressioni della famiglia che voleva fargli rinunciare l’abito domenicano e si concluse, per intercessione di Papa Innocenzo IV, con la liberazione (o, secondo alcuni biografi, con la fuga) di Tommaso.
Dopo brevi soggiorni, prima a Napoli e poi a Roma, nel 1248 Tommaso giunse a Colonia in Germania per seguire le lezioni di Sant’Alberto Magno, filosofo e teologo tedesco, la cui dottrina cercò di conciliare l’Aristotelismo con il Cristianesimo, considerando il metodo empirico di Aristotele molto utile per le scienze naturali e, dal momento che scienza e fede non sono contrastanti, indirettamente giovevole anche per la fede cristiana: conoscere meglio la natura equivale a conoscere meglio l’opera del Creatore. Tommaso fece sua questa istanza di Alberto.
A Colonia, nel 1250 o nell’anno successivo, diventa sacerdote. Dal 1252 invece Tommaso insegnò all’Università di Parigi, iniziando come baccalarius biblicus e dopo quattro anni poté tenere la sua prima lezione in cattedra. Nel frattempo, Tommaso combatté contro gli averroisti, che ritenevano la fede inconciliabile con la ragione. Secondo Tommaso, invece, la ragione supera le fede, ma non si oppone a essa.
Tommaso cercò anche, contro l’opinione del dominante indirizzo agostiniano, filosoficamente platonico o neoplatonico, di mostrare la conciliabilità dell’impostazione aristotelica – ovviamente interpretata in modo diverso da quanto facevano gli averroisti e, dove occorreva, opportunamente corretta – con la fede cristiana; Tommaso, in questa operazione, non scadde mai nella polemica, citando anzi sempre con grande stima lo stesso Sant’Agostino; a tal proposito, è da rilevare che fu personalmente in ottimi rapporti con uno dei massimi esponenti contemporanei dell’agostinismo, San Bonaventura.
Nel 1259 Tommaso tornò in Italia: strinse amicizia con Guglielmo di Moerbeke, il grande traduttore di Aristotele dai testi originali greci e collaborò ad alcuni scritti con papa Urbano IV, presso il convento di Orvieto, dove il pontefice si era temporaneamente stabilito.
Su incarico di Urbano IV, compose l’ufficio e gli inni per la festa del Corpus Domini appena istituita (8 settembre 1264); tra essi spicca l’inno Pange Lingua, con le celeberrime ultime due strofe del Tantum Ergo, che la liturgia cattolica ancor oggi canta durante l’esposizione del Santissimo Sacramento.
Successivamente si recò a Roma, per organizzare i corsi dello Studio di Santa Sabina e, nel 1267, papa Clemente IV lo chiamò con sé a Viterbo, dove predicò spesso dal pulpito della chiesa di Santa Maria Nuova.
Proprio durante gli anni trascorsi in Italia compose numerose opere come la “Summa contra gentiles”, il “De regimine principum”, il “De unitate intellectus contra Averroistas” e buona parte del suo capolavoro, la Summa Theologiae.
Nel 1269 fu richiamato dai suoi superiori a Parigi, per intervenire nella polemica tra Maestri secolari ed Ordini mendicanti; qui dovette anche difendere il suo recupero del pensiero di Aristotele di fronte agli attacchi degli agostinisti e confutare gli errori dottrinari degli averroisti.
Nel 1272, chiamato da Carlo I d’Angiò, fu nuovamente a Napoli e si occupò della riorganizzazione degli studi teologici del convento di San Domenico, a cui era annessa la locale Università.
Il 6 dicembre 1273, nella chiesa di San Domenico a Napoli, cadde in estasi e da quel giorno smise di scrivere, confidando a fra Reginaldo da Piperno, suo aiutante e confessore: «Tutto quello che ho scritto mi sembra un pugno di paglia a paragone di quello che ho visto e mi è stato rivelato. È venuta la fine della mia scrittura e spero che sia vicina la fine della mia vita» (Antonio Livi, Dal senso comune alla dialettica. Una storia della filosofia, Casa editrice Leonardo da Vinci, Roma 2004-2005). Restò pertanto incompiuta la sua “Summa Theologiae”, in particolare l’ultimo trattato “De Poenitentia”.
Nel gennaio 1274 papa Gregorio X gli ordinò di presenziare al Concilio di Lione II, per verificare in cosa consistessero le divergenze tra la Chiesa latina e quella greca e se fosse possibile appianarle; Tommaso, anche se non in buone condizioni di salute, si mise in viaggio.
Durante il tragitto si fermò presso il castello di Maenza, da sua nipote Francesca maritata con il conte Annibaldo de Ceccano, signore di Maenza, ma la sua malattia si aggravò.
Dal momento che desiderava finire i suoi giorni in un monastero e non essendo in condizione di raggiungere un convento domenicano, fu portato all’Abbazia cistercense di Fossanova, a poca distanza dal borgo di Priverno, dove, al termine di una malattia durata qualche settimana, morì il 7 marzo 1274.
Nel 1369 le sue spoglie furono traslate a Tolosa, in Francia: la sua tomba si trova presso il convento des Jacobins.
Dante Alighieri, nella Divina Commedia, sostiene che il teologo sia stato avvelenato per ordine di Carlo d’Angiò; il Villani riprende questa credenza, mentre l’Anonimo Fiorentino descrive il crimine e le sue motivazioni.
Il Muratori, al contrario, riproducendo il resoconto di uno degli amici del teologo, non fa accenni a eventuali congiure. Anche il semplice sospetto, comunque, ci comunica la convinzione dei contemporanei che l’opera di Tommaso, con la sua chiara distinzione tra potere spirituale e potere temporale, fosse pericolosa per il partito guelfo, rappresentato dall’Angiò.
Tommaso fu canonizzato il 18 luglio 1323 da papa Giovanni XXII, proclamato Dottore della Chiesa nel 1567 e patrono delle scuole e università cattoliche il 4 agosto 1880.
La sua memoria liturgica, da secoli fissata al 7 marzo, giorno del suo decesso, è stata spostata dopo il Concilio Vaticano II al 28 gennaio, data della traslazione del 1369; ciò in ottemperanza alla raccomandazione di spostare le feste liturgiche dei santi dal periodo quaresimale e pasquale.
Le sue reliquie sono venerate in vari luoghi, a seguito dei trasferimenti parziali dei suoi resti. Inizialmente Tommaso fu sepolto presso l’altare maggiore della chiesa dell’abbazia di Fossanova; e poi per alterne vicende e richieste autorevoli, smembrati nel tempo; sono venerate a Fossanova, nel Duomo della vicina Priverno, nella chiesa di Saint-Sermain a Tolosa, in Francia, portate lì nel 1369 dai Domenicani, su autorizzazione di papa Urbano V e poi altre a San Severino, su richiesta dalla sorella Teodora e da lì trasferite poi a Salerno; altre reliquie si trovano nell’antico convento dei Domenicani di Napoli e nel Duomo della città. Il 7 marzo, nel monastero cistercense di Fossanova nel Lazio, si celebra il transito di san Tommaso.
Altri Santi che la Chiesa commemora il 28 gennaio
San Giovanni, sacerdote – Nel monastero di Réom presso Langres nel territorio della Neustria, in Francia, san Giovanni, sacerdote, uomo a Dio sottomesso, che radunò dei monaci sotto la regola di san Macario. (dal Martirologio)
San Giacomo, eremita – Commemorazione di san Giacomo, eremita in Palestina, che per penitenza si rinchiuse a lungo in un sepolcro. (dal Martirologio)
San Giuliano, vescovo – A Cuenca nella Nuova Castiglia in Spagna, san Giuliano, vescovo, che, secondo presule dopo la liberazione della città dai Mori, diede lustro alla Chiesa, donandone i beni ai poveri e procurandosi il vitto quotidiano con il lavoro delle proprie mani. (dal Martirologio)
Santi martiri Agata Lin Zhao, vergine, Girolamo Lu Tingmei e Lorenzo Wang Bing – Nella città di Maokou nella provincia del Guizhou in Cina, santi martiri Agata Lin Zhao, vergine, Girolamo Lu Tingmei e Lorenzo Wang Bing: catechisti, furono denunciati come cristiani sotto l’imperatore Wenzongxian e infine decapitati. (dal Martirologio)
San Giuseppe Freinademetz, sacerdote – Nella città di Daijiazhuang nella provincia meridionale dello Shandong in Cina, san Giuseppe Freinademetz, sacerdote della Società del Verbo Divino, che si adoperò instancabilmente per l’evangelizzazione di questa regione. (dal Martirologio)
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