25 maggio: San Beda il Venerabile, dottore della Chiesa

La Chiesa ricorda oggi un monaco autore di numerose opere, inventore delle note a piè di pagine

San Beda il Venerabile, sacerdote e dottore della Chiesa, che, servo di Cristo dall’età di otto anni, trascorse tutta la sua vita nel monastero di Jarrow nella Northumbria in Inghilterra, dedito alla meditazione e alla spiegazione delle Scritture; tra l’osservanza della disciplina monastica e l’esercizio quotidiano del canto in chiesa, sempre gli fu dolce imparare, insegnare e scrivere. (dal Martirologio)

La Chiesa ricorda oggi un monaco inglese che scrisse su molti altri argomenti, dalla musica alla poesia, ai commentari biblici. Tutto quello che conosciamo della sua vita ci arriva grazie alla sua autobiografia intitolata Historia.

Entrato nel monastero di Wearmouth all’età di 7 anni, divenne diacono a 19 e presbitero a 30. Non è chiaro se fosse di famiglia nobile. Fu educato dagli abati Benedetto Biscop e Ceolfrid, e probabilmente fu quest’ultimo ad accompagnarlo a Jarrow nel 682. Qui trascorse il resto della sua vita dividendo il suo tempo tra lo studio, l’insegnamento, lo scrivere e lo zelo nell’assolvimento della vita monastica.

I suoi scritti mostrano una profonda conoscenza del suo tempo e del passato, conoscenza ottenuta dalla lettura dei volumi della biblioteca di Wearmouth-Jarrow, che conteneva dai 300 ai 500 volumi e che era tra le più grandi d’Inghilterra. Durante i suoi lunghi viaggi si impegnò nella ricerca ed acquisizione di nuovi libri.

Fu un grande esperto in Letteratura Patristica, e nei suoi scritti si ritrovano citazioni di Plinio il Giovane, Virgilio, Lucrezio, Ovidio, Orazio e di altri autori classici. Conosceva il greco e un po’ di ebraico. Il suo latino è semplice e privo di affettazione, ed era utilizzato con l’abilità di un narratore.

Beda utilizzava il metodo di interpretazione allegorica della Bibbia, ed aveva un atteggiamento abbastanza moderno di fronte all’interpretazione dei miracoli. Appariva dotato nella maggior parte delle cose di molto buon senso, era simpatico, aveva amore della verità e dell’imparzialità, sincera pietà e devozione al servizio degli altri. I suoi scritti possono essere classificati in scientifici, storici e teologici.

Beda fece anche un calcolo approssimato dell’età della Terra, ed iniziò a dividere gli anni in prima di Cristo e dopo Cristo. Scrisse che la Terra è rotonda “come una palla da gioco”, in contrasto con l’opinione corrente di una terra rotonda ma piatta.

Il più importante e meglio conosciuto dei suoi lavori è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum, in cinque libri, per un totale di circa 400 pagine, sulla storia dell’Inghilterra, sia dal punto di vista politico che ecclesiastico, dal tempo di Cesare alla data di composizione (731). I primi 21 capitoli trattano del periodo precedente alla missione di Sant’Agostino di Canterbury, e furono scritti a partire dalle opere di altri autori, quali Paolo Orosio, Gildas, Prospero di Aquitania. Beda tenne presenti anche le lettere di Gregorio Magno e altri scritti, includendo anche leggende e tradizioni.

A Beda si deve l’invenzione dell’annotazione a piè di pagina. E proprio a causa dell’annotazione a piè di pagina fu accusato di eresia dal Vescovo Wilfred. L’accusa era di aver calcolato male l’età della Terra: la sua cronologia non rispettava il calcolo del tempo, ed era collegata all’annotazione, in quanto Beda aveva citato un’altra fonte in una nota, piuttosto che una propria opinione, mostrando di aver interpretato in maniera differente dagli altri la fonte citata in nota.

La maggior parte dei suoi scritti è di tipo teologico, e consiste in commentari di libri dell’Antico e del Nuovo Testamento, omelie e trattati su brani della Sacra Scrittura. Il suo ultimo lavoro, completato sul letto di morte, fu la traduzione in lingua anglosassone del Vangelo secondo Giovanni. Beda divenne il Venerabile subito dopo la sua morte, ma non fu dichiarato subito Santo. Bisognerà attendere parecchio per vederlo elevato agli onori degli altari, esattamente il 1899, quando Papa Leone XIII lo dichiarò Santo e Dottore della Chiesa.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 25 maggio

San Gregorio VII, papa – San Gregorio VII, papa, che, portando il nome di Ildebrando, condusse dapprima la vita monastica e con la sua attività diplomatica aiutò molto i pontefici del suo tempo nella riforma della Chiesa; salito alla cattedra di Pietro, rivendicò con grande autorità e forza d’animo la libertà della Chiesa dal potere secolare e difese strenuamente la santità del sacerdozio; per tutto questo, costretto ad abbandonare Roma, morì in esilio a Salerno. (dal Martirologio)

Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, vergine – Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, vergine dell’Ordine delle Carmelitane, che a Firenze in Cristo condusse una vita nascosta di preghiera e di abnegazione, pregò ardentemente per la riforma della Chiesa e, arricchita da Dio di doni straordinari, fu per le consorelle insigne guida verso la perfezione. (dal Martirologio)

San Canione, vescovo e martire – Ad Atella in Campania, san Canione, vescovo e martire. (dal Martirologio)

San Dionigi, vescovo – A Milano, commemorazione di san Dionigi, vescovo, che per la sua retta fede fu relegato dall’imperatore ariano Costanzo in Armenia, dove concluse la sua vita insignito del giusto titolo di martire. (dal Martirologio)

San Zenobio, vescovo – A Firenze, san Zenobio, vescovo. (dal Martirologio)

San Leone, abate – Nel cenobio di Mantenay presso Troyes in Francia, san Leone, abate. (dal Martirologio)

Sant’Aldelmo, vescovo – In Inghilterra, sant’Aldelmo, vescovo, che, celebre per la dottrina e gli scritti, già abate di Malmesbury, fu poi ordinato primo vescovo di Sherborne tra i Sassoni occidentali. (dal Martirologio)

San Gennadio – A Peñalba nelle Asturie in Spagna, san Gennadio, che da abate fu fatto vescovo di questa sede; fu consigliere dei re, ma, spinto dal desiderio di vita monastica, rinunciò alla dignità episcopale, per trascorrere i restanti anni della sua vita da monaco ed eremita. (dal Martirologio)

San Gerio, eremita – Presso Montesanto nelle Marche, transito di san Gerio, che, un tempo conte di Lunel, visse da eremita e morì durante un santo pellegrinaggio. (dal Martirologio)

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