25 luglio: San Giacomo, apostolo
La Chiesa commemora oggi uno dei dodici apostoli di Gesù, fratello di Giovanni l’evangelista, detto Giacomo “il maggiore”
Festa di san Giacomo, Apostolo, che, figlio di Zebedeo e fratello di san Giovanni evangelista, fu insieme a Pietro e Giovanni testimone della trasfigurazione del Signore e della sua agonia. Decapitato da Erode Agrippa in prossimità della festa di Pasqua, ricevette, primo tra gli Apostoli, la corona del martirio. (dal Martirologio)
La Chiesa ricorda oggi San Giacomo il Maggiore, uno dei dodici apostoli di Gesù, fratello di Giovanni l’evangelista. È tradizionalmente (ma non nel Nuovo Testamento) detto il Maggiore per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo detto il Minore.
Assieme a Pietro e suo fratello Giovanni ricopre un ruolo privilegiato nel ministero itinerante di Gesù. Dopo la Pasqua la sua importanza nella Chiesa apostolica sembra scemare a vantaggio di Giacomo “fratello” di Gesù. Viene ucciso di spada per volere di Erode Agrippa I, attorno al 43, primo martire tra gli apostoli.
È venerato da tutte le Chiese cristiane che riconoscono il culto dei santi. Nella tradizione cattolica è centro importante del suo culto la città galiziana di Santiago de Compostela, dove dal IX secolo sono venerate le sue spoglie mortali.
Il nome ebraico יעקב (Yaʿăqōbh) è proprio del patriarca Giacobbe. L’etimologia offerta da Gen 25,26 riconduce il nome al termine עקב (ʿaqèv), “calcagno”. In greco diventa Ἰάκωβος, Iákobos.
Nella Palestina dell’epoca di Gesù il nome era relativamente poco frequente (1,5%); nel Nuovo Testamento è portato, oltre che dall’apostolo Giacomo il Maggiore, anche da Giacomo il Minore e da suo nonno (nella forma Ἰάκώβ, Iákób, Mt 1,16 ).
Il corrispettivo latino è Iacobus, da cui le forme derivate italiane Giacomo, Jacopo e Lapo. In spagnolo il nome dell’apostolo è diventato Santiago, da cui il portoghese Tiago, da cui lo spagnolo Diego.
La vocazione di Giacomo è descritta con termini simili dai tre vangeli sinottici (Mt 4,21-22 ; Mc 1,19-20 ; cfr. Lc 5,10-11 ), assieme alla chiamata di Giovanni, Pietro e Andrea: all’inizio del suo ministero (28 d.C.) Gesù, passando presso il mare di Galilea (verosimilmente a Betsàida), invita i pescatori a seguirlo, e i primi apostoli obbedirono. Mt e Mc precisano che al momento della chiamata Giacomo e Giovanni “riparavano le loro reti”.
Quando poi Gesù costituisce il gruppo dei dodici, “perché stessero con lui e per mandarli a predicare” (Mc 3,14 ), e ne pone a capo Simon Pietro, Giacomo viene menzionato al secondo posto in Mc 3,17 ; occupa invece il terzo posto, preceduto da Andrea, in Mt 10,2 e in Lc 6,14 , e sempre il terzo posto, ma preceduto da Giovanni, in At 1,13 ; nelle tre liste sinottiche dei dodici Giovanni segue sempre immediatamente Giacomo.
Con Giovanni, Giacomo è da Gesù soprannominato Boanèrghes, espressione aramaica che significa “figli del tuono” (Mc 3,17 ); l’appellativo sarebbe riferito allo zelo impetuoso che essi manifestavano (cfr. Lc 9,54).
Con Pietro e Giovanni appartiene la cerchia degli apostoli più vicini a Gesù: presenzia alla resurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37 ; Lc 8,51 ); è testimone della trasfigurazione (Mt 17,1 ; Mc 9,2 ; Lc 9,28 ); è più vicino a Gesù nell’agonia al Getsemani (Mt 26,37 ; Mc 14,33 ). Insieme ai dodici segue comunque da vicino il Maestro in tutta la sua vita pubblica (cfr. Mc 1,29; 13,3 ).
Giacomo e suo fratello Giovanni chiedono a Gesù di poter sedere alla sua destra e alla sua sinistra nel suo Regno (Mc 10,35-37 ; cfr. Mt 20,21 dove la richiesta è posta dalla loro madre). Negli Atti viene nominato solo nella lista iniziale degli undici.
La morte di Giacomo è sobriamente descritta negli Atti degli Apostoli: “In quel tempo il re Erode (Agrippa I) cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni” (12,2), verso il 42: è il primo apostolo a morire martire. Clemente Alessandrino narra che mentre si recava al luogo del martirio avrebbe convertito il suo accompagnatore, che sarebbe morto decapitato con lui. (fonte Cathopedia)
Altri Santi che la Chiesa commemora il 25 luglio
San Cristoforo, martire – In Licia nell’odierna Turchia, san Cristoforo, martire. (dal Martirologio)
San Cucufáte, martire – A Barcellona in Spagna, san Cucufáte, martire, che, trafitto con la spada durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, salì vincitore al cielo. (dal Martirologio)
Santi Valentina, Tea e Paolo, martiri – A Cesarea in Palestina, santi Valentina, Tea e Paolo, martiri nella persecuzione dell’imperatore Massimiano, sotto il governatore Firmiliano. La vergine Valentina, che aveva rovesciato a calci un altare dedicato agli idoli pagani, dopo varie crudeli torture, corse incontro allo Sposo gettata nel fuoco insieme alla vergine Tea; Paolo, invece, condannato a morte, dopo avere ottenuto un breve tempo per la preghiera e aver implorato con tutto il cuore Dio per la salvezza di tutti, ricevette la corona del martirio con la decapitazione. (dal Martirologio)
Santa Olimpiade, vedova – A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, transito di santa Olimpiade, vedova: dopo aver perso il marito in ancor giovane età, trascorse piamente a Costantinopoli il resto della sua vita tra le donne consacrate a Dio, assistendo i poveri e rimanendo fedele collaboratrice di san Giovanni Crisostomo anche durante il suo esilio. (dal Martirologio)
San Magnerico, vescovo – A Treviri nella Renania, in Germania, san Magnerico, vescovo, che fu discepolo di san Nicezio, suo fedele compagno nell’esilio ed emulo del suo zelo nella cura pastorale quando ne divenne successore. (dal Martirologio)
Santi Beato e Banto, sacerdoti – Nello stesso luogo, santi Beato e Banto, sacerdoti, che, al tempo di san Magnerico, condussero vita eremitica. (dal Martirologio)
Santa Glodesinda, badessa – A Metz nella Gallia belgica, ora in Francia, santa Glodesinda, badessa. (dal Martirologio)
San Teodemiro, monaco e martire – A Córdova nell’Andalusia in Spagna, san Teodemiro, monaco di Carmona e martire ancor giovane durante la persecuzione dei Mori. (dal Martirologio)
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