25 agosto: San Ludovico (Luigi IX), re di Francia
La Chiesa commemora oggi un sovrano francese patrono dell’Ordine Francescano Secolare e del Terzo Ordine Regolare di San Francesco
San Luigi IX, re di Francia, che la fede attiva sia in tempo di pace sia nel corso delle guerre intraprese per la difesa dei cristiani, la giustizia nel governo, l’amore verso i poveri e la costanza nelle avversità resero celebre. Unitosi in matrimonio, ebbe undici figli che educò ottimamente e nella pietà. Per onorare la croce, la corona di spine e il sepolcro del Signore impegnò mezzi, forze e la vita stessa. Morì presso Tunisi sulla costa dell’Africa settentrionale colpito dalla peste nel suo accampamento. (dal Martirologio)
Quarto figlio di Luigi VIII e di Bianca di Castiglia, succedette al padre nel 1226, essendo già morti i tre fratelli maggiori. Il dodicenne sovrano mosse i suoi primi passi sotto l’egida della madre, che per alcuni anni assicurò con decisione la reggenza.
Dopo l’improvvisa morte del padre, infatti, Luigi venne rapidamente armato cavaliere (l’adoubement delle fonti) e consacrato re a Reims nella tradizionale celebrazione che prevedeva l’unzione con l’olio santo, appena in tempo per affrontare la rivolta dell’aristocrazia ostile alla reggenza della straniera regina-madre (Bianca era spagnola).
Bianca di Castiglia, infatti, dovette fare i conti con la feudalità più riottosa, sempre pronta a muoversi con profitto tra i re di Francia e d’Inghilterra, protagonisti da tempo di un difficile conflitto politico, militare e dinastico: tra i nobili, per potere territoriale e prestigio, si distinguevano i conti di Fiandra, di Bretagna e della Marche, i quali non sempre avevano garantito fedeltà a Parigi.
Inoltre, il re d’Inghilterra, le cui origini si collocavano nella regione francese dell’Anjou, conservava estesi possedimenti nel Sud-Ovest del paese, per i quali doveva omaggio feudale proprio al giovane re. Dopo una serie di accordi e di transazioni, Luigi sfuggì per poco a un rapimento organizzato e guidato dal conte di Bretagna (1227): furono gli stessi abitanti di Parigi a proteggerlo e ad accompagnarlo verso la capitale, sancendo la prima manifestazione popolare di simpatia nei suoi confronti e di solida fedeltà alle istituzioni monarchiche.
Gli rimase vicino, invece, il conte di Champagne Tibaldo IV, forse il più influente (e ricco) dei vassalli regi dell’area settentrionale. Gli anni tra il 1227 e il 1230 furono molto difficili e videro Luigi impegnato in varie campagne militari, che si conclusero con successo.
Nel 1229 venne firmato l’accordo di Meaux con Raimondo VII di Tolosa, il più pericoloso dei baroni meridionali; contestualmente all’accordo, venne stabilito il matrimonio tra una delle figlie del conte e il fratello minore di Luigi, Alfonso di Poitiers: questa eredità avrebbe garantito alla corona un accesso diretto al Mediterraneo, sulle cui rive sarebbe sorto l’approdo di Aigues-Mortes, dal quale Luigi IX sarebbe salpato per l’Oriente.
L’unione, inoltre, affermò gli interessi della Francia capetingia nel mezzogiorno del paese, a pochi anni di distanza dalla fine della crociata contro gli Albigesi, che tra molte sofferenze e feroci rappresaglie aveva determinato la fine dell’originalità religiosa del Midi. Nel 1230, all’assemblea feudale di Melun, quasi tutta la feudalità del Regno si radunò al cospetto del giovane sovrano, in segno di evidente omaggio e oggettiva subordinazione. Nel 1234 Luigi sposò Margherita di Provenza, figlia del conte Raimondo Beringhieri V, dal 1209 conte della Provenza e personaggio di spicco del tempo. Margherita proveniva da una stirpe di consolidata importanza anche per la storia letteraria e in genere culturale dell’intero mondo francese medioevale, vista la buona accoglienza che l’aristocrazia provenzale aveva riservato per quasi due secoli ad artisti e poeti.
Negli anni compresi tra la giovinezza e la partenza per la Crociata, il re affrontò anche questioni legate alla sfera ecclesiastica, come lo “sciopero” degli studenti all’università di Parigi, provocato dagli scontri che avevano coinvolto i “clerici”, che frequentavano le aule dei conventi situati sulla riva sinistra della Senna e gli abitanti della città, per poi provocare una secessione che avrebbe portato alla fondazione dell’università di Orléans.
Del resto, gli stessi pontefici romani vedevano con diffidenza sia l’insegnamento del diritto accanto alla teologia (a Parigi gli studi giuridici erano stati interdetti già nel 1219), sia la turbolenza degli studenti iscritti alla facoltà delle Arti, nelle quali si stava affermando un pensiero filosofico più libero.
Luigi riuscì a calmare gli animi, punendo i malfattori e confermando i privilegi ecclesiastici, fino a stabilire un prezzo calmierato per gli alloggi in città. Nei confronti delle autorità religiose, il re avrebbe mantenuto una condotta ferma e precisa, che non escludeva rispetto e devozione per la Chiesa, ma gli permise di frenare l’intervento dei vescovi in campo temporale, soprattutto in materia di giurisdizione; clamoroso fu il caso della disputa con il vescovo di Beauvais, che coinvolse un ampio numero di cittadini eminenti, praticamente deportati a Parigi e si concluse solo dopo qualche anno, con la successione nella cattedra della città di un prelato più conciliante (1232-1240).
La profonda religiosità del sovrano si espresse nella ricerca instancabile di preziose reliquie, che affluivano nel tesoro regio e personale, costituendo motivo di venerazione popolare e di prestigio per la dinastia. Significativa fu la vicenda della corona di spine del Cristo, la cui acquisizione sfiorò il romanzesco: custodita a Bisanzio, in quel momento capitale di un regno latino circondato dai nemici greci e islamici, la corona venne offerta dal giovane sovrano Baldovino II (cugino di Luigi) in cambio di aiuti materiali; nel frattempo, però, i dignitari di Bisanzio l’avevano concessa in pegno ai mercanti veneziani a fronte di un ingente prestito.
Per riscattarla, Luigi aveva impegnato somme davvero notevoli e organizzò un trasferimento in Francia attraverso l’Adriatico e Venezia, dove la corona avrebbe sostato per qualche tempo, tra fastose celebrazioni popolari, finché, lasciata andare a malincuore dai veneziani, giunse nella capitale francese (agosto 1239). Per ospitarla degnamente, Luigi fece erigere nell’Île de la Cité uno dei gioielli dell’arte gotica settentrionale, la Sainte-Chapelle.
Assunto direttamente il governo, Luigi condusse una politica di organizzazione e di forte moralizzazione del nascente stato francese e delle sue istituzioni, proseguendo sulla scia dell’attività del nonno Filippo Augusto (1165-1223, re dal 1180): in particolare, Luigi IX promosse un’inchiesta sulle condizioni del governo nei suoi dominii diretti (1247-48), che fece condurre da coppie di frati domenicani e francescani: l’inchiesta, che descrisse una situazione preoccupante a causa degli abusi perpetrati dagli agenti regi sulla popolazione urbana e soprattutto rurale, costituì non solo la premessa di rigenerazione morale e penitenziale alla vigilia della partenza per la Terrasanta, ma soprattutto la base per la riorganizzazione della struttura amministrativa del regno, opera che si sviluppò a partire dal ritorno di Luigi in Francia (1254).
Grazie al suo intervento, si definì meglio il ruolo del Parlamento come organo giurisdizionale e del Consiglio Regio come strumento di governo; migliorarono in pochi anni anche le istituzioni di controllo contabile e vennero giudicate inique le pratiche di giudizio non fondate sulla discussione delle prove (rimane celebre l’immagine del sovrano intento ad ascoltare le istanze del popolo parigino sotto la quercia del Bois de Vincennes, alle porte della capitale, dove i Capetingi possedevano una residenza). Dal 1256 in poi, con una serie di ordinanze e con un singolare movimento dalla periferia al centro del Regno, Luigi IX stabilì funzionari residenziali per ogni circoscrizione territoriale (i balivi) e in ogni capoluogo di una certa importanza (i prevosti), inquadrati gerarchicamente e direttamente rispondenti al controllo regio.
Infine, dopo essere intervenuto contro gli usurai e il gioco d’azzardo (ma anche contro le comunità ebraiche, molto attive nella speculazione finanziaria, che a più riprese soffrirono pubbliche persecuzioni), mise mano alla riforma della città di Parigi, che in quegli anni aveva visto aumentare la propria popolazione fino a più di centomila abitanti.
L’amministrazione della capitale era stata fino a quel momento aggiudicata agli appaltatori che garantivano il maggiore gettito possibile dall’esazione fiscale, mentre la regolazione del commercio era affidata in primo luogo alle associazioni dei mercanti-importatori (nautae parisienses): il re affidò dal 1261 il ruolo di prevosto della città, con ampi poteri di polizia giudiziaria e commerciale, ad un funzionario di sua fiducia, Etienne Boileau, figura davvero mitica nella storia parigina; secondo il racconto di Jean de Joinville (Vie de Saint Louis, 1309), il prevosto agì energicamente, arrestando molti malfattori e imbroglioni, organizzando la guardia della città e assicurando il buon andamento delle attività produttive e commerciali.
Infine, tra il 1268 e il 1269, Boileau fece redigere una monumentale raccolta di leggi e consuetudini corporative, oggi nota come Livre des Mètiers, fonte preziosissima per la conoscenza del mondo del lavoro artigianale del pieno Medioevo, oltre che lista fiscale e documento di ricognizione dei poteri cittadini.
Questa ventennale attività di riforma e di organizzazione della vita sociale ed economica pubblica male si accorda con l’immagine oleografica del re santo e contemplativo, esclusivamente dedito alle pratiche penitenziali, che pure la pubblicistica ecclesiastica volle accreditare in funzione della sua canonizzazione (concessa da papa Bonifacio VIII nel 1297).
In effetti, Luigi IX, al di là del suo profilo di sovrano medievale – dunque pienamente inserito nella rete di relazioni e di vincoli propri del tempo (e che lo avrebbero visto morire da crociato, lontano dal suolo francese) – si deve considerare uno dei padri dello Stato francese e capo politico di notevole intelligenza di governo, oltre che di alto profilo morale.
Anche la politica estera del suo regno fu attenta alle ragioni dell’equilibrio e della pace: nonostante l’iniziale successo (battaglie di Taillebourg e di Saintes, 21 e 22 luglio 1242), preferì giungere a un accordo con la monarchia inglese per il possesso delle regioni sud-occidentali della Francia.
Con il trattato di Parigi del 1259 si giunse ad una pace duratura: l’Aquitania restò in mano inglese (divenendo la base operativa per gli scontri successivi), mentre la dinastia capetingia ottenne il controllo definitivo della Normandia, occupata anni prima da Filippo Augusto.
Anche nella lotta tra Innocenzo III e Federico II, Luigi IX preferì non assumere una posizione definita: questo atteggiamento può apparire contraddittorio per un sovrano che doveva apparire quasi un pupillo della Chiesa ma non lo è se si pensa all’intransigenza con cui Luigi IX difese, come si è accennato, l’autonomia del regno dalle politiche della Chiesa di Roma e se si comprende la sua capacità di contemperare una fede sincera, un ossequio ineccepibile agli esponenti degli Ordini (che talvolta lo stesso popolo parigino gli avrebbe rimproverato) e una notevole forza di decisione nelle scelte politiche.
La sua equità gli valse stima e pubblico riconoscimento anche fuori dalla Francia: fu infatti chiamato a risolvere con un arbitrato le controversie territoriali tra le dinastie comitali fiamminghe dei d’Avesne e dei Dampierre e in Inghilterra la disputa tra Enrico III e i baroni in rivolta.
Suo fratello fu il celebre Carlo d’Angiò, il quale esercitò pressioni non indifferenti sulla monarchia per inserirsi nella successione imperiale e per appropriarsi del regno di Federico II; Luigi continuò a non interferire nelle questioni dell’Impero, tanto per affermare la propria solidità di re legittimato dalla continuità dinastica, quanto per tenere lontano il Regno francese da questioni non essenziali alla sua dimensione politica e territoriale.
In seguito, fu papa Clemente IV, di origine francese, a chiedere direttamente l’intervento dello stesso Carlo, investendolo della corona di Sicilia, che l’Angiò conquistò con la battaglia di Benevento (1266).
Luigi IX guidò due crociate (partite entrambe da Aigues-Mortes): la VII 1248-1254 contro l’Egitto ayyubide, durante la quale, dopo la conquista di Damietta, nel 1249, perse il fratello Roberto d’Artois nella battaglia di al-Mansura e, nella primavera del 1250, fu fatto prigioniero, per poi essere rilasciato dietro il pagamento di un riscatto; tuttavia, rimase diversi anni in Terrasanta per collaborare con le autorità latine del luogo e per rinforzare le difese del residuo territorio crociato, il cui destino era peraltro segnato (nel 1291 sarebbe caduta San Giovanni d’Acri e con essa ogni speranza di uno stabile insediamento cristiano in Oltremare).
Tragico fu l’esito dell’VIII nel 1270, condotta contro l’emirato di Tunisi (forse per volere di Carlo d’Angiò, che fu l’unico a trarne vantaggio, o forse per un errore di prospettiva geo-politica): Luigi morì in quei giorni di peste. In ogni caso, furono entrambe crociate fallimentari, ma soprattutto nella seconda gli interessi delle repubbliche marinare e degli altri poteri insistenti sul Mar Mediterraneo sembrarono prevalere sulla difesa della cristianità, mentre rifulgeva la figura del Re-penitente, oramai proiettato alla gloria degli altari; per questo, Luigi è sovente considerato l’unico sovrano che, al di là di ogni racconto agiografico, abbia perseguito un’interpretazione genuinamente religiosa delle spedizioni militari in Terrasanta. La Crociata, che già alla metà del XIII secolo appariva una questione superata, rappresentò per Luigi IX una forma di devozione religiosa e di compimento del mestiere di re.
Alla sua morte il corpo, secondo l’uso del tempo, venne bollito e disossato: il cuore risalì la penisola italiana e giunse a Parigi, dopo un lungo viaggio di ritorno contrassegnato dall’enorme favore popolare e dal succedersi dei miracoli, a testimonianza della riconosciuta santità del re, accertata non dalle commissioni pontificie o dai calcoli politici, ma dal sentimento e dall’immaginario collettivi.
Luigi IX fu canonizzato nel 1297 da Bonifacio VIII con il nome di san Luigi dei Francesi ed è, insieme con santa Elisabetta d’Ungheria, Patrono dell’Ordine Francescano Secolare e del Terzo Ordine Regolare di San Francesco. (fonte Cathopedia)
Altri Santi che la Chiesa commemora il 25 agosto
San Giuseppe Calasanzio, sacerdote – San Giuseppe Calasanzio, sacerdote, che istituì scuole popolari per la formazione dei bambini e dei giovani nell’amore e nella sapienza del Vangelo, fondando a Roma l’Ordine dei Chierici regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie. (dal Martirologio)
Santi Eusebio, Ponziano, Vincenzo e Pellegrino, martiri – A Roma, al sesto miglio della via Aurelia, deposizione dei santi Eusebio, Ponziano, Vincenzo e Pellegrino, martiri. (dal Martirologio)
San Genesio, martire – Ad Arles nella Provenza in Francia, san Genesio, martire, che, ancora catecumeno, lavorando come cancelliere, si rifiutò di operare contro i cristiani e, cercato allora scampo nella fuga, fu catturato dai soldati e battezzato nel suo stesso sangue. (dal Martirologio)
San Geronzio, vescovo – A Santiponce vicino a Siviglia nell’Andalusia in Spagna, san Geronzio, vescovo, che si narra sia morto in carcere. (dal Martirologio)
San Severo, abate – Ad Agde nella Gallia narbonense, ora in Francia, san Severo, abate del monastero da lui stesso fondato in questa città. (dal Martirologio)
San Mena, vescovo – A Costantinopoli, san Mena, vescovo, che fu ordinato dal papa sant’Agapíto e, riconciliata la comunione per qualche tempo sospesa con il papa Vigilio, dedicò alla Sapienza divina la grande chiesa edificata dall’imperatore Giustiniano. (dal Martirologio)
Sant’Aredio, abate – Ad Attane nel territorio di Limoges in Francia, sant’Aredio, abate, che scrisse per il cenobio da lui fondato una saggia regola attinta dai precetti di vari istituti di vita monastica. (dal Martirologio)
San Gregorio, abate – A Utrecht in Austrasia, nel territorio dell’odierna Olanda, san Gregorio, abate, che, ancora adolescente, seguì fin da subito san Bonifacio nel suo cammino per la conversione dell’Assia e della Turingia e, proprio su suo mandato, resse poi come abate il monastero di San Martino e governò la Chiesa di Utrecht. (dal Martirologio)
San Tommaso Cantelupe, vescovo – Presso Montefiascone nel Lazio, transito di san Tommaso Cantelupe, vescovo di Hereford in Inghilterra, che, uomo di insigne cultura, si mostrò severo con se stesso e generoso benefattore con i poveri. (dal Martirologio)
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