22 maggio: Santa Rita da Cascia, religiosa
La Chiesa ricorda oggi una suora che si è guadagnata l’allocuzione di “santa degli impossibili” per i tanti miracoli avvenuti dopo la sua morte
Santa Rita, religiosa, che, sposata con un uomo violento, sopportò con pazienza i suoi maltrattamenti, riconciliandolo infine con Dio; in seguito, rimasta priva del marito e dei figli, entrò nel monastero dell’Ordine di Sant’Agostino a Cascia in Umbria, offrendo a tutti un sublime esempio di pazienza e di compunzione. (dal Martirologio)
La Chiesa ricorda oggi la Santa degli impossibili, ovvero Santa Rita, al secolo Margherita Lotti. Figlia unica di Antonio Lotti e Amata Ferri, le agiografie la descrivono come una ragazza mite che assecondava i desideri dei genitori.
Affascinata dalla famiglia Agostiniana, desiderava farsi suora, ma per volere dei suoi si sposò. Come era usanza del tempo, i matrimoni spesso venivano programmati già in giovanissima età. Margherita, all’età di sedici anni, sposò Paolo Mancini, discendente da una diramazione della nobile famiglia Mancini e ufficiale comandante la guarnigione di Collegiacone, uomo dal carattere molto orgoglioso e autoritario. Ebbero due figli: Giangiacomo Antonio e Paolo Maria.
Rita si dedicò instancabilmente alla sua famiglia creando le premesse per la conversione di suo marito ed educò i suoi figli alla religione. Proprio quando l’unione matrimoniale, che durò circa diciotto anni, sembrava andare bene, una notte, mentre rincasava Paolo Mancini fu assassinato. Rita perdonò gli assassini di suo marito, ma si angosciò quando capì che i suoi figli volevano vendicarsi. Trovò conforto nella preghiera, auspicando anche la morte fisica dei figli piuttosto che vederli responsabili di atti di violenza e quindi alla morte dell’anima. Poco tempo dopo i due ragazzi si ammalarono contemporaneamente e morirono poco tempo dopo.
Per tre volte, Rita chiese inutilmente di entrare presso il monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia, perché era vedeva e perché il marito era stato assassinato. Entrò in monastero dopo
Finalmente, dopo aver pacificato gli animi e riconciliato la famiglia di suo marito e quella dell’assassino, entrò nel monastero: la Badessa, compresa la vera fede di Rita, la accolse nella comunità, dove Rita visse dedicandosi alla preghiera, per quarant’anni.
Diverse sono i racconti che riguardano la vita di Rita, come la leggenda delle api. Si narra che mentre i genitori di Rita erano occupati a mietere, lei si trovava sotto un albero dentro una cesta. Un contadino si ferì con la falce ed abbandonò il lavoro per andare a farsi medicare, passò davanti a Rita e vide delle api intorno alla cesta e con la mano ferita tentò di allontanarle. La ferita si rimarginò. Le api non punsero la piccola Rita, ma le depositarono il miele nella bocca. Questo è considerato il primo miracolo.
Un’altra leggenda narra di come la suora sia stata portata in volo dai suoi tre Santi protettori Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino dallo scoglio di Roccaporena (luogo dove la Santa andava spesso a pregare) fino dentro le mura del monastero. L’episodio simboleggia l’efficacia della preghiera rivolta ai santi ai quali Rita si era raccomandata per poter entrare in monastero, pur essendo vedova.
La storia più suggestiva riguarda quello che è anche il suo simbolo di riconoscimento: la sera del Venerdì Santo, dopo la predica di San Giacomo della Marca, affascinata dalla descrizione della Passione di Cristo avrebbe ricevuto una spina dalla corona di Gesù conficcata sulla fronte. La madre badessa rifiutò, in seguito a tale evento, la richiesta di Rita di partire per Roma con le altre suore per un pellegrinaggio in occasione del Giubileo. Però, il giorno prima di partire, la tradizione vuole che la spina nella fronte sia sparita e così Rita poté partire.
La reliquie
Alla sua morte, avvenuta il 22 maggio 1447, il suo corpo venne collocato in una cassa di pioppo chiamata codex miraculorum, eseguita da Cecco Barbari. La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dal numero e dalla qualità di eventi prodigiosi riferiti alla sua intercessione, tanto che divenne “la santa degli impossibili”. La sua beatificazione è del 1627, 180 anni dopo la sua morte, durante il pontificato di Urbano VIII Barberini, già vescovo di Spoleto. Leone XIII, nel 1900, la canonizza come santa. I credenti suoi devoti la chiamano “santa degli impossibili”, perché dal giorno della sua morte sarebbe “scesa” al fianco dei più bisognosi, realizzando per loro miracoli molto prodigiosi, detti “impossibili”.
I resti mortali di Santa Rita oggi sono custoditi all’interno di una teca in vetro, in un ambiente del convento annesso alla basilica: da essa si può osservare, attraverso un’ampia grata, che il corpo stesso risulta essere mummificato.
Altri Santi che la Chiesa commemora il 22 maggio
Santi Casto ed Emilio, martiri – In Africa, santi Casto ed Emilio, martiri, che conclusero la loro passione nel fuoco. Come scrive san Cipriano, vinti in un primo combattimento, il Signore li rese in una seconda prova vincitori, facendoli più forti di quelle fiamme a cui i corpi avevano precedentemente ceduto. (dal Martirologio)
San Basilisco, vescovo e martire – A Gumenek nel Ponto, nell’odierna Turchia, san Basilisco, vescovo e martire. (dal Martirologio)
Santa Giulia, vergine e martire – Nell’isola di Corsica, commemorazione di santa Giulia, vergine e martire. (dal Martirologio)
Santa Quiteria, vergine – Nel territorio di Aire-sur-le-Lys nella regione dell’Aquitania, in Francia, santa Quiteria, vergine. (dal Martirologio)
Sant’Ausonio, vescovo – Ad Angoulême sempre in Aquitania, sant’Ausonio, ritenuto primo vescovo di questa città. (dal Martirologio)
San Lupo, vescovo – A Limoges ancora in Aquitania, san Lupo, vescovo, che sottoscrisse la fondazione del monastero di Solesme. (dal Martirologio)
San Giovanni, abate – A Parma, san Giovanni, abate, che, seguendo i consigli di san Maiólo di Cluny, fissò nel suo cenobio molti precetti per promuovere l’osservanza della disciplina monastica. (dal Martirologio)
Sant’Attone, vescovo – A Pistoia, sant’Attone, vescovo, che, abate nell’Ordine di Vallombrosa, fu poi posto alla guida della Chiesa di Pistoia. (dal Martirologio)
San Michele Ho Dình Hy, martire – Nel regno dell’An Nam, ora Viet Nam, san Michele Ho Dình Hy, martire, che, mandarino, ufficiale imperiale e catechista, denunciato come cristiano, morì decapitato dopo atroci supplizi. (dal Martirologio)
San Domenico Ngôn, martire – Nella città di An-Xà nel Tonchino, ora Viet Nam, san Domenico Ngôn, martire, che, padre di famiglia e contadino, si inginocchiò e adorò la croce che i soldati gli avevano ordinato di calpestare e, avendo professato senza paura davanti al giudice la propria fede cristiana, fu immediatamente decapitato. (dal Martirologio)
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