21 giugno: San Luigi Gonzaga, religioso

La Chiesa commemora oggi un gesuita morto all’età di appena 23 anni mentre soccorreva gli ammalati di peste

Memoria di san Luigi Gonzaga, religioso, che, nato da stirpe di principi e a tutti noto per la sua purezza, lasciato al fratello il principato avito, si unì a Roma alla Compagnia di Gesù, ma, logorato nel fisico dall’assistenza da lui data agli appestati, andò ancor giovane incontro alla morte. (dal Martirologio)

La Chiesa festeggia oggi San Luigi, primogenito ed erede legittimo della famiglia Gonzaga, la più importante di Castiglione delle Stiviere, presso Mantova, in Italia. La dinastia dei Gonzaga era costituita in parte da militari e in parte da ecclesiastici.

Suo padre, Don Ferrante, aveva guadagnato prestigio nelle milizie, per la sua assidua presenza in prima linea, per il suo valore in battaglia e la sua ferma lealtà. Fu molto rispettato dall’imperatore per la sua fedeltà e saggezza.

La madre, Donna Marta, era una donna pia e santa. Spese tutta la vita nella corte imperiale al servizio della regina. Sia Don Ferrante che Marta erano di stirpe reale, ma lei era di più alto lignaggio. La sua dinastia includeva imperatori, papi, cardinali e re. Aveva un senso spiccato della dignità accentuato grandemente dalla sua pietà e dalla santità di vita. Ebbe una grande influenza durante tutto il corso della vita di Luigi, incoraggiandolo nella via di fede e alla santità.

Luigi, fin dalla prima infanzia venne educato alla vita militare e da subito dimostrò interesse per i bisognosi. La famiglia era contenta dei suoi atti di carità e si sforzava di farli crescere. All’età di dieci anni, aveva già raggiunto una purezza e una santità pari a quelle di santi che erano vissuti molto di più. Pur vivendo tra lo sfarzo e il lusso, Luigi continuò in maniera ferma e decisa la sua “battaglia” per la purezza, tenendo sempre sotto controllo i propri istinti.

Era così fermo nel suo proposito da decidere in piena consapevolezza di tenere abbassato lo sguardo, senza mai guardare le donne in volto, seguendo la pratica dell’umiltà esercitata da San Francesco d’Assisi. Luigi faceva questo senza apparire troppo austero o mancare di rispetto. Si comportava così per modestia, osservando anche strettamente le leggi della chiesa, mortificandosi volontariamente con le penitenze. La sua astinenza era particolarmente ammirabile se si considera la gran quantità di cibo che aveva a disposizione la classe privilegiata alla quale apparteneva.

A Firenze dove la famiglia trascorreva lunghi soggiorni, Luigi passava molte ore nella chiesa di Nostra Signora dell’Annunciazione. In una di queste visite, mentre era inginocchiato dinanzi alla statua miracolosa della Madonna dell’Annunciazione, fece un solenne e perpetuo voto di castità, che desiderava portare a termine seriamente.

Lo scopo che voleva conseguire era di donarsi completamente, cuore, mente e corpo, a Gesù, tramite la Sua Immacolata Madre. Continuava a respingere le ricchezze e lo sfarzo, da cui era circondato nella vita di corte, giudicandole pericoli spirituali che portavano alla impurità. La grande meta della vita di Luigi era immolarsi come vittima immacolata a Cristo. Sebbene fosse così giovane, questo voto fu fatto sul serio.

Leggeva devotamente le Lettere di San Paolo, che portava sempre con sé, approfondendo il conflitto descritto tra la parte spirituale dell’uomo e quella materiale. All’età di undici anni, proprio un anno dopo aver pronunziato il voto di castità, decise fermamente di voler diventare religioso, tuttavia trascorsero ancora molti anni prima che il suo sogno potesse avverarsi.

Continuava a istruirsi insieme a suo fratello Rodolfo, eccellendo specialmente in scienze, teologia e matematica. Le sue orazioni erano così eloquenti e la sua presenza tanto decorosa che fu scelto per fare un discorso pubblico all’Imperatore al suo ritorno da un viaggio diplomatico. Grazie alla sua cultura, poté insegnare ai poveri della città, che non avevano la possibilità di ricevere alcuna istruzione. Insegnava loro principalmente la religione, in modo da farne acquisire la conoscenza e, di conseguenza, un grande amore per Dio.

All’età di dodici anni Luigi, nel 1580 fu ritenuto pronto a ricevere la Prima Comunione. In alcune occasioni aveva incontrato San Carlo Borromeo e lo aveva impressionato talmente che il santo si volle occupare della sua formazione, fino al giorno in cui ricevette la Santa Eucaristia.

C’è un famoso dipinto della Prima Comunione di Luigi, che cerca di ritrarre la scena dell’incontro dei due santi. In esso si vede Luigi inginocchiato mentre riceve l’Eucaristia, e, dietro di lui, sua madre, mentre, con le mani giunte, lo offre al Signore nell’Eucaristia. Accanto alla madre si inginocchia anche il padre mentre i due fratelli di Luigi, Rodolfo e Francesco, il suo preferito, sono più indietro, per far denotare la supremazia del suo rango.

Verso il centro del quadro c’è la figura intera di San Carlo Borromeo che, chinandosi verso il giovane, pone l’Ostia nella bocca semiaperta di Luigi. Entrambi i santi, in questo quadro, sembrano guardarsi, riconoscendo uno la santità dell’altro.

Da quel momento cercò di fare la Comunione quanto più spesso gli fosse possibile. La sua più grande aspirazione sarebbe stata poterla fare ogni giorno, ma, a quel tempo, non era consentito questo privilegio. Meditava ogni giorno, per almeno un’ora al mattino. Se si distraeva durante la meditazione, cominciava da capo, finché non riusciva a completare l’ora senza interruzioni.

Luigi trascorreva molto tempo dinanzi all’immagine del crocifisso, recitando il Rosario con grande fervore. Pur essendo solo un ragazzo, era già grande per le sue virtù e la sua fede.

Una delle sue virtù tipiche era l’umiltà, praticata anche nel vestire. Non fu mai visto portare indosso una spada che al suo tempo era segno di prestigio e autorità.

Più cresceva, più sentiva l’attrazione per la vita religiosa. Egli preferiva più visitare le confraternite e gli ordini religiosi, che divertirsi a corte.

Cercava segretamente un ordine al quale appartenere, restò colpito dal rigore dei Cappuccini, specialmente dalla loro povertà, ma, dato che non godeva di buona salute, abbandonò l’idea pensando di poter essere più utile in qualche altro ordine.

Attirò la sua attenzione la Compagnia di Gesù della quale ammirava l’entusiasmo per il bene, e in particolare, il voto di obbedienza, che poneva i membri sotto la diretta giurisdizione del Papa di Roma. Un altro aspetto che lo colpiva era la figura del loro fondatore, Sant’Ignazio, che aveva deposto la sua spada da militare per combattere una “guerra spirituale” per le anime.

Una delle missioni dei Gesuiti era all’epoca quella di educare i giovani alla fede, oltre all’evangelizzazione – per opera soprattutto di San Francesco Saverio – delle popolazioni dell’India e del Giappone. Cominciò a desiderare di farne parte, pensando di aver compreso quale fosse il disegno di Dio per lui.

Maturò quindi la sua decisione di farsi gesuita e, malgrado il padre fosse contrario, a 17 anni entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù a Roma, rinunciando al titolo dinastico in favore del fratello.

Studiò teologia e filosofia. A Roma ebbe tra i suoi insegnanti e direttore spirituale San Roberto Bellarmino. Nel periodo del noviziato Luigi fu esaminato costantemente nella sua vocazione, ma nessun superiore la trovò “vacillante”. Diede una grande prova di obbedienza, umiltà e docilità verso i suoi superiori.Come gli altri novizi, fu mandato a occuparsi dei pazienti in un ospedale e a istruire e fare il catechismo ai giovani. Dopo qualche tempo ricevette gli “ordini minori”, continuando i suoi studi e occupandosi sempre del ministero affidatogli con i pazienti dell’ospedale.

Tra il 1590 e 1591 scoppia un’epidemia di tifo petecchiale che si diffuse in tutta l’Italia e Roma non ne fu risparmiata. Sia papa Sisto V che Urbano VII, morti di febbri malariche, causarono preoccupazione nell’Urbe e nella Chiesa. Il Collegio Romano fu chiamato in aiuto dei bisognosi e dei malati negli ospedali. Sotto la guida di padre Nicola Frabrini, rettore del Collegio Romano, Luigi fra i primi volontari a svolgere il suo apostolato presso l’ospedale di San Sisto.

Il 3 marzo 1591 trasporta un appestato all’Ospedale di Santa Maria della Consolazione, scoprendo poi di esserne stato contagiato, consapevole che la sua vita stava per concludersi, tenne ai suoi compagni un breve discorso in cui li esortò a essere obbedienti come era stato lui e ricercare con fervore le virtù. Pochi giorni dopo, munito dei conforti religiosi e ricevuta l’Unzione dei malati, morì: era il 21 giugno 1591, Ottava del Corpus Domini, e aveva ventitré anni.

Il suo corpo si trova nella Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio a Roma, nello splendido altare barocco di Andrea Pozzo e Pierre Legros. Venne beatificato il 19 ottobre 1605 da papa Paolo V. Il 31 dicembre 1726, Papa Benedetto XIII lo proclamò santo[2] e nel 1729 patrono dei giovani e degli studenti. Nel 1926 fu proclamato patrono della gioventù cattolica da Pio XI. È venerato come modello di purezza.

La sua fama si diffuse nel mondo e molte istituzioni educative per la gioventù furono intitolate al suo nome. Negli Stati Uniti, ad esempio, si trova l’università Gonzaga di Spokane.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 21 giugno

San Mevenno, abate – A Ghé nella Bretagna, in Francia, san Mevenno, abate, che, originario del Galles, si ritirò in una selva nell’interno della Bretagna, dove fondò un monastero. (dal Martirologio)

San Leutfrido, abate – Nel territorio di Évreux nella Neustria, in Francia, san Leutfrido, abate, fondatore del monastero di La Croix, che resse per circa quarantotto anni. (dal Martirologio)

San Rodolfo, vescovo – A Bourges nell’Aquitania, ora in Francia, san Rodolfo, vescovo, che, pieno di premura al riguardo della vita sacerdotale, insieme ai sacerdoti della Chiesa a lui affidata si prese cura di riunire in una raccolta sentenze dei santi Padri e dei canoni ad uso pastorale. (dal Martirologio)

San Raimondo, vescovo – A Huesca in Aragona, san Raimondo, che, divenuto da canonico regolare vescovo di Roda e di Barbastro, non volle mai combattere militarmente i nemici della fede cristiana e per questo fu per tre anni espulso dalla sua sede. (dal Martirologio)

San Giovanni Rigby, martire – A Londra in Inghilterra, san Giovanni Rigby, martire, che, arrestato e condannato a morte sotto la regina Elisabetta I per essersi riconciliato con la Chiesa cattolica, fu impiccato a Southwark e sventrato mentre era ancora vivo. (dal Martirologio)

San Giuseppe Isabel Flores, sacerdote e martire – Nel territorio di Zapotlanejo in Messico, san Giuseppe Isabel Flores, sacerdote e martire al tempo della grande persecuzione.

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