21 gennaio: Sant’Agnese, vergine e martire

Oggi si ricorda quella che secondo la tradizione latina, fu una nobile fanciulla, appartenente alla gens Clodia martirizzata durante le persecuzioni di Diocleziano all’età di 12-13 anni

Memoria di sant’Agnese, vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità; vinse, così, sia la sua tenera età che il tiranno, acquisendo una vastissima ammirazione presso le genti e ottenendo presso Dio una gloria ancor più grande; in questo giorno si celebra la deposizione del suo corpo. (dal Martirologio)

Molto varie e talvolta contrastanti sono le notizie circa la sua vita e il suo martirio. Secondo la tradizione più attestata, il figlio del Prefetto di Roma si era invaghito di Agnese senza essere ricambiato, per la qual cosa si era ammalato seriamente.

Dopo il netto rifiuto da parte della fanciulla, il padre del giovane, saputo che Agnese aveva fatto voto di castità, le impose la clausura fra le vestali, con le quali avrebbe dovuto rendere il culto alla dea che proteggeva la città di Roma.

Al rifiuto di Agnese, il prefetto l’avrebbe fatta rinchiudere in un postribolo. Qui però nessun cliente aveva osato toccarla, tranne un uomo che la tradizione religiosa vuole accecato da un angelo bianco, cui però successivamente, per intercessione della stessa Agnese, Dio rese la vista.

La tradizione agiografica racconta che Agnese, accusata di magia, fu a quel punto condannata al rogo, ma le fiamme si divisero sotto il suo corpo senza neppur lambirlo e i suoi capelli crebbero tanto da coprire la sua nudità.

Dopo questo “miracolo” Agnese fu trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo, nella iconografia tradizionale, compare spesso in compagnia di un agnello. Dopo la sua morte il suo corpo fu sepolto nella catacomba oggi conosciuta come Catacomba di Sant’Agnese.

Scrisse di lei Sant’Ambrogio nell’inno Agnes Beatae Virginis: «La pudicizia viveva anche nella morte si coprì il volto con la mano cadde a terra in ginocchio e fu vereconda anche nel cadere», e anche San Damaso ne esaltò l’esempio. Il suo nome è inserito nel Canone romano. Nel Martirologio romano è riportato lo scritto di san Girolamo che di lei dice: «Con gli scritti e con le lingue di tutte le genti, specialmente nelle chiese, fu lodata la vita di Agnese; la quale vinse e l’età e il tiranno e col martirio consacrò la gloria della castità»

Nel giorno della sua celebrazione, il 21 gennaio, la liturgia riporta questa antifona al Magnificat: «Stans beata Agnes in medio flammae, expansis manibus, orabat ad Dominum: Omnipotens, adorande, colende, tremende, benedico te et glorifico nomen tuum in aeternum » «Sant’Agnese, in piedi in mezzo al fuoco, aprendo le mani, pregava il Signore: Onnipotente, degno di adorazione, di lode e di timore, benedico te e glorifico il tuo nome in eterno».

Ad Agnese sono dedicati, a Roma, la Chiesa di Sant’Agnese in Agone, in piazza Navona, nel luogo del martirio e il complesso monumentale di Sant’Agnese fuori le mura, fatto erigere dalla principessa Costantina, figlia dell’imperatore Costantino I, sulle catacombe nelle quali fu sepolto il suo corpo. Qui, ogni anno il 21 gennaio, due agnelli allevati da religiose vengono benedetti e offerti al papa perché dalla loro lana siano tessuti i palli dei patriarchi e dei metropoliti del mondo cattolico.

Sant’Agnese è la patrona delle vergini, delle fidanzate e dei giardinieri. Anche l’Almo collegio Capranica, tradizionalmente costruito sul luogo della sua casa natale, la venera come patrona.

Sant’Agnese è figura importante del romanzo Fabiola o la Chiesa delle catacombe (di Nicholas Wiseman), di cui si ricorda la versione cinematografica (Fabiola) realizzata da Alessandro Blasetti nel 1949.

A L’Aquila il giorno di Sant’Agnese si festeggiano le male lingue. L’origine della tradizione è incerta, ma la versione più probabile è questa[1]: nei primi anni della fondazione della città, vari gruppi di persone si riunivano presso locande e osterie per criticare i signori del tempo. Uno di questi gruppi fu esiliato dalla città il 21 gennaio e per questo motivo furono detti “quelli di Sant’Agnese”. Furono poi riammessi dopo sei mesi, a seguito delle numerose richieste da parte delle madri, mogli e fidanzate, a condizione che non facessero più pettegolezzi all’interno delle mura cittadine: presero pertanto a riunirsi presso un’osteria vicino Porta della Rivera.

Sull’esempio di questo gruppo, esistono ancor oggi numerose confraternite di male lingue che ogni anno si riuniscono in grandi conviviali, durante i quali vengono elette numerose cariche sociali, alcune dal significato ovvio (ju Presidente, ju Secretariu, la Lengua Zozza), altre meno comprensibili ma più colorite (la Mamma deji cazzi deji atri, la Lima Sorda, ju Zellusu, ju Recchie Fredde, ju Capisciò).

Per valorizzare questo aspetto della cultura aquilana, da qualche anno si organizza un convegno annuale su Sant’Agnese, dal titolo “Pianeta Maldicenza”.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 21 gennaio

San Publio, vescovo – Commemorazione di san Publio, vescovo di Atene, che diede testimonianza a Cristo nel martirio. (dal Martirologio)

Passione dei santi martiri Fruttuoso, vescovo, Augurio ed Eulogio, suoi diaconi – A Tarragona nella Spagna Citeriore, passione dei santi martiri Fruttuoso, vescovo, Augurio ed Eulogio, suoi diaconi: sotto gli imperatori Valeriano e Gallieno, dopo aver confessato la loro fede al cospetto del procuratore Emiliano, furono condotti nell’anfiteatro, dove, rivolta a chiara voce dal vescovo verso i fedeli presenti una preghiera per la pace della Chiesa, portarono a compimento il loro martirio gettati tra le fiamme e pregando in ginocchio. (dal Martirologio)

San Patroclo, martire – A Troyes nella Gallia lugdunense, nell’odierna Francia, san Patroclo, martire. (dal Martirologio)

Sant’Epifanio, vescovo – A Pavia, sant’Epifanio, vescovo, che, al tempo delle invasioni barbariche, si impegnò molto per la riconciliazione dei popoli, per la liberazione dei prigionieri e per la ricostruzione della città distrutta. (dal Martirologio)

San Meinrado, sacerdote – Tra i monti intorno al lago di Zurigo nell’odierna Svizzera, san Meinrado, sacerdote, che, dedito dapprima alla vita cenobitica, poi a quella eremitica, fu ucciso dai briganti. (dal Martirologio)

San Zaccaria, detto l’Angelico – Sul massiccio del Mercurio in Basilicata, san Zaccaria, detto l’Angelico, maestro di vita cenobitica. (dal Martirologio)

Sant’Albano Roe e beato Tommaso Green, sacerdoti e martiri – A Londra in Inghilterra, sant’Albano Roe, dell’Ordine di San Benedetto, e beato Tommaso Green, sacerdoti e martiri: sotto il re Carlo I, il primo dopo aver passato diciassette anni in carcere e l’altro quattordici, ormai vecchi, insieme furono sospesi per Cristo al patibolo a Tyburn. (dal Martirologio)

Santo martire Giovanni Yi Yun-il – Nel territorio di Daegu in Corea, santo martire Giovanni Yi Yun-il: padre di famiglia, contadino e catechista, vinte le percosse e la frattura delle membra, rimase fermo nella fede cristiana e con animo sereno ricevette il martirio per decapitazione, ultima vittima della grande persecuzione attuata in questa nazione. (dal Martirologio)

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