18 marzo: San Cirillo, vescovo di Gerusalemme e dottore della Chiesa
Oggi si commemora un vescovo di Gerusalemme che si batté contro l’eresia ariana

San Cirillo, vescovo di Gerusalemme e dottore della Chiesa, che, dopo avere sofferto molti oltraggi dagli ariani a causa della fede ed essere stato più volte scacciato dalla sua sede, spiegò mirabilmente ai fedeli la retta dottrina, le Scritture e i sacri misteri con omelie e catechesi. (dal Martirologio)
Poco o nulla si sa della sua gioventù, nacque nel 313 o nel 315 a Gerusalemme, da genitori cristiani. Le informazioni che si hanno su di lui giungono dai contemporanei Rufino, Epifanio e Geronimo e da vari storici del V secolo tra cui Sozomeno, Socrate e Teodoro.
Venne ordinato sacerdote dal vescovo Macario di Gerusalemme o dal suo successore Massimo III nel 335. Sotto Massimo III operò come sacerdote della Diocesi di Gerusalemme. Molto incline al dialogo e alla riconciliazione, partecipò alle dispute teologiche più importanti della sua epoca.
Sulla disputa cristologica (la natura di Gesù Cristo), egli abbracciò la corrente di Eusebio di Cesarea, che si situava in una posizione mediana tra la teologia di Atanasio di Alessandria (che divenne poi quella accettata dalla Chiesa), e quella di Ario.
Gli ariani non la accettavano, Atanasio sosteneva la consustanzialità (stessa natura del Padre), mentre Eusebio e Cirillo erano per una posizione dove Cristo era definito ὅμοιος (homoios, simile al Padre).
Cirillo esercitò il suo ministero in una città che, dopo molti anni di violenze e di soprusi, tornava a suscitare l’interesse dei potenti. La madre dell’imperatore, Elena, vi si era recata nel 323, mentre nel 335 lo stesso imperatore Costantino fece erigere la basilica del Santo Sepolcro, che vide in seguito Cirillo operare e predicare. Sotto un altro imperatore, Giuliano, si tentò anche di ricostruire il Tempio di Gerusalemme distrutto duecento anni prima.
Cirillo venne nominato vescovo nel 347 da Acacio vescovo di Cesarea. Tra i due sorsero quasi immediatamente forti attriti, sia per questioni amministrative che per questioni teologiche. Questi dissidi sfociarono nella condanna all’esilio, formulata da un concilio indetto dal patriarca Acacio nel 358: Cirillo venne accusato di aver venduto proprietà della Chiesa per aiutare i poveri.
Nel concilio di Seleucia del 359, presente Cirillo, Acacio venne deposto e il nostro vescovo poté, per un breve periodo, rientrare nella sua diocesi. Appena un anno dopo, questa volta ad opera dell’Imperatore Costanzo II, anch’egli filo-ariano, venne di nuovo esiliato. Con l’avvento al potere di Giuliano nel 361, tutti i vescovi esiliati furono riammessi alle loro cariche.
Il 7 maggio 351 fu testimone, insieme a tutto il popolo di Gerusalemme, dell’apparizione di una croce nel cielo.
Nel 367 venne di nuovo esiliato; questo esilio durò fino al 378. Nel 381 partecipò al grande concilio di Costantinopoli, dove venne definitivamente decisa l’adozione del Credo niceno, che diventò verità di fede.
Anche Cirillo sottoscrisse la definizione di Cristo come ὁμοούσιος (homoousion, «della stessa sostanza») del Padre, convinto che questa fosse l’unica accettabile. Quando finalmente venne raggiunta, per lui e per la propria Chiesa, una chiara presa di posizione dopo un’intera vita spesa a ragionare e ponderare quale fosse la vera sostanza del Cristo, poté trascorrere gli ultimi anni in serenità. Morì il 18 marzo 386.
Di questo vescovo ci sono pervenute: un sermone sul lago di Betsaida, una lettera all’imperatore Costanzo II, altri tre piccoli frammenti e ventiquattro sermoni per la Catechesi. La lettera all’imperatore descrive lo straordinario evento avvenuto nel mese di maggio agli inizi del suo episcopato, quando una grande croce comparve nel cielo tra il monte calvario e l’orto degli ulivi.
Dei sermoni della catechesi, probabilmente trascritti da un catecumeno, includono la prima introduttiva (Procatechesi), diciotto sermoni tenuti in Quaresima quale preparazione al battesimo indirizzate ai catecumeni (photizòmenoi), e che trattano del peccato, della penitenza, della fede, e illustrano il contenuto del Simbolo battesimale molto simile al Credo adottato dal primo concilio di Costantinopoli, e cinque prediche dette mistagogiche, ossia istruzioni rivolte nella settimana dopo la Pasqua ai neo-battezzati per illustrare la dottrina ed il rito dei sacramenti e la liturgia della messa. Si ricordano anche le parole sugli animali e il Creato nella Catechesi battesimale.
Altri Santi che la Chiesa commemora il 18 marzo
Sant’Alessandro, vescovo e martire – Commemorazione di sant’Alessandro, vescovo e martire, che, venuto a Gerusalemme dalla Cappadocia, accettò la cura pastorale della Città Santa, dove fondò una preziosa biblioteca e istituì una scuola; più tardi, giunto ormai in avanzata età dopo una vita longeva, condotto a Cesarea durante la persecuzione dell’imperatore Decio, subì il martirio per la sua fede in Cristo. (dal Martirologio)
San Frediano, vescovo – A Lucca, san Frediano, vescovo, che, originario dell’Irlanda, radunò dei chierici in monastero, per il bene del popolo deviò il corso del fiume Serchio rendendo fertile il territorio e convertì alla fede cattolica i Longobardi che avevano invaso la regione. (dal Martirologio)
San Leobardo – A Tours nel territorio della Neustria, in Francia, san Leobardo, che visse recluso in una piccola cella accanto al monastero di Marmoutier, rifulgendo per spirito di penitenza e umiltà. (dal Martirologio)
San Braulio, vescovo – A Saragozza in Spagna, san Braulio, vescovo, che diede aiuto a sant’Isidoro, di cui fu grande amico, nel rinnovare la disciplina ecclesiastica in tutta la Spagna e ne fu degno successore per eloquenza e dottrina. (dal Martirologio)
Sant’Edoardo, martire – Presso la cittadina di Wareham in Inghilterra, sant’Edoardo, che, re degli Angli, fu ucciso ancora giovane con malvagio inganno dai sicari della sua matrigna. (dal Martirologio)
Transito di Sant’Anselmo, vescovo – A Mantova, transito di sant’Anselmo, vescovo di Lucca: fedelissimo alla Sede Romana, durante la lotta per le investiture ripose nelle mani del papa san Gregorio VII l’anello e il pastorale, che a malincuore aveva ricevuto dall’imperatore Enrico IV; scacciato dalla sua sede da parte dei canonici che rifiutavano la vita comune con lui, fu mandato come legato in Lombardia dal papa, al quale fu di grande aiuto. (dal Martirologio)
San Salvatore Grionesos da Horta, religioso – A Cagliari, san Salvatore Grionesos da Horta, religioso dell’Ordine dei Frati Minori, che si fece umile strumento di Cristo per la salvezza dei corpi e delle anime. (dal Martirologio)
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