16 gennaio: San Marcellino I, papa
Oggi si ricorda il Pontefice che appena eletto si accinse immediatamente alla riorganizzazione della Chiesa

A Roma nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria Nuova, deposizione di san Marcellino I, papa, che, come attesta san Damaso, vero pastore, fieramente osteggiato dagli apostati che rifiutavano la penitenza da lui stabilita e disonorevolmente denunciato presso il tiranno, morì esule scacciato dalla patria. (dal Martirologio)
L’impero romano era in pace fin dal 260 e in questa situazione circa sette milioni di persone su cinquanta milioni professavano la religione cristiana. Tutto sembrava mettersi per il meglio, ma il partito dell’antica religione riuscì a persuadere Galerio che la politica di restaurazione e centralizzazione dell’imperatore Diocleziano esigeva la soppressione della religione cristiana.
A causa di ciò l’imperatore proclamò l’ultima persecuzione. Diocleziano emanò quattro editti che comandavano di distruggere le chiese, di bruciare le sacre scritture, di imprigionare i capi delle chiese, di torturare coloro che non volevano sacrificare agli antichi dei e di ucciderli qualora, a dispetto delle torture, non avessero ceduto.
Tale persecuzione ebbe conseguenze epocali sulla disciplina interna della chiesa: ci furono molti martiri, ma anche innumerevoli lapsi, coloro, cioè che per salvarsi offrirono sacrifici agli idoli o brigarono per farsi iscrivere nei registri di coloro che avevano ubbidito agli editti. Ovunque costoro crearono seri problemi ai vescovi: come ci si doveva comportare qualora avessero espresso il desiderio di riconciliarsi con la Chiesa?
La persecuzione, probabilmente, nel 304, colpì anche papa Marcellino. La sede romana rimase vacante per circa quattro anni, anche se, già nel 305 con l’abdicazione di Diocleziano e di Massimiano, la persecuzione andò scemando di intensità e, dopo il 307, con la proclamazione di Massenzio, in Italia e in Africa cessò quasi del tutto. Sotto il suo dominio i cristiani di Roma rientrarono lentamente in possesso dei loro beni e poterono riunirsi nuovamente senza paura. Iniziarono, così, a riorganizzare la loro comunità.
Secondo il “Catalogo Liberiano”, Marcello, un romano, fu eletto papa dal clero romano intorno alla metà del 308 (Fuit temporibus Maxenti a cons. X et Maximiano usque post consulatum X et septimum). In base all’interpretazione di Giovanni Battista de Rossi tale annotazione andrebbe letta A cons. Maximiano Herculio X et Maximiano Galerio VII [308] usque post cons. Maxim. Herc. X et Maxim. Galer. VII [309].
Alla sua ascensione trovò la chiesa in una situazione disastrosa. I luoghi di riunione e alcuni cimiteri erano stati confiscati e le attività ordinarie era state interrotte. Oltre a questo erano sorti dissensi interni causati dal gran numero di persone che avevano abiurato la fede durante la persecuzione e che, sotto la guida di un apostata, pretendevano di essere riammessi in comunione senza fare atto di penitenza, perché, a loro avviso, la lunga vacanza della sede apostolica permetteva di ritenere tali procedure ormai obsolete e superate.
Una volta eletto, Marcello si accinse immediatamente alla riorganizzazione della Chiesa. Secondo il Liber Pontificalis suddivise il territorio metropolitano in 25 distretti (tituli) (assimilabili alle odierne parrocchie, a capo dei quali era posto un presbitero che sovrintendeva alla preparazione dei catecumeni, al battesimo, alla somministrazione delle penitenze, alle celebrazioni liturgiche e alla cura dei luoghi di sepoltura e della memoria. Il suo nome, comunque, è legato soprattutto alla fondazione del cimitero di Novella (Cœmeterium Novellœ), sulla via Salaria, di fronte al cimitero di Priscilla.
Sul Liber Pontificalis era riportato: Hic fecit cymiterium Novellae via Salaria et XXV titulos in urbe Roma constituit quasi diœcesis propter baptismum et pœnitentiam multorum qui convertebantur ex paganis et propter sepulturas Inartyrum. All’inizio del VII secolo, probabilmente, a Roma esistevano 25 chiese titolari ed esiste una tradizione storica che riporta di come l’amministrazione ecclesiastica fosse stata riformata dopo la persecuzione di Diocleziano, pertanto il compilatore del Liber Pontificalis la attribuì a Marcello.
Il lavoro del papa fu, però, presto interrotto dalla controversia dei lapsi. Marcello, forte sostenitore delle antiche tradizioni, irrigidì la sua posizione e pretese da coloro che volevano essere riammessi la penitenza. A testimonianza di questa posizione esiste l’epigrafe composta da Papa Damaso I per la sua tomba: “Pastore vero, perché manifestò ai lapsi l’obbligo che avevano di espiare il loro delitto con le lacrime della penitenza, fu considerato da quei miserabili come un terribile nemico. Di qui il furore, l’odio, la discordia, la sedizione, la morte. A causa del delitto di uno che anche durante la pace rinnegò Cristo, Marcello fu deportato, vittima della crudeltà di un tiranno”.
A causa di tale situazione, si formò un partito che si opponeva al papa e scoppiarono liti, sedizioni e stragi. Massenzio, che diede credito alle accuse dei turbolenti, ritenne Marcello responsabile dei disordini e lo esiliò in un luogo che è tuttora ignoto. Tutto questo avvenne alla fine del 308 o all’inizio del 309, in base a quanto riportato sul “Catalogo Liberiano”, che parla di un pontificato non più lungo di 1 anno, 6 (o 7) mesi e 20 giorni.
Marcello morì in esilio poco dopo aver lasciato Roma e fu subito venerato come santo. In base al Depositio episcoporum, alla “Cronografia” del 354 e ad altri documenti, la sua festa ricorre il 16 gennaio. Nonostante ciò, si ignorano sia il luogo dell’esilio che la data esatta della sua morte. È certo, però, secondo il Martirologio Geronimiano, che fu traslato a Roma e sepolto nel cimitero di Priscilla. I suoi resti sono deposti nell’antica urna di basalto verde nell’altare maggiore della Chiesa di San Marcello al Corso.
Nel Liber Pontificalis e nel Breviario romano viene riportata una versione diversa della morte di Marcello, versione tramandata da una Passio Marcelli del V secolo contenuta negli Acta Sanctorum: Massenzio, infuriato per la riorganizzazione della Chiesa intrapresa da Marcello, pretese dal papa che rinunciasse alla sua dignità episcopale e che sacrificasse agli dei pagani.
Al suo rifiuto, questi fu condannato a lavorare come schiavo presso una stazione postale (catabulum) di Roma. Dopo nove mesi fu liberato dal clero romano, ma fu nuovamente condannato per aver consacrato la casa della matrona Lucina presso la via Lata.
La condanna consisteva nell’accudire ai cavalli ricoverati presso lo stesso catabulum. Pochi giorni dopo Marcello morì. Tale versione forse è stata creata per localizzare in qualche maniera il luogo del martirio del papa: il Titolo di Marcello, che era localizzato presso le poste pubbliche, da cui la denominazione di “San Marcello in catàbulo”. Per tale motivo è considerato patrono degli stallieri e degli allevatori di cavalli.
Secondo il famoso studioso tedesco, Theodor Mommsen, Marcello non fu realmente il vescovo di Roma, ma un semplice presbitero romano a cui era stata affidata la reggenza dell’amministrazione ecclesiastica durante l’ultimo periodo della vacanza del soglio di Pietro.
In base a questo punto di vista, il 16 gennaio 309 altro non è se non la data di morte di papa Marcellino, a cui succedette papa Eusebio. Tale ipotesi è avvalorata dal fatto che in alcuni cataloghi viene menzionato un solo papa, chiamato a volte Marcellino e a volte Marcello. Comunque non vi sono prove storiche che possano avvalorare detta tesi.
Altri Santi che la Chiesa commemora il 16 gennaio
San Danacte, martire – A Valona nell’Illirico, nell’odierna Albania, san Danacte, martire. (dal Martirologio)
San Melas, vescovo – A Rinocorura in Egitto, san Melas, vescovo, che, dopo aver patito l’esilio per la retta fede sotto l’imperatore ariano Valente, riposò in pace. (dal Martirologio)
Sant’Onorato – Ad Arles nella Provenza, in Francia, sant’Onorato, vescovo, che fondò il celebre monastero sull’isola di Lérins e accettò il governo della Chiesa di Arles. (dal Martirologio)
San Giacomo, vescovo – A Moûtiers in Gallia, nell’odierna Francia, san Giacomo, vescovo, discepolo di sant’Onorato di Lérins. (dal Martirologio)
San Tiziano – A Oderzo in Veneto, san Tiziano, vescovo. (dal Martirologio)
San Leobazio, abate – Nei dintorni di Tours nella Gallia lugdunense, nell’odierna Francia, commemorazione di san Leobazio, abate, che, posto dal suo maestro sant’Orso a capo del monastero di Sénevière da poco fondato, perseverò in somma santità fino ad avanzata vecchiaia. (dal Martirologio)
San Triviero – Nel villaggio di Dombes nel territorio di Lione, in Francia, san Triviero, sacerdote, monaco e infine eremita. (dal Martirologio)
San Fúrseo, abate – A Mézières presso il fiume Authie in Francia, san Fúrseo, abate dapprima in Irlanda, poi in Inghilterra, quindi in Francia, dove fondò il monastero di Lagny. (dal Martirologio)
Santa Giovanna, vergine – A Bagno di Romagna, santa Giovanna, vergine, che, accolta nell’Ordine camaldolese, rifulse in sommo grado per obbedienza e umiltà. (dal Martirologio)
Santi martiri Berardo, Ottone, Pietro, Accorsio e Adiuto – Presso la città di Marrakesch nell’odierno Marocco, passione dei santi martiri Berardo, Ottone, Pietro, sacerdoti, Accorsio e Adiuto, religiosi, dell’Ordine dei Minori: mandati da san Francesco ad annunciare il Vangelo di Cristo ai musulmani, catturati a Siviglia e condotti a Marrakesch, per ordine del capo dei Mori furono trafitti con la spada. (dal Martirologio)
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