14 ottobre: San Callisto I, papa e martire
La Chiesa commemora oggi il Pontefice che dà il nome alle catacombe romane dove lui stesso raccolse le reliquie dei martiri
San Callisto I, papa, martire: da diacono, dopo un lungo esilio in Sardegna, si prese cura del cimitero sulla via Appia noto sotto il suo nome, dove raccolse le vestigia dei martiri a futura venerazione dei posteri; eletto poi papa promosse la retta dottrina e riconciliò con benevolenza i lapsi, coronando infine il suo operoso episcopato con un luminoso martirio. In questo giorno si commemora la deposizione del suo corpo nel cimitero di Calepodio a Roma sulla via Aurelia. (dal Martirologio)
Quasi tutto quello che sappiamo di questo papa proviene dagli scritti dei suoi acerrimi nemici, Tertulliano e l’antipapa Ippolito: ciò che riportavano, seppur in modo distorto, era, probabilmente, basato su fatti reali.
Secondo Ippolito, che nei Philosophumena lo definisce “uomo industrioso per il male e pieno di risorse per l’errore”, Callisto era lo schiavo di un certo Carpoforo, un cristiano della famiglia imperiale. Costui affidò grandi somme di denaro a Callisto, che creò una banca in cui orfani e vedove potevano portare i loro soldi.
Callisto, però, perse tutto e scappò. Carpoforo lo seguì fino a Porto, dove Callisto si stava imbarcando su una nave. Vedendo il suo padrone avvicinarsi su una barca, lo schiavo si gettò in mare per suicidarsi, ma fu salvato, trascinato a riva, e consegnato al padrone affinché lo punisse.
I creditori, credendo che avesse ancora i loro soldi, implorarono affinché fosse rilasciato: Callisto però non li aveva più, così cercò di nuovo la morte attaccando e insultando gli ebrei nella loro sinagoga. Gli ebrei lo trascinarono di fronte al prefetto Fusciano, dove Carpoforo dichiarò che Callisto non doveva essere considerato come un cristiano, ma il prefetto, pensando che il padrone stesse tentando di salvare il suo schiavo, condannò Callisto ai lavori forzati nelle miniere in Sardegna (ad metalla).
Qualche tempo dopo, Marcia, l’amante di Commodo, convocò papa Vittore I e gli chiese se c’erano cristiani in Sardegna. Questi le diede un elenco, senza includere Callisto. Marcia spedì allora un emissario con l’incarico di far rilasciare i prigionieri. Callisto si gettò ai suoi piedi, e lo implorò di portarlo con sé. Vittore si risentì dell’accaduto, ma essendo un uomo compassionevole, lasciò Callisto ad Anzio con una sovvenzione mensile.
Quando Zefirino divenne papa, Callisto fu richiamato e organizzò il primo cimitero della Chiesa, con una catacomba acquistata dalla chiesa romana, che fin da allora si chiama Catacomba di Callisto. Callisto ebbe grande influenza sul pratico Zefirino. Comunque, non ci sono testimonianze su come lo schiavo fuggitivo (per la legge romana, libero dal suo padrone, che aveva perso tutti i diritti quando Callisto venne condannato ai lavori forzati) divenne prima arcidiacono e poi papa.
Döllinger e De Rossi hanno però demolito questa tesi. Ippolito non affermava che Callisto aveva perso denaro depositato presso di lui per sua colpa. Questi, poi, si gettò dalla nave più per fuggire che per suicidarsi. Carpoforo, un cristiano, avrebbe dovuto evitare ad un suo schiavo cristiano una punizione orribile e ciò non depone a favore del carattere del padrone, mentre l’intercessione dei cristiani per Callisto depone a favore di quest’ultimo.
E’ assurdo, inoltre, sostenere che corteggiò la morte attaccando una sinagoga; egli chiese ai debitori ebrei di rimborsargli ciò che gli era dovuto. La dichiarazione stessa che Carpoforo rilasciò dinanzi al prefetto sulla non appartenenza alla chiesa di Callisto era falsa.
Ippolito stesso, infatti, diceva che era proprio in qualità di cristiano che Callisto fu spedito alle miniere, e che in qualità di cristiano fu rilasciato. Se papa Vittore accordò a Callisto una sovvenzione mensile, è evidente che non si pentì della sua liberazione.
È, inoltre, molto improbabile che Zefirino fosse ignorante e avido, secondo le false accuse dei suoi nemici. Callisto non si sarebbe potuto elevare così in alto senza considerevoli doti, e lo spirito vendicativo dimostrato da Ippolito insieme alla sua teologia non ortodossa spiega perché Zefirino ripose la sua fiducia in Callisto piuttosto che nel dotto discepolo Ireneo.
Nonostante si faccia iniziare il suo pontificato nel 217, il suo contemporaneo, Giulio Africano, indicava la data della sua ascesa al soglio di Pietro nel primo (o secondo?) anno del regno di Eliogabalo, 218 o 219. Comunque, sia Eusebio di Cesarea che il “Catalogo Liberiano” concordavano nel riconoscergli cinque anni di episcopato. La sua elezione provocò lo scisma di Ippolito, che rimproverava a Callisto, come è stato già detto, la sua origine servile, la sua arrendevolezza nei confronti dei lapsi e la sua dottrina sulla Trinità.
L’Historia Augusta afferma che un luogo su cui fece erigere un oratorio fu rivendicato da alcuni tavernai (popinarii), ma l’imperatore decise che un luogo per l’adorazione di qualsiasi dio era meglio di qualunque taverna. Si dice che questa sia stata l’origine della Basilica di Santa Maria in Trastevere, che, secondo quanto affermato nel “Catalogo Liberiano”, invece, fu fatta costruire da papa Giulio I.
Probabilmente non è un caso che la Chiesa di San Callisto sia vicina a quest’ultima. In essa, inoltre, si conserva un pozzo in cui la tradizione vuole che fu gettato il corpo del papa. È questa, con molta più probabilità, la chiesa fatta edificare da Callisto e non la basilica.
È possibile che Callisto sia stato martirizzato attorno al 222, forse durante una sollevazione popolare, ma la leggenda secondo la quale venne gettato nel pozzo non ha fondamento. Venne sepolto nel cimitero di Calepodio sulla Via Aurelia. Le sue spoglie vennero traslate nel IX secolo nella Basilica di Santa Maria in Trastevere.
Il suo anniversario, secondo il Depositio Martirum (Callisti in viâ Aureliâ miliario III) e i martirologi seguenti, ricorre il 14 ottobre. Nel 790 papa Adriano I fece traslare le sue reliquie a Santa Maria in Trastevere. Papa Gregorio IV (827-843) ritrovò il suo corpo e quelli di papa Cornelio e san Calepodio sotto l’ingresso della basilica e li fece deporre sotto l’altare maggiore.
Altri Santi che la Chiesa commemora il 14 ottobre
San Lùpulo, martire – A Capua in Campania, san Lùpulo, martire. (dal Martirologio)
San Gaudenzio, vescovo – A Rimini, san Gaudenzio, che si ritiene sia stato, in tempo di persecuzione, il primo vescovo di questa città. (dal Martirologio)
San Donaziano, vescovo – A Bruges nel territorio dell’odierno Belgio, commemorazione di san Donaziano, vescovo di Reims, le cui reliquie si conservano in questa città. (dal Martirologio)
San Fortunato, vescovo – A Todi in Umbria, san Fortunato, vescovo, che, come riferisce il papa san Gregorio Magno, rifulse di immensa virtù nel prestare assistenza ai malati. (dal Martirologio)
Santa Manechilde, vergine – Nel territorio di Châlons nella Champagne in Francia, santa Manechilde, vergine. (dal Martirologio)
San Venanzio, vescovo – A Luni in Liguria, commemorazione di san Venanzio, vescovo, che ebbe particolare cura del clero e dei monaci e fu amico stimato del papa san Gregorio Magno. (dal Martirologio)
Santa Angadrisma, badessa – Presso Beauvais in Neustria, ora in Francia, santa Angadrisma, badessa del monastero fondato da sant’Ebrolfo e chiamato l’Oratorio, perché aveva più luoghi di preghiera, in cui ella senza sosta serviva il Signore. (dal Martirologio)
San Domenico, detto Loricato, sacerdote – A San Severino nelle Marche, san Domenico, detto Loricato per la cintura di ferro di cui si era cinto i fianchi, sacerdote dell’Ordine dei Camaldolesi, che, ordinato per simonia, si fece poi monaco eremita e, discepolo di san Damiano, condusse un’aspra vita di austerità e penitenza. (dal Martirologio)
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