14 febbraio: Santi Cirillo, monaco, e Metodio, vescovo, compatroni d’Europa

Oggi si ricordano i compatroni d’Europa, evangelizzatori dei popoli Slavi di cui uno anche inventore dell’alfabeto glagolitico

Festa dei santi Cirillo, monaco, e Metodio, vescovo. Questi due fratelli di Salonicco, mandati in Moravia dal vescovo di Costantinopoli Fozio, vi predicarono la fede cristiana e crearono un alfabeto per tradurre i libri sacri dal greco in lingua slava. Venuti a Roma, Cirillo, il cui nome prima era Costantino, colpito da malattia, si fece monaco e in questo giorno si addormentò nel Signore. Metodio, invece, ordinato da papa Adriano II vescovo di Srijem, nell’odierna Croazia, evangelizzò la Pannonia senza lesinare fatiche, dovendo sopportare molti dissidi rivolti contro di lui, ma venendo sempre sostenuto dai Romani Pontefici; a Staré Mesto in Moravia, il 6 aprile, ricevette il compenso delle sue fatiche. (dal Martirologio)

Le poche notizie scritte relative ai due santi provengono principalmente da due Vitæ scritte in antico slavo ecclesiastico, chiamate anche Leggende Pannoniche e dalla Leggenda italica, redatta in latino dal vescovo di Velletri Gauderico, sulla vita di San Clemente, le cui reliquie furono portate in Italia proprio da Cirillo e Metodio. Conserviamo poi le lettere inviate dai papi a Metodio. Data la scarsità di fonti, grande è il numero di leggende fiorito intorno alle figure di Cirillo e Metodio.

I due fratelli nacquero in Macedonia, a Tessalonica, seconda città dell’Impero bizantino. Di nobile famiglia, erano figli di Leone, drungario della città e governatore militare del thema Thessalonike. La città a quell’epoca contava una forte presenza slava, dovuta alla massiccia invasione che poco tempo prima aveva investito le terre bizantine, provocando l’insediamento di numerose tribù nelle campagne e in numerosi centri e fortezze minori. I fratelli Cirillo e Metodio acquisirono così dimestichezza con la lingua dei popoli calati da nord.

Già in giovane età Costantino sembrava desideroso di dedicarsi al conseguimento della completa sapienza, almeno secondo quanto riportato, in un convenzionale canone agiografico, nella Vita Cyrilli. Sta di fatto, comunque, che egli si trasferì presto, attorno all’842, a Costantinopoli per perfezionare gli studi di teologia e filosofia, sotto l’egida del potente eunuco di corte Teoctisto, logoteta del dromo e reggente per il basileus Michele III.

Nella capitale Costantino venne ordinato presbitero, entrando a far parte del clero della basilica di Santa Sofia. A Costantinopoli conobbe anche Fozio, uomo di cultura e politico di spicco, che divenne suo precettore. Anastasio Bibliotecario ci informa dell’amicizia che intercorreva tra loro così come di una disputa dottrinaria. La curiosità di Costantino dimostrava il suo eclettismo: coltivò infatti nozioni di astronomia, geometria, retorica e musica.

In ogni caso, fu nel campo della linguistica che Cirillo diede prova del suo genio: oltre alla lingua greca e a quella slava, parlava correntemente anche il latino, il siriaco, l’arabo e l’ebraico. Assieme a Fozio viaggiò in Oriente per importanti incarichi diplomatici presso gli Arabi di Samarra e i Cazari. Proprio durante un viaggio in Crimea Costantino avrebbe rinvenuto le reliquie di papa Clemente I, lì esiliato e morto nell’anno 97. Nella stessa missione Costantino trovò anche un Vangelo e un salterio, come ci informa la Vita Methodii.

Divenuto Fozio patriarca di Costantinopoli nell’858 per volontà dell’imperatrice Teodora, la Chiesa bizantina cercò di contrastare l’espansionismo della Chiesa latina e dei Franchi presso gli Slavi. Cirillo venne dunque inviato, assieme al fratello Metodio a evangelizzare la Pannonia.

Quando il re della Grande Moravia, Rastislav, chiese all’imperatore di Bisanzio di inviare missionari, la scelta ricadde ancora una volta su di loro. In realtà la richiesta celava un motivo politico perché Rastislav trovava preoccupante la presenza tedesca sul suo territorio. Infatti la Pannonia era già stata evangelizzata dalla precedente missione di Salisburgo.

Cirillo dunque si recò nel regno di Rastislav e incominciò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico (da глаголь glagol’ che significa parola). Probabilmente già da anni stava elaborando un alfabeto per la lingua slava. Dal Vangelo di Giovanni, venne tradotta una serie di passi scelti che entrò a far parte dell’Aprakos.

Nel regno di Rastislav entrarono in contrasto con il clero tedesco che rivendicava quel dominio, essendo stato evangelizzato dalla missione di Salisburgo. Sull’onda del crescente scontro tra Chiesa d’Oriente e d’Occidente per il controllo dei nuovi fedeli moravi, nell’867 i due vennero convocati a Roma per discutere con papa Niccolò I dell’uso cultuale della lingua slava.

Lungo il viaggio sostarono nel Ducato di Venezia, dove si scontrarono con il clero locale, che rivendicava come lecite tre sole lingue sacre: latino, greco ed ebraico: le lingue parlate in Palestina all’epoca di Gesù. Costantino e Metodio opposero invece a queste argomentazioni il consolidato uso che si faceva in oriente di altre lingue liturgiche.

A Roma, invece, i due trovarono una buona accoglienza. Portarono al pontefice in dono le reliquie di Papa Clemente I, morto in Crimea nel 97 e venerato come Santo. Niccolò I ordinò presbitero Metodio e approvò la traduzione della Bibbia in slavo, a patto che la lettura dei brani fosse preceduta dagli stessi passi espressi in Latino. A Roma Costantino si ammalò e assunse l’abito monastico, prendendo il nome di Cirillo, qui morì il 14 febbraio 869 e venne inumato presso la Basilica di San Clemente al Laterano.

Metodio ritornò in Moravia. In un altro viaggio a Roma venne nominato vescovo e assegnato alla sede di Sirmiun (oggi Sremska Mitrovica). Intanto in Pannonia a Rastislav successe il nipote, Sventopelk, favorevole alla presenza tedesca che circondava il regno.

Iniziò così la persecuzione dei discepoli di Cirillo e Metodio, visti come portatori di un’eresia. San Metodio stesso fu incarcerato per due anni in Baviera. Nel 885 anche Metodio morì; i suoi discepoli vennero incarcerati o venduti come schiavi a Venezia. Una parte di essi riuscì a fuggire in Bulgaria e in Dalmazia.

I santi Cirillo e Metodio sono considerati patroni di tutti i popoli slavi; nell’ambito della Chiesa cattolica sono molto venerati in Slovenia, Slovacchia, in Croazia e nella Repubblica Ceca. Nel 1980 Giovanni Paolo II con la lettera apostolica del 31 dicembre 1980 Egregiae virtutis li elevò a compatroni dell’Europa, assieme a San Benedetto da Norcia.

Altri Santi che la Chiesa commemora il 14 febbraio

San Valentino, martire – A Roma sulla via Flaminia presso il ponte Milvio, san Valentino, martire. (dal Martirologio)

San Vitale, martire – Presso Spoleto in Umbria, san Vitale, martire, che l’osservanza della fede e l’imitazione di Cristo resero santo. (dal Martirologio)

San Zenone, martire – A Roma nel cimitero di Pretestato sulla via Appia, san Zenone, martire. (dal Martirologio)

Santi martiri Bassiano, Toniono, Proto e Lucio – Ad Alessandria d’Egitto, commemorazione dei santi martiri Bassiano, Toniono, Proto e Lucio, che furono gettati in mare, Cirione sacerdote, Agatone esorcista e Mosè, che furono arsi sul rogo, Dionigi e Ammonio, che trafitti con la spada raggiunsero la gloria eterna. (dal Martirologio)

Sant’Eleucadio, vescovo – A Ravenna, sant’Eleucadio, vescovo. (dal Martirologio)

Sant’Aussenzio, sacerdote e archimandrita – Sul monte Scopa in Bitinia, nell’odierna Turchia, sant’Aussenzio, sacerdote e archimandrita, che, vivendo su un’altura come su una cattedra, difese con voce potente la fede calcedonese. (dal Martirologio)

San Nostriano, vescovo – Commemorazione di san Nostriano, vescovo di Napoli. (dal Martirologio)

Sant’Antonino, abate – Presso Sorrento in Campania, sant’Antonino, abate, che si ritirò in solitudine dopo che il suo monastero fu distrutto dai Longobardi. (dal Martirologio)

San Giovanni Battista García della Concezione, sacerdote – A Córdova in Spagna, san Giovanni Battista García della Concezione, sacerdote dell’Ordine della Santissima Trinità, che avviò il rinnovamento del suo Ordine, sostenendolo con grandissimo impegno tra gravi difficoltà e aspre tribolazioni. (dal Martirologio)

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