13 aprile: Domenica delle Palme e della Passione del Signore
La Chiesa celebra oggi il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella a un asino, osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma

Domenica delle Palme: Passione del Signore, in cui il Signore nostro Gesù Cristo, secondo la profezia di Zaccaria, seduto su di un puledro d’asina, entrò a Gerusalemme, mentre la folla gli veniva incontro con rami di palma nelle mani. (dal Martirologio)
La Domenica delle Palme è la domenica precedente la festività della Pasqua; in essa la Chiesa celebra il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella a un asino, osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma (Gv 12,12-15 ). La folla, radunata dalle voci dell’arrivo di Gesù, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione e agitandoli festosamente lo acclamavano.
Con la Domenica delle Palme ha inizio la Settimana Santa. Non termina tuttavia la Quaresima, che continua fino alla celebrazione dell’ora nona del Giovedì Santo. Con la celebrazione poi della Messa nella Cena del Signore (Missa in Coena Domini) ha inizio il Sacro Triduo Pasquale.
La Domenica delle Palme è detta anche domenica della Passione del Signore (De Passione Domini), perché in essa viene letto il racconto della Passione di Gesù secondo uno dei Sinottici.
La celebrazione della Domenica delle Palme nasce a Gerusalemme dove, nel IV secolo, si pensò di riprodurre il più esattamente possibile l’ingresso di Gesù nella città santa. Ci dà testimonianza di una processione delle palme la pellegrina Egeria: «Allorché comincia l’ora undecima, si legge il brano evangelico in cui i bambini con rami e con palme vanno incontro al Signore dicendo: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Subito il vescovo si alza in piedi e così tutto il popolo. Poi dall’alto del Monte degli Ulivi si fa a piedi l’intero cammino. Tutto il popolo procede davanti al vescovo con inni e antifone, rispondendo sempre: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Tutti i bambini del luogo, anche quelli che non sanno ancora camminare perché troppo piccoli e che sono portati a cavalcioni dai genitori, tutti hanno dei rami, chi di palma, chi di ulivo; così la folla accompagna il vescovo nello stesso modo in cui quel giorno venne accompagnato il Signore. Dall’alto del monte fino alla città e di qui, attraversandola tutta, fino all’Anastasis che è già sera. Giunti là, benché sia tardi, si celebra il lucernare, si fa ancora una preghiera alla Croce e si rimanda il popolo» (Cit. da Adrien Nocent, 1988, p. 118. Testo latino online)
Tale processione mima l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, ma non si parla di Celebrazione Eucaristica: viene menzionata solo una preghiera alla croce dopo il lucernare. Una processione come questa non poteva non incontrare un grande successo e diffondersi altrove.
In Oriente, tutta la giornata della Domenica delle Palme era legata al tema di questo ingresso. L’Ufficio Divino e la Messa avrebbero ripreso anch’essi più tardi questo tema.
Secondo i luoghi la processione assunse talvolta toni drammatici. In Egitto la croce veniva portata in trionfo. A Gerusalemme il Vescovo faceva la processione a dorso d’asino. Tutte queste usanze passarono poi in Spagna e in Gallia. Il Liber Ordinum[4] ci dà le letture della Messa: tra di esse solo il Vangelo riguarda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Il libro parla della processione, delle palme benedette sull’altare, di una benedizione al popolo, ma non offre nessun dettaglio sulla processione.
Per quanto riguarda Roma, i diciannove sermoni di San Leone Magno (V secolo) dei giorni della passione ci attestano che, in quell’epoca, la Domenica delle Palme era caratterizzata dalla lettura della Passione del Signore.
Abbiamo notizia della celebrazione della Domenica delle Palme in Gallia alla fine del VII secolo. I libri liturgici dell’epoca ci descrivono una benedizione delle palme sull’altare senza menzionare la processione. Questa è però chiaramente attestata nel IX secolo e Teodulfo d’Orléans compone per essa il canto Gloria laus.
Più avanti, verso la fine del VII secolo e nell’VIII, il Sacramentario Gregoriano usa il titolo Die dominica in palmas. Ma la processione delle palme diventa una consuetudine solo con il Pontificale Romano-Germanico del X secolo e la sua introduzione a Roma verso l’XI. Qui troviamo già la struttura attuale dei riti prima della processione, con la lettura del Vangelo e le orazioni per benedire le palme.
Il Pontificale Romano del XII secolo ci dà la descrizione di ciò che avviene anche in Gallia e a Magonza. La Chiesa di Roma è favorevole alla processione, ma nella basilica papale del Laterano la liturgia delle palme viene celebrata con una certa discrezione: il papa distribuisce le palme benedette in una cappella del suo palazzo; il corteo si avvia verso la Basilica per la Messa; i fedeli tengono le palme in mano e procedono cantando delle antifone; il Gloria laus viene cantato davanti alla porta chiusa del Laterano; quando la porta si apre, la processione entra in chiesa al canto del responsorio Ingrediente Domino.
La riforma liturgica ha mantenuto per la Domenica delle Palme il doppio carattere legato, da un lato, alla lettura della Passione del Signore, e, dall’altro, alla commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme.
La celebrazione inizia in un luogo al di fuori della chiesa, dove si radunano i fedeli. Lì il sacerdote esorta il popolo con una monizione, quindi legge il Vangelo dell’ingresso di Gesù; dopo la breve omelia benedice i rami di ulivo o di palma che sono portati dai fedeli, quindi si dà inizio alla processione fin dentro la chiesa.
In Chiesa continua la celebrazione dell’Eucaristia, con la lunga lettura della Passione di Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, secondo l’anno liturgico. La Passione secondo San Giovanni è riservata al Venerdì Santo. Il racconto della Passione può essere letto in forma drammatizzata, con vari lettori che impersonano i vari protagonisti. In questa Domenica il sacerdote indossa i paramenti rossi.
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