12 maggio: Ascensione del Signore nostro Gesù Cristo
A 40 giorni da Pasqua, la Chiesa ricorda oggi l’Ascensione al cielo di Cristo
Solennità dell’Ascensione del Signore nostro Gesù Cristo, in cui egli, a quaranta giorni dalla risurrezione, fu elevato in cielo davanti ai suoi discepoli, per sedere alla destra del Padre, finché verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti. (dal Martirologio)
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo (Disc. sull’Ascensione del Signore, ed. A. Mai, 98, 1-2; PLS 2, 494-495) Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo. Con lui salga pure il nostro cuore. Ascoltiamo l’apostolo Paolo che proclama: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3, 1-2). Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui, benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso.
Cristo ormai esaltato al di sopra dei cieli, ma soffre qui in terra tutte le tribolazioni che noi sopportiamo come sue membra. Di questo diede assicurazione facendo sentire quel grido: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9, 4). E così pure: «Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare»(Mt 25, 35).
Perché allora anche noi non fatichiamo su questa terra, in maniera da riposare già con Cristo in cielo, noi che siamo uniti al nostro Salvatore attraverso la fede, la speranza e la carità? Cristo, infatti, pur trovandosi lassù, resta ancora con noi. E noi, similmente, pur dimorando quaggiù, siamo già con lui. E Cristo può assumere questo comportamento in forza della sua divinità e onnipotenza. A noi, invece, è possibile, non perché siamo esseri divini, ma per l’amore che nutriamo per lui. Egli non abbandonò il cielo, discendendo fino a noi; e nemmeno si è allontanato da noi, quando di nuovo è salito al cielo. Infatti egli stesso dà testimonianza di trovarsi lassù mentre era qui in terra: Nessuno è mai salito al cielo fuorché colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo, che è in cielo (cfr. Gv 3, 13).
Questa affermazione fu pronunciata per sottolineare l’unità tra lui nostro capo e noi suo corpo. Quindi nessuno può compiere un simile atto se non Cristo, perché anche noi siamo lui, per il fatto che egli è il Figlio dell’uomo per noi, e noi siamo figli di Dio per lui.
Così si esprime l’Apostolo parlando di questa realtà: «Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo» (1 Cor 12,12). L’Apostolo non dice: «Così Cristo», ma sottolinea: «Così anche Cristo». Cristo dunque ha molte membra, ma un solo corpo.
Perciò egli è disceso dal cielo per la sua misericordia e non è salito se non lui, mentre noi unicamente per grazia siamo saliti in lui. E così non discese se non Cristo e non è salito se non Cristo. Questo non perché la dignità del capo sia confusa nel corpo, ma perché l’unità del corpo non sia separata dal capo.
Altri Santi che la Chiesa commemora il 12 maggio
Santi Nereo e Achilleo, martiri – Santi Néreo e Achílleo, martiri, che, come riferisce il papa san Damaso, si erano arruolati come soldati e, spinti da timore, erano pronti ad obbedire agli empi comandi del magistrato, ma, convertitisi al vero Dio, gettati via scudi, armature e lance, lasciarono l’accampamento e, confessando la fede in Cristo, godettero del suo trionfo. In questo giorno a Roma i loro corpi furono deposti nel cimitero di Domitilla sulla via Ardeatina. (dal Martirologio)
San Pancrazio, martire – San Pancrazio, martire, che, si dice sia morto ancora adolescente per la fede in Cristo a Roma al secondo miglio della via Aurelia; presso il suo sepolcro il papa san Simmaco innalzò una celebre basilica e il papa Gregorio Magno vi convocò frequentemente il popolo, perché da quel luogo ricevesse testimonianza del vero amore cristiano. In questo giorno si celebra la sua deposizione. (dal Martirologio)
San Cirillo, martire – A Galatz nella Mesia, nell’odierna Romania, san Cirillo, che subì il martirio insieme a sei compagni. (dal Martirologio)
Sant’Epifanio, vescovo – A Salamina sull’isola di Cipro, sant’Epifanio, vescovo, che, insigne per l’ampiezza di erudizione e la conoscenza della letteratura sacra, rifulse anche per la santità di vita, lo zelo per la fede cattolica, la generosità verso i poveri e il dono dei miracoli. (dal Martirologio)
San Filippo, sacerdote – Ad Agíra in Sicilia, san Filippo, sacerdote, originario della Tracia. (dal Martirologio)
San Modoaldo, vescovo – A Treviri nella Renania in Austrasia, nel territorio dell’odierna Germania, san Modoaldo, vescovo, che costruì e ornò chiese e monasteri, istituì molte comunità di vergini e fu sepolto accanto alla sorella Severa. (dal Martirologio)
Santa Rictrude, badessa – Nel monastero di Marchiennes vicino a Cambrai in Austrasia, nel territorio dell’odierna Francia, santa Rictrude, badessa, che, dopo la morte violenta di suo marito Adalbaldo, su consiglio di sant’Amando prese il sacro velo e con grande rettitudine governò le vergini consacrate. (dal Martirologio)
San Germano, vescovo – A Costantinopoli, san Germano, vescovo, insigne per dottrina e virtù, che con il coraggio della fede rimproverò l’imperatore Leone l’Isaurico per aver promulgato l’editto contro le sacre immagini. (dal Martirologio)
San Domenico, detto della Calzada, sacerdote – Nella Castiglia in Spagna, in una località poi insignita del suo nome, san Domenico, detto della Calzada, sacerdote, che costruì ponti e strade ad uso dei pellegrini di Santiago di Compostela e provvide con amore alle loro necessità nelle celle e nella foresteria che in questo luogo aveva fatto costruire. (dal Martirologio)
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