11 ottobre: San Giovanni XXIII, papa
La Chiesa oggi commemora il Pontefice che diede avvio ai lavori del Concilio Vaticano II, detto anche il “Papa buono”

San Giovanni XXIII, papa: uomo dotato di straordinaria umanità, con la sua vita, le sue opere e il suo sommo zelo pastorale cercò di effondere su tutti l’abbondanza della carità cristiana e di promuovere la fraterna unione tra i popoli; particolarmente attento all’efficacia della missione della Chiesa di Cristo in tutto il mondo, convocò il Concilio Ecumenico Vaticano II. (dal Martirologio)
Nato da Giovanni Battista Roncalli e da Mariana Mazzola, quarto di tredici figli, veniva da una famiglia di umili origini, a differenza del suo predecessore, Eugenio Pacelli, che era di stirpe nobile: i suoi parenti lavoravano infatti come mezzadri.
Studiò presso il seminario minore di Bergamo, vinse una borsa di studio e si trasferirì al Seminario dell’Apollinare di Roma, attuale Pontificio Seminario Romano Maggiore, ove completò brillantemente gli studi e fu ordinato sacerdote nella chiesa di Santa Maria in Monte Santo, in Piazza del Popolo a Roma, nel 1905.
Nel 1901 il futuro papa era stato coscritto e arruolato nel settantatreesimo reggimento fanteria, brigata Lombardia, di stanza a Bergamo, come cappellano militare.
Nel 1905 fu scelto dal nuovo vescovo di Bergamo, Monsignor Giacomo Radini-Tedeschi, quale segretario personale. Roncalli si segnalò per la dedizione, la discrezione e l’efficienza. A sua volta Radini-Tedeschi rimarrà sempre guida ed esempio per Angelo Roncalli.
Roncalli restò al fianco di Monsignor Radini-Tedeschi fino alla morte di questi il 22 agosto 1914, durante questo periodo egli si dedicò altresì all’insegnamento della Storia della Chiesa presso il seminario di Bergamo.
Fu richiamato nel 1915, a guerra iniziata, nella sanità militare e ne fu poi congedato col grado di tenente cappellano. Nel 1921 Papa Benedetto XV lo nominò prelato domestico (che gli valeva l’appellativo di monsignore) e presidente del Consiglio Nazionale Italiano dell’ Opera della Propagazione della Fede.
Nel 1925 Papa Pio XI lo nominò Visitatore Apostolico in Bulgaria, elevandolo al grado di vescovo e affidandogli il titolo della Sede titolare di Areopoli. Si trattava di una diocesi antica della Palestina, una cosiddetta diocesi in partibus infidelium, ossia, semplicemente, un titolo disponibile per attribuire il rango di vescovo – in questo caso a Roncalli – senza dovere affidare al prescelto le cure pastorali di una diocesi effettiva. Roncalli, che di fatto per incarico del Papa avrebbe viaggiato e molto, scelse come motto episcopale Oboedientia et Pax, frase che divenne il simbolo del suo operato.
Dopo alcuni anni di organizzazione e allestimento, il 15 dicembre 1929, viene inaugurato per sua volontà e di mons. Giovanni Bonzi il Museo della Basilica di Santa Maria Assunta di Gandino, per conservare e valorizzare le opere d’arte e gli oggetti liturgici più rilevanti.
Durante la missione in Bulgaria dovette affrontare la spinosa questione del matrimonio tra il Re bulgaro Boris III ortodosso e la figlia del re d’Italia Vittorio Emanuele III, Giovanna di Savoia. Papa Pio XI aveva infatti concesso la dispensa alla condizione che il matrimonio si celebrasse secondo il rito cattolico e i figli della coppia fossero educati nella fede romana. Invece, dopo la cerimonia cattolica ad Assisi, il 25 ottobre 1930, la coppia reale si sposò pure con rito ortodosso a Sofia con immensa irritazione del Pontefice. Tale rabbia fu accresciuta dal battesimo ortodosso dei figli della coppia a partire da Maria Luisa nel gennaio del 1933.
Nel 1935 fu nominato Delegato Apostolico in Turchia e Grecia. Questo periodo della vita di Roncalli, che coincise con la II guerra mondiale è ricordato in particolare per i suoi preziosi interventi a favore degli ebrei in fuga dagli Stati europei occupati dai nazisti.
Nel 1944, Papa Pio XII lo nominò Nunzio apostolico in Francia. Fra i suoi maggiori successi a Parigi si segnalò la riduzione del numero di vescovi di cui il Governo francese reclamava l’epurazione in quanto compromessi con il regime di Vichy. Egli riuscì a fare sì che Pio XII fosse costretto ad accettare soltanto le dimissioni di tre vescovi (quelli di Mende, Aix e Arras), oltre quello di un vescovo ausiliare di Parigi di tre vicari apostolici delle colonie d’Oltremare. Quando in seguito divenne Cardinale, il presidente francese reclamò un antico privilegio riservato ai monarchi francesi e gli consegnò personalmente la berretta cardinalizia durante una cerimonia al Palazzo dell’Eliseo.
Creato Cardinale nel concistoro del 12 gennaio 1953 nello stesso anno, fu chiamato al soglio di San Marco, come Patriarca di Venezia. Già durante questo periodo si segnalò per alcuni gesti di apertura; fra i tanti va ricordato il messaggio che egli inviò al Congresso del PSI (Partito Socialista Italiano) – partito ancora alleato del PCI (Partito Comunista Italiano) i cui sostenitori erano stati scomunicati da Papa Pio XII -, quando nel 1956 i socialisti si riunirono nella città lagunare.
A seguito della morte di Papa Pio XII, Roncalli, con sua grande sorpresa, fu eletto Papa il 28 ottobre 1958. Secondo alcuni analisti sarebbe stato scelto principalmente per un unica ragione: la sua età. Dopo il lungo pontificato del suo predecessore, i cardinali avrebbero perciò scelto un uomo che presumevano, per via della sua età avanzata e della modestia personale, sarebbe stato un Papa di “transizione”. Ciò che giunse inaspettato era il fatto che il calore umano, il buon umore e la gentilezza di Giovanni XXIII, oltre alla sua esperienza diplomatica, avrebbero conquistato l’affetto di tutto il mondo, in un modo che i suoi predecessori non avevano mai ottenuto.
Egli sceglierà quale segretario privato Loris Francesco Capovilla, che già lo assisteva quale Patriarca di Venezia. Il Capovilla resterà, dopo la morte di Roncalli, un fedele custode della sua memoria. Già nel dicembre 1958 Papa Giovanni provvide a integrare il Collegio cardinalizio, che a causa dei rari concistori di Pio XII era ormai numericamente assai ridotto. Il nuovo Papa mostrò, fin da subito, un tratto di novità, in effetti egli portò il numero massimo di cardinali a settantacinque, superando il tetto di settanta cardinale ormai fermo da secoli.
Il suo Pontificato fu segnato da episodi indelebilmente registrati dalla memoria popolare, oltre che da un’aneddotica celeberrima e vastissima. I suoi “fuori programma”, talvolta strepitosamente coinvolgenti, riempirono quel vuoto di contatto col popolo che le precedenti figure pontificie avevano accuratamente preservato come modo di comunicazione distante e immanentistica del “Dio in Terra”, qual era il ruolo dogmatico del Pontefice.
Per il primo Natale da Papa visitò i bambini malati dell’ospedale romano Bambin Gesù, ove con intima e contagiosa dolcezza benedisse i piccoli, alcuni dei quali lo avevano scambiato per Babbo Natale.
Il giorno di Santo Stefano sempre del suo primo anno di pontificato, il 26 dicembre 1958, visitò i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli, dicendo loro: “Non potete venire da me, così io vengo da voi…Dunque eccomi qua, sono venuto, m’avete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore..”. Memorabilmente, accarezzò il capo dell’omicida che, disperato, inaspettatamente gli si buttò ai piedi domandandogli se vi fosse per lui speranza.
Quando la First Lady degli Stati Uniti, Jacqueline Kennedy, arrivò in Vaticano per incontrarlo, egli iniziò a provare nervosamente le due formule di benvenuto che gli era stato consigliato di usare: “Mrs Kennedy, Madame” o “Madame, Mrs Kennedy”. Quando la First Lady arrivò, comunque, per il divertimento della stampa, abbandonò entrambe e le corse incontro appellandola semplicemente, “Jackie!”.
Il radicalismo di Papa Giovanni XXIII non si fermava all’informalità. Fra lo stupore dei suoi consiglieri e vincendo le remore e le resistenze della parte conservatrice della Curia, indisse un concilio ecumenico, meno di novant’anni dopo il controverso Concilio Vaticano I.
Mentre i suoi aiutanti stimavano di dover impiegare almeno un decennio per i preparativi, Giovanni XXIII progettò di tenerlo nel giro di mesi.
Il 4 ottobre del 1962, a una settimana dall’inizio del Concilio, Giovanni XXIII si reco in pellegrinaggio a Loreto e Assisi (Roncalli era dall’età di 14 anni terziario francescano) per affidare le sorti dell’imminente Concilio alla Madonna e a san Francesco.
Per la prima volta, dall’ unità d’Italia un papa varcava i confini del Lazio ripercorrendo quei territori che anticamente erano appartenuti allo Stato pontificio, il breve tragitto chilometrico ripristinò l’antica figura del papa pellegrino che i suoi successori sapranno portare a pieno compimento. La gente accolse favorevolmente questa iniziativa affollando non solo i due santuari méta del tragitto (ad Assisi persino i frati salirono sui tetti antistanti la basilica), ma anche le varie stazioni dove sostò il treno papale.
Giovanni XXIII incontrò in Vaticano il Reverendissimo Geoffrey Francis Fisher, Arcivescovo di Canterbury, per circa un’ora il 2 dicembre 1960. Fu la prima volta in oltre 400 anni che un capo della Chiesa Anglicana visitava il Papa.
Papa Giovanni scomunicò poi Fidel Castro il 3 gennaio 1962 in linea con un decreto del 1949 di Pio XII, che vietava ai cattolici di appoggiare governi comunisti.
Uno dei più celebri discorsi di Papa Giovanni, forse una delle allocuzioni in assoluto più celebri della storia della Chiesa, è quello che ormai si conosce come “discorso della Luna”. L’11 ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio, piazza San Pietro era gremita di fedeli che, se pur non comprendendo a fondo il valore teologico dell’avvenimento, ne percepivano la storicità, la fondamentalità, la difficoltà, ed erano nel luogo che simboleggia il Cattolicesimo, la piazza appunto. A gran voce chiamato ad affacciarsi, cosa che non si sarebbe mai immaginata possibile richiedere al papa precedente, Roncalli davvero si sporse, a condividere con la piazza la soddisfazione per il raggiungimento del primo traguardo: si era arrivati ad aprirlo, il Concilio.
Il discorso a braccio fu poetico, dolce, semplice e pur tuttavia conteneva elementi del tutto innovativi. Nel momento che avrebbe dato un nuovo corso alla religione cattolica, con un richiamo straordinario salutò la Luna: “Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera (..) Osservatela, in alto, a guardare questo spettacolo…”. Salutò i fedeli della sua Diocesi e si produsse in un atto di umiltà forse senza precedenti, asserendo tra le altre cose: “La mia persona conta niente, è un fratello che parla agli altri fratelli divenuto padre per volontà dello Spirito, ma tutti insieme paternità e fraternità è grazia di Dio”.
E, sulla linea dell’umiltà, impartì un ordine da pontefice con il parlare di un curato: “Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: Questa è la carezza del Papa. Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto”.
Il papa ora viveva con la piazza dei fedeli, ne condivideva la serata di fine estate, ne partecipava la sofferenza e la “maraviglia” per quella Luna inattesa; la Chiesa era davvero molto più comunitaria di quanto non fosse mai stata in passato. I fedeli avevano il Papa fra loro, con loro. Proprio ciò per cui il Concilio era stato voluto.
Sin dall’agosto – settembre 1962, prima ancora dunque dell’apertura del Concilio, si erano manifestati i primi segni della malattia fatale: un tumore allo stomaco, patologia che aveva già colpito altri fratelli del Papa.
Pur visibilmente provato dal progredire del cancro, Papa Giovanni firmò l’11 aprile 1963 l’enciclica Pacem in terris e, un mese più tardi, l’11 maggio 1963, ricevette dal Presidente della Repubblica italiana Antonio Segni il premio Balzan per il suo impegno in favore della pace. Fu il suo ultimo impegno pubblico.
Il Papa si spense infatti dopo un’agonia di vari giorni la sera del 3 giugno 1963. Dal Concilio Vaticano II, che Giovanni XXIII non vide dunque terminare, si sarebbero prodotti negli anni successivi fondamentali cambiamenti che avrebbero dato una nuova connotazione al cattolicesimo moderno; gli effetti più immediatamente visibili consistettero nella riforma liturgica, in un nuovo ecumenismo e infine in un nuovo approccio al mondo e alla modernità.
Durante il Concilio Vaticano II molti vescovi avrebbero voluto proclamare Giovanni XXIII santo per acclamazione. Ma Paolo VI preferì percorrere la strada istituzionale e aprì nel 1965 la causa di beatificazione. Il processo canonico prese in considerazione e rispose alle obiezioni di tutti coloro che manifestavano perplessità sulla beatificazione di Roncalli: dal 1966 alla conclusione della fase processuale vennero raccolte più di 300 testimonianze nel corso di diciotto processi informativi.
Giovanni XXIII fu dichiarato beato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000. Il Martirologio Romano indica come data di culto il 3 giugno, mentre le diocesi di Bergamo e Milano ne celebrano la memoria locale l’11 ottobre, anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II (1962).
Il miracolo richiesto per la la beatificazione di Giovanni XXIII fu la guarigione improvvisa, avvenuta a Napoli il 25 maggio 1966, di suor Caterina Capitani, delle Figlie della Carità, affetta da una gastrite ulcerosa emorragica gravissima che l’aveva ridotta in fin di vita. La guarigione fu dichiarata scientificamente inspiegabile dalla Consulta Medica della Congregazione per le Cause dei Santi; i Consultori teologi e i Padri, Cardinali e Vescovi della Congregazione hanno riconosciuto gli estremi del miracolo di III grado e Giovanni Paolo II lo approvò come tale con decreto del 27 gennaio 2000.
In vista della canonizzazione, il concistoro convocato da papa Francesco il 30 settembre 2013 sancì la volontà di procedere secondo la procedura detta pro gratia, cioè senza la certificazione consueta di un nuovo miracolo. La canonizzazione avvenne domenica 27 aprile 2014, in piazza San Pietro, insieme a quella di Giovanni Paolo II, a opera di papa Francesco, alla presenza di un milione di fedeli.
Altri Santi che la Chiesa commemora l’11 ottobre
San Filippo, diacono – Commemorazione di san Filippo, che fu uno dei sette diaconi eletti dagli Apostoli: convertì la Samaria alla fede di Cristo, battezzò l’eunuco di Candace regina d’Etiopia ed evangelizzò tutte le città che attraversava, fino a Cesarea, dove si ritiene che abbia terminato i suoi giorni. (dal Martirologio)
Santi Táraco, Probo e Androníco, martiri – Ad Ainvarza in Cilicia, nell’odierna Turchia, santi Táraco, Probo e Androníco, martiri, che durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano diedero la vita per testimoniare la fede in Cristo. (dal Martirologio)
Santi Nicasio, Quirino, Subícolo e Pienza, martiri – Nel territorio del Vexin nella Gallia lugdunense, ora in Francia, commemorazione dei santi Nicasio, Quirino, Subícolo e Pienza, martiri. (dal Martirologio)
San Santino, vescovo – A Verdun sempre in Francia, san Santino, vescovo, che si ritiene abbia per primo predicato il Vangelo in questo territorio. (dal Martirologio)
San Sármata, abate – Commemorazione di san Sármata, abate nella Tebaide, in Egitto, che, discepolo di sant’Antonio, fu ucciso dai Saraceni. (dal Martirologio)
San Firmino, vescovo – A Uzès nella Gallia narbonense, nell’odierna Francia, san Firmino, vescovo, che, discepolo di san Cesario di Arles, insegnò al suo popolo la via della verità. (dal Martirologio)
San Cánico, abate – Nella regione di Ossory in Irlanda, san Cánico, abate del monastero di Achad-Bó, tra i tanti da lui fondati. (dal Martirologio)
Sant’Anastasio, sacerdote – Vicino alla fortezza di Tzager sui monti del Caucaso, anniversario della morte di sant’Anastasio, sacerdote, apocrisario della Chiesa di Roma, che, compagno di san Massimo il Confessore nella testimonianza della fede cattolica e nell’esilio, rese l’anima a Dio, mentre nella santa Sinassi recitava le parole «Le cose sante ai santi. (dal Martirologio)
Dal Martirologio – Presso Lier in Brabante, nell’odierno Belgio, san Gummario, che, soldato devoto a Dio, costruì in questo luogo con i suoi beni un oratorio, dove fu poi deposto. (dal Martirologio)
San Bruno, vescovo – A Colonia nella Lotaringia in Germania, san Bruno, vescovo, che, fratello dell’imperatore Ottone I, ricevette insieme l’episcopato e il governo della Lotaringia ed esercitò il ministero sacerdotale con grande premura e le funzioni di governante con magnanimità secondo le esigenze dei suoi tempi. (dal Martirologio)
San Gaudenzio o Radzim, vescovo – A Gniezno in Polonia, san Gaudenzio o Radzim, vescovo, che, fratello secondo la carne e secondo lo spirito, nonché fedele compagno di sant’Adalberto vescovo di Praga, assistette al suo martirio e fu poi gettato egli stesso in carcere. (dal Martirologio)
San Meinardo, vescovo – A Riga sul mar Baltico, commemorazione di san Meinardo, vescovo, che, dapprima monaco in Germania, ormai già avanti negli anni si mise in cammino per evangelizzare il popolo léttone; costruì la chiesa di Üksküll e, ordinato vescovo, pose efficacemente le fondamenta della fede cristiana in questa regione. (dal Martirologio)
Sant’Alessandro Sauli, vescovo – A Calosso d’Asti in Piemonte, transito di sant’Alessandro Sauli, vescovo dapprima di Aleria in Corsica e poi di Pavia, che, membro della Congregazione dei Chierici regolari di San Paolo, diede sollievo ai poveri con mirabile carità. (dal Martirologio)
San Pietro Lê Tùy, sacerdote e martire – Ad Hanoi nel Tonchino, ora Viet Nam, san Pietro Lê Tùy, sacerdote e martire, che fu decapitato per Cristo sotto l’imperatore Minh Mang. (dal Martirologio)
Santa Maria Desolata (Emanuela) Torres Acosta, vergine – A Madrid in Spagna, santa Maria Desolata (Emanuela) Torres Acosta, vergine, che fin dall’età giovanile mostrò straordinaria attenzione per i malati bisognosi, che assistette con instancabile abnegazione, in special modo nella Congregazione delle Serve di Maria Ministre degli Infermi da lei stessa fondata. (dal Martirologio)
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