11 maggio: San Fabio e compagni, martiri

La Chiesa ricorda oggi il martirio di San Fabio e dei suoi compagni, avvenuto nel 305 sulla via Salaria

Del Santo di cui si fa memoria oggi, non vi è traccia nel Martirologio romano. Il nome suo nome, infatti, è accomunato a quello di un gruppo di martiri radunati attorno alla figura del maestro, sant’Antimo. Di questo martire nel martirologio si legge: “A Roma al ventiduesimo miglio della via Salaria, sant’Ántimo, martire”.

Tutto quello che sappiamo su San Fabio ci arriva proprio dalla Passio sancti Anthimi, scritta fra il V e IX secolo. Secondo gli studiosi si tratterebbe di una storia ricca di fantasia. Nel medioevo, infatti, gli agiografi, per dare maggior corpo alle poche informazioni su questi martiri, li ha riuniti in un unico scritto arricchito da vicende di cui non si ha nessuna prova.

Secondo questa Passio, le vicende risalgono alla fine del III secolo, quando era proconsole dell’Asia Minore Faltonio Piniano, sposato con Anicia Lucina, imparentata con l’imperatore Gallieno. Consigliere di Piniano era un certo Cheremone che odiava i cristiani e aveva giurato di distruggerli con la loro religione.

Per questo motivo il sacerdote Antimo e i suoi discepoli furono incarcerati. Tuttavia, Cheremone, mentre stava attraversando sul cocchio proconsolare le vie di Nicomedia, cadde rovinosamente a terrà e morì. Ciò terrorizzò Piniano, formalmente responsabile della persecuzione e la sua angoscia gli provocò una grave malattia dalla quale i medici non riuscivano a guarirlo.

Lucina, la moglie, che già da tempo si sentiva attratta dalla nuova religione, pensò di consultare Antimo. Lo fece liberare con i discepoli e gli promise la libertà e cospicue ricompense se avesse guarito il marito. La risposta del sacerdote fu che una sola cosa poteva guarirlo, ovvero la conversione al cristianesimo. Piniano non solo accettò ma si dimostrò un catecumeno attento e sincero, cosicché Antimo riuscì ad ottenere da Dio la sua guarigione e poi lo battezzò con tutta la famiglia. Verso il 303 Faltonio Piniano ritornò a Roma, richiamato dall’imperatore Diocleziano, ma prima di partire riuscì a convincere Antimo e i suoi discepoli a seguirlo nell’Urbe.

Per sottrarli alle possibili persecuzioni, Piniano decise di allontanarli da Roma, mandandoli in due vasti poderi di sua proprietà. Il diacono Sisinnio con Dioclezio e Fiorenzo, andarono ad Osimo nel Piceno, mentre Antimo, Massimo, Basso e Fabio furono inviati presso la città sabina di Curi. Nessuno di loro rimase nel rifugio e iniziarono a evangelizzare la regione; Antimo sempre seguito dai suoi discepoli, operò anche un miracolo, liberando dal demonio un sacerdote pagano. Per dimostrare la sua riconoscenza e la nuova fede che aveva abbracciato, atterrò l’idolo del dio Silvano, incendiando anche il bosco a lui sacro. I pagani furiosi denunciarono il grave oltraggio al proconsole Prisco, incolpando di ciò il prete Antimo, il quale fu arrestato con i discepoli.

Antimo fu quindi decapitato l’11 maggio 305 e sepolto nell’Oratorio di Curi, in cui era solito pregare; la stessa sorte toccò a Massimo, decapitato tra il 19-20 ottobre 305 e sepolto nel suo Oratorio al XXX miglio della via Salaria. Basso, avendo rifiutato di sacrificare a Bacco e Cerere, fu massacrato dal popolo nel mercato di Forum Novum. Fabio, invece, fu consegnato al console che dopo averlo fatto torturare, lo condannò alla decapitazione lungo la via Salaria.

San Fabio, inoltre, è festeggiato il 27 maggio a Vienna, dove il suo corpo è venerato dalle Carmelitane Scalze. Il monastero, dedicato a san Giuseppe, fu eretto il 22 ottobre 1633 e raccoglie più di 200 reliquie. Il bollandista Daniel Papebroech confermò la santità dei corpi e credette che uno di questi fosse il corpo di san Fabio. Permangono tuttavia parecchi dubbi sull’identificazione di tali reliquie. Francesco Lanzoni ritiene a sua volta che le reliquie del santo si trovino in un monastero del Sud Italia, dove sono venerate numerose reliquie di santi africani.

Altri Santi che la Chiesa commemora l’11 maggio

San Maiúlo, martire – Nell’Africa Bizacena, san Maiúlo, martire di Adrumeto, condannato alle fiere. (dal Martirologio)

San Mozio, sacerdote e martire – A Bisanzio, san Mozio, sacerdote e martire. (dal Martirologio)

San Mamerto, vescovo – A Vienne nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Mamerto, vescovo, che nell’imminenza di una calamità istituì in questa città il solenne triduo di litanie in preparazione all’Ascensione del Signore. (dal Martirologio)

San Gengolfo – A Varennes nel territorio di Langres in Francia, san Gengolfo. (dal Martirologio)

San Maiólo, abate di Cluny – Presso Sauvigny in Borgogna, ora in Francia, transito di san Maiólo, abate di Cluny, che, fermo nella fede, saldo nella speranza, ricco di carità, riformò molti monasteri in Francia e in Italia. (dal Martirologio)

San Gualterio, sacerdote – Nel monastero di Esterp nel terrritorio di Limoges in Francia, san Gualterio, sacerdote, che fu rettore dei canonici e, educato fin da piccolo nel servizio di Dio, rifulse per la mansuetudine verso i fratelli e la carità verso i poveri. (dal Martirologio)

San Francesco De Geronimo – A Napoli, san Francesco De Geronimo, sacerdote della Compagnia di Gesù, che a lungo si dedicò alle missioni popolari e alla cura pastorale degli abbandonati. (dal Martirologio)

Sant’Ignazio da Láconi, religioso – A Cagliari, sant’Ignazio da Láconi, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che per le piazze della città e le taverne dei porti instancabilmente mendicò offerte per sovvenire alla miseria dei poveri. (dal Martirologio)

San Matteo Lê Van Gam, martire – A Saigon in Cocincina, ora Viet Nam, san Matteo Lê Van Gam, martire, che, per avere introdotto nella regione con la sua barca i missionari provenienti dall’Europa, fu arrestato e, dopo un anno di carcere, decapitato per decreto dell’imperatore Thieu Tri. (dal Martirologio)

Per iscriverti al nostro canale Telegram con solo le notizie di Papa & Vaticano, clicca su questo link