11 agosto: Santa Chiara d’Assisi, vergine

La Chiesa ricorda oggi la Santa che, affascinata dalla predicazione e dall’esempio di Francesco, volle dare vita a una famiglia di claustrali povere, immerse nella preghiera per sé e per gli altri.

Memoria di santa Chiara, vergine, che, primo virgulto delle Povere Signore dell’Ordine dei Minori, seguì san Francesco, conducendo ad Assisi in Umbria una vita aspra, ma ricca di opere di carità e di pietà; insigne amante della povertà, da essa mai, neppure nell’estrema indigenza e infermità, permise di essere separata. (dal Martirologio)

La Chiesa ricorda oggi Santa Chiara. Nata da Favarone di Offreduccio degli Scifi e da Ortolana Fiumi, appartenente a un’alta classe sociale, dimostra forza d’animo nelle sue scelte radicali che la inducono a sfuggire il matrimonio concordato dalla famiglia di origine, per seguire il desiderio di dedicare la vita a Dio.

Nella notte successiva alla domenica delle Palme – era il 28 marzo 1211 o il 18 marzo 1212 – Chiara appena diciassettenne, stando alle testimonianze del processo di canonizzazione, fugge da una porta secondaria della casa paterna, situata nei pressi del Duomo di Assisi. Subito raggiunge Francesco d’Assisi e i primi frati minori presso la piccola chiesa di Santa Maria della Porziuncola, dipendente dal Monastero di San Benedetto al Subasio.

A sottolineare la sua condizione di penitente, Francesco le taglia i capelli, le dà una tunica e la fa entrare nel monastero benedettino di San Paolo delle Abbadesse, presso Bastia Umbra a 4 chilometri da Assisi, per poi cercarle ricovero presso un altro monastero benedettino alle pendici del monte Subasio: Sant’Angelo di Panzo. Qui, al riparo dalle ire familiari, viene presto raggiunta dalla sorella Agnese.

Infine Chiara prese dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, che era stata restaurata da Francesco, sotto le dipendenze del vescovo Guido. Qui Chiara fu raggiunta dall’altra sorella Beatrice e dalla madre Ortolana, oltre a gruppi di ragazze e donne e presto furono una cinquantina. Qui trascorre quarantadue anni di cui ventinove aggravati dalla malattia.

Affascinata dalla predicazione e dall’esempio di Francesco, Chiara volle dare vita a una famiglia di claustrali povere, immerse nella preghiera per sé e per gli altri.

Chiamate popolarmente “Damianite” e da Francesco “Povere Dame”, saranno poi per sempre note come “Clarisse”, dove molte donne seguirono il suo esempio, quali santa Caterina da Bologna, Camilla da Varano, ossia la beata Battista, santa Eustochia, sant’Agnese di Praga.

Ottenne da Francesco una prima regola fondata sulla povertà. Il carisma della donna si manifesta entro le mura del monastero in contemplazione e preghiera, seguendo in parte il modello benedettino da cui si differenzia per la ferma e coraggiosa difesa della povertà.

Questo è il tema centrale della sua esperienza mistica, la sequela Christi, da cui Chiara non vuole essere dispensata. Il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia e protettore dei Minori, le diede una nuova regola che attenuava la povertà, ma lei non accettò sconti: così Ugolino, diventato papa Gregorio IX (1227-1241) le concesse il privilegio della povertà, poi confermato da Innocenzo IV con una solenne bolla del 1253, presentata a Chiara pochi giorni prima della morte.

Solo abbandonando i beni materiali e affidandosi a Dio, Chiara si sente libera di percorrere il suo cammino religioso. È questo l’argomento principale su cui vertono i rari scritti[1] e da essi emerge una donna decisa e fiduciosa; tali scritti non aiutano però a ricostruirne la figura storica. Soltanto dopo la sua morte, una Leggenda scritta da Tommaso da Celano ne narra la vita scandita dal silenzio, dalla preghiera, dalla ricerca continua di “altissima povertà”.

Passò la seconda metà della vita quasi sempre a letto perché ammalata, pur partecipando sovente ai divini uffici. Portando l’Eucaristia sull’ostensorio, avrebbe salvato, secondo la tradizione religiosa, il convento da un attacco di Saraceni nel 1240.

Morì a San Damiano, fuori le mura di Assisi, l’11 agosto 1253, a sessant’anni. A soli due anni dalla morte, Papa Alessandro IV la proclamò Santa ad Anagni (15 agosto 1255).

Diverse le leggende che ruotano attorno alla figura della Santa. Secondo una di queste, Chiara, molto malata, nella notte di Natale del 1252, venne lasciata sola nel monastero di san Damiano dalle consorelle per la veglia della notte, uno straordinario miracolo le consentì di “vedere” la Messa che si celebrava nella Basilica di San Francesco in Assisi. Questo episodio fu la motivazione per cui Santa Chiara nel 1958 venne proclamata patrona della televisione e delle telecomunicazioni dal papa Pio XII.

Un’altra leggenda narra che nel 1240 Chiara si mostra all’uscio di san Damiano con in mano l’ostensorio, mettendo in fuga le truppe saracene, inviate dall’imperatore Federico II di Svevia, pronte a espugnare Assisi. Dal 1624, in ricordo di questo episodio, ogni anno, il 22 giugno, si celebra in Assisi la Festa del Voto, durante la quale le autorità civili e religiose della città si recano a San Damiano, offrendo dei ceri, a ringraziamento per l’intervento liberatore della Santa.

Secondo un’altra leggenda, Papa Gregorio IX le fece visita al convento e le chiese di benedire il pane. E, quando Chiara lo benedì, vi sarebbe comparsa sopra una croce. (fonte Cathopedia)

Altri Santi che la Chiesa commemora l’11 agosto

Sant’Alessandro, detto il Carbonaio, vescovo – A Gumenek nel Ponto, nell’odierna Turchia, sant’Alessandro, detto il Carbonaio, vescovo, che, raggiunta per il tramite della filosofia una particolare consapevolezza dell’umiltà cristiana, fu poi elevato da san Gregorio Taumaturgo alla sede di questa Chiesa, dove rifulse non solo nella predicazione, ma anche per aver subito il martirio tra le fiamme. (dal Martirologio)

San Tiburzio, martire – A Roma al terzo miglio della via Labicana nel cimitero ad Duas Lauros, san Tiburzio, le cui lodi furono celebrate dal papa san Damaso. (dal Martirologio)

Santa Susanna, martire – Nello stesso luogo, commemorazione di santa Susanna, sotto il cui nome, celebrato tra i martiri negli antichi fasti, fu dedicata a Dio nel VI secolo una basilica nel titolo di Caio presso le Terme di Diocleziano. (dal Martirologio)

San Rufino, vescovo e martire – Ad Assisi in Umbria, san Rufino, che è ritenuto primo vescovo di questa città e martire. (dal Martirologio)

San Cassiano, vescovo – A Benevento, san Cassiano, vescovo. (dal Martirologio)

San Taurino, vescovo – A Évreux in Francia, san Taurino, venerato come primo vescovo di questa città. (dal Martirologio)

Santa Attratta, badessa – In Irlanda, santa Attratta, badessa, che si dice abbia ricevuto il velo delle vergini da san Patrizio. (dal Martirologio)

Sant’Equizio, abate – Nel territorio dell’odierna Umbria, sant’Equizio, abate, che, come scrive il papa san Gregorio Magno, per la sua santità fu padre di molti monasteri e, ovunque giungesse, schiudeva la fonte delle Sacre Scritture. (dal Martirologio)

San Gaugeríco, vescovo – A Cambrai in Austrasia, nel territorio dell’odierna Francia, san Gaugeríco, vescovo, che, insigne per pietà e amore per i poveri, fu ordinato diacono da Magnerico di Treviri e, eletto poi alla sede di Cambrai, esercitò l’episcopato per trentanove anni. (dal Martirologio)

Santa Rusticola, badessa – Ad Arles nella Provenza in Francia, santa Rusticola, badessa, che guidò santamente le monache per circa sessant’anni. (dal Martirologio)

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