1 novembre: solennità di Tutti i Santi

Oggi si celebra insieme la gloria e l’onore di tutti i Santi, canonizzati e non: è destinata cioè solamente a onorare non solo i santi propriamente detti

Solennità di tutti i Santi uniti con Cristo nella gloria: oggi, in un unico giubilo di festa la Chiesa, ancora pellegrina sulla terra, venera la memoria di coloro della cui compagnia esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio, allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vittoria davanti alla maestà divina nei secoli eterni. (dal Martirologio)

La Solennità di Tutti i Santi, nota anche come Ognissanti (in latino: Festum Omnium Sanctorum), celebra insieme la gloria e l’onore di tutti i Santi, canonizzati e non: è destinata cioè solamente a onorare non solo i santi propriamente detti, ma nell’intenzione della Chiesa abbraccia tutti i fedeli trapassati in grazia e giunti alla glorificazione definitiva in Paradiso. È festa di precetto.

L’idea di onorare i santi ha la sua radice nella Sacra Scrittura, soprattutto nell’Apocalisse, dove si possono leggere varie descrizioni della gloria dei Santi, cioè dei fedeli che hanno raggiunto la Gerusalemme celeste: 7,2-12; cfr. anche 5,8; 8,3.4; 11,18; 14,10.12; 18,20.24; 19,8.

La Chiesa Cattolica celebra questa solennità il 1° novembre. Nel Rito Ambrosiano, qualora la data del 1° novembre cadesse di domenica, la solennità è celebrata il 31 ottobre.

Nell’attualità a questa solennità fa seguito immediatamente la Commemorazione di tutti i fedeli defunti del 2 novembre. La solennità aveva nel vecchio calendario pre-conciliare una vigilia e un’ottava: essa fu ed è considerata fin dal medioevo di grado così elevato che nessun’altra festa, neppure la dedicazione della propria chiesa, la può sorpassare.

Nei primi secoli i cristiani usavano commemorare l’anniversario della morte dei martiri nel luogo del martirio. Nel IV secolo diocesi vicine cominciarono a mettere in comune le feste, a scambiarsi reliquie, a dividersele, e a riunirsi in una festa comune. Ciò appare in un invito che San Basilio di Cesarea fa ai vescovi della provincia del Ponto.

Inoltre frequentemente vari martiri avevano subito il martirio lo stesso giorno, e ciò portò in maniera naturale a una celebrazione comune.

All’inizio solo i martiri e San Giovanni Battista avevano una celebrazione particolare. Gli altri santi vennero aggiunti gradualmente, e il numero crebbe quando si iniziò a stabilire un regolare processo di canonizzazione.

Nella persecuzione di Diocleziano il numero dei martiri fu tanto grande che non fu possibile assegnare un giorno diverso a ciascuno di essi; ma la Chiesa, nella convinzione che ogni martire dovesse essere venerato, scelse un giorno comune per tutti. Concretamente l’idea di una commemorazione liturgica collettiva di tutti i martiri nacque in Oriente.

Le prime tracce di una celebrazione generale sono attestate ad Antiochia, e la situano nella Domenica successiva alla Pentecoste. Parla di una celebrazione comune un sermone di Sant’Efrem Siro e la settantaquattresima omelia di Giovanni Crisostomo; lo stesso Crisostomo ci ha lasciato un panegirico di tutti i santi martiri martirizzati in tutto il mondo, tenuto appunto sette giorni dopo la solennità della Pentecoste.

A Edessa invece una festa analoga aveva luogo il 13 maggio. Nel 411 poi troviamo una Commemorazione dei confessori nel Calendario Caldeo al venerdì fra l’Ottava di Pasqua.

Il più antico lezionario romano, quello di Würburgo, che rispecchia l’uso liturgico del VI secolo, contiene alla I domenica dopo Pentecoste l’indicazione Dominica in natale sanctorum, “Domenica nel giorno natalizio dei santi, con la pericope di Ap 7,2-12 .

Ma fu la data del 13 maggio a imporsi; essa, per il tramite delle comunità italo-greche, venne scelta da Papa Bonifacio IV per compiere la dedicazione del Pantheon (609), consacrandola come basilica cristiana alla beata Vergine Maria e a tutti i martiri con il nome di Sancta Maria ad Martyres, e stabilendo altresì la celebrazione anniversaria, che attirava un numero straordinario di pellegrini. A tale celebrazione fa riferimento il Lezionario di Würburgo quando al venerdì dell’Ottava di Pasqua riporta la stazione Ad sta Maria martyra.

Un nuovo impulso al culto tributato in Roma a tutti i santi in generale venne dato da papa Gregorio III (731-741), che nell’ultimo anno del suo pontificato fondò un oratorio nella Basilica di San Pietro dedicandolo in honorem Salvatoris, Sanctae Dei genetricis semperque virginis Mariae dominae nostrae, sanctorumque apostolorum, martyrum quoque et confessorum Christi, perfectorum justorum (“in onore del Salvatore, della Santa Madre di Dio e sempre vergine Maria nostra signora, e dei santi apostoli, nonché dei martiri e dei confessori di Cristo, dei giusti perfetti”). Si stabilì che i monaci della Basilica celebrassero ogni giorno le vigilie e che settimanalmente i presbiteri vi celebrassero l’Eucaristia. All’epoca a Roma esisteva già una Basilica degli Apostoli, la cui dedicazione era ricordata il 1º maggio.

Alcuino fu un ardente zelatore della festa in tutto il continente. Inoltre già prima dell’800 in Irlanda, Inghilterra, Baviera e in alcune Chiese della Gallia si celebrava al 1º novembre una festa che il calendario irlandese di Oengus chiama “dei santi d’Europa”.

Papa Gregorio IV chiese nell’835 a Ludovico il Pio che con un decreto reale ordinasse nei suoi stati la celebrazione della festa di Tutti i Santi il 1º novembre. Il decreto fu emanato, omnibus regni et imperii sui episcopis consentientibus (“essendo d’accordo tutti i Vescovi del suo regno e impero”), e da quel momento la celebrazione, da festa locale di Roma e di qualche Chiesa particolare, cominciò ad essere festa generale, che si sparse rapidamente in tutta l’Europa latina.

Il Sacramentario di Padova (IX secolo) ne contiene già le orazioni. Sulle precise ragioni che indussero Gregorio IV a scegliere le calende di novembre come data della festa non si hanno certezze, ma la più ovvia[8] è che in quel giorno si apriva il periodo invernale. Il Beleth, benché assai tardivo, fa rilevare che l’affluenza dei pellegrini a Roma per la festa del 13 maggio era tale da rendere difficile il vettovagliamento dei cittadini e dei forestieri, e questa sarebbe la ragione per cui Gregorio IV trasferì la festa al 1º novembre.

Sembra che anche la celebrazione della vigilia sia antica quanto la festa stessa. Papa Sisto IV (1471-84) vi aggiunse l’ottava, che fu soppressa da papa Pio XII nel 1955. La Chiesa Ortodossa celebra ancora oggi questa festa la prima domenica dopo la Pentecoste a chiusura del ciclo pasquale.

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