Zelensky in Vaticano: al Papa chiede aiuto per liberare gli ucraini detenuti in Russia

Col Pontefice 35 minuti di faccia a faccia, poi l’incontro con la Segreteria di Stato. Si è discusso delle possibili soluzioni per raggiungere una “pace giusta”. Il presidente ucraino: “Contiamo sull’aiuto della Santa Sede per il ritorno a casa degli ucraini catturati dalla Russia”

Città del Vaticano – “La questione del rientro a casa del nostro popolo dalla prigionia è stata il fulcro del mio incontro con Papa Francesco. Contiamo sull’assistenza della Santa Sede per aiutare a riportare indietro gli ucraini che sono stati fatti prigionieri dalla Russia”. Queste le parole del presidente ucraino, Volodimr Zelensky, a margine dell’incontro avvenuto con Papa Francesco, in Vaticano, questa mattina.

La tappa Oltretevere si inserisce nel “summit europeo itinerante” del presidente ucraino ideato dopo il rinvio del vertice di Ramstein: quattro capitali in 48 ore (Londra, Parigi, Roma e Berlino) con l’obiettivo di ottenere sostegni politici e aiuti militare anche in vista dell’inverno. E se ieri con gli altri Capi di Stato europei Zelensky ha messo in chiaro che un “cessate il fuoco” non è un “argomento” sul tavolo delle discussioni di questi giorni, e che Kiev non è disposta a fare alcuna concessione, men che meno territoriale, alla Russia di Vladimir Putin, col Pontefice si è affrontata un’altra questione delicata, quella degli ostaggi.

“Per tutti noi in Ucraina, la questione delle persone catturate e deportate resta incredibilmente dolorosa. Si tratta di adulti e bambini, molti civili che ora sono detenuti in prigioni e campi in Russia”, scrive Zelensky sui suoi canali social subito dopo il faccia a faccia col Pontefice (il terzo dall’inizio della guerra, ndr) durato ben 35 minuti.

Il corteo presidenziale taglia piazza San Pietro e varca l’arco delle campane poco dopo le ore 9.30. Ad accogliere Zelensky nel cortile di San Damaso, come da prassi, il reggente della Casa Pontificia, monsignor Leonardo Sapienza e i Gentiluomini di Sua Santità.

Quindi la salita nella Sala della Biblioteca del Palazzo Apostolico. Poi il dialogo a porte chiuse, fino alle 10.20. Sul tavolo il piano di pace del presidente Zelensky, la situazione degli ostaggi e la richiesta d’aiuto visti anche i risultati positivi raggiunti dalla diplomazia pontificia nei mesi scorsi con la liberazione dei due sacerdoti greco-cattolici (leggi qui). Tema, quest’ultimo, affrontato anche nelle scorse ore col Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ricevuto in udienza privata dal Pontefice alla vigilia dell’incontro tra Francesco e il presidente Zelensky (leggi qui).

Quindi la foto di rito, sotto il quadro del Cristo risorto dipinto da Raffaello, e il tradizionale scambio dei doni. Il Santo Padre regala a Zelensky una scultura in bronzo intitolata “La pace è un fiore fragile”.

Poi consegna il Messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2024, il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020 e il volume intitolato “Perseguitati per la verità, i greco-cattolici ucraini dietro la cortina di ferro”, ovvero un album fotografico a colori, frutto di un progetto di ricerca dell’Istituto di Storia della Chiesa dell’Università Cattolica Ucraina sulla vita clandestina della Chiesa greco-cattolica ucraina, per documentare l’eredità dei martiri e dei confessori della fede.

Dal canto suo, Zelensky ha donato al Papa un dipinto ad olio intitolato “Il massacro di Bucha. La storia di Marichka”. Il quadro raffigura una bambina ucraina immaginaria,Marichka appunto, davanti alla quale i soldati russi hanno torturato e ucciso padre, madre e nonna. A Bucha, cittadina a pochi chilometri a nord di Kiev, è stata infatti teatro di un massacro tra il marzo e l’aprile 2022: 630 i civili uccisi in quello che le autorità ucraine definiscono un “genocidio” da parte dei russi e per il quale hanno chiesto indagini approfondite alla Corte penale internazionale.

Dopo l’incontro col Pontefice, seguendo il classico cerimoniale delle visite presidenziali, Zelensky, come si legge in una nota diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede, “ha incontrato il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, accompagnato da mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Segreteria di Stato”.

“I colloqui in Segreteria di Stato – precisano dal Vaticano – sono stati dedicati allo stato della guerra e alla situazione umanitaria in Ucraina, nonché alle vie che potrebbero metterle fine, portando ad una pace giusta e stabile nel Paese. Inoltre, sono state esaminate anche alcune questioni relative alla vita religiosa nel Paese”. Il riferimento è alla messa al bando della Chiesa russa (leggi qui), tema sul quale si era espresso qualche domenica fa, all’Angelus, anche Papa Francesco (leggi qui).  (foto © Vatican Media/Pool Aigav)

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