Viganò a processo in Vaticano con l’accusa di scisma

L’ex nunzio apostolico, che più volte ha duramente criticato il Concilio Vaticano II e Papa Francesco chiedendone le dimissioni, a processo negli uffici dell’ex Sant’Uffizio rischia la scomunica. La replica: “Considero le accuse contro di me un onore”

Città del Vaticano – L’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America, mons. Carlo Maria Viganò, finisce sotto la lente della giustizia vaticana. Il presule, che più volte ha criticato l’operato del Pontefice regnante e messo in discussione la sua legittimità come successore di San Pietro, è stato convocato dal Dicastero per la Dottrina della Fede, l’ex Inquisizione, affinché “possa prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato”.

Nel testo di comparizione si parla chiaramente di “affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica”, della “negazione della legittimità di Papa Francesco”, “rottura della comunione” col Sommo Pontefice “e rifiuto del Concilio Vaticano II”.

Quello che si celebrerà in Vaticano contro Viganò è un processo penale extragiudiziale, iniziato in base al canone 1364 del Codice di Diritto Canonico secondo il quale l’ex nunzio rischia la scomunica. Il canone in questione, infatti, recita: “L’apostata, l’eretico e lo scismatico incorrono nella scomunica latae sententiae“. Non solo: “Se lo richieda la prolungata contumacia o la gravità dello scandalo, possono essere aggiunte altre pene, non esclusa la dimissione dallo stato clericale”.

Il presule, che chiese le dimissioni di Francesco perché secondo lui il Pontefice argentino avrebbe coperto gli abusi del cardinale statunitense Theodore McCarrick, teoria poco credibile smontata dal rapporto pubblicato dalla Santa Sede proprio sul porporato, quindi rischia anche che gli venga tolto il sacerdozio.

Viganò però non si perde di animo e commenta così, dal suo account X, quanto sta accadendo: “Considero le accuse contro di me un onore Nessun cattolico degno di questo nome può essere in comunione con questa ‘chiesa bergogliana’ perché essa agisce in evidente discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo”. Viganò, al termine di un lungo comunicato che ripercorre tutte le sue tesi e invettive, invita quindi a pregare per “coloro che sono perseguitati a causa della loro fede”.

Sulla vicenda interviene anche il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, che così commenta la convocazione del presule: “Monsignor Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti a cui deve rispondere. E’ normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo quelle indagini che sono necessarie per approfondire questa situazione stessa. Ha dato a lui la possibilità anche di difendersi”. A livello personale, aggiunge Parolin, “mi dispiace tantissimo, io l’ho sempre apprezzato come un grande lavoratore molto fedele alla Santa Sede, in un certo senso anche di esempio, quando è stato Nunzio apostolico ha lavorato estremamente bene, cosa sia successo non lo so”.

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