Veglia ecumenica, il Papa: “La testimonianza dei martiri è più forte di qualsiasi parola”

Nel piazzale dei Protomartiri, a pochi passi dalla basilica di San Pietro, la Veglia ecumenica con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane, il Pontefice: “Oggi esprimiamo anche la vergogna per lo scandalo della divisione dei cristiani, lo scandalo di non dare insieme testimonianza al Signore Gesù”

Città del Vaticano – “La testimonianza dei martiri è più forte di qualsiasi parola”. Mentre la notte scende sull’Urbe, una processione aux flambeaux sfila lungo i bianchi muri della basilica vaticana. In testa, sulla sedia a rotelle e con un cero in mano c’è il Pontefice. Dietro di lui tutti i partecipanti al Sinodo che in questi giorni si sta celebrando in Vaticano.

Dall’Aula Paolo VI, la processione si snoda per poche centinaia di metri, fino a raggiungere piazza dei Protomartiri, luogo dove secondo la tradizione sarebbe avvenuto il martirio di San Pietro.

Al centro dello spiazzo troneggia il Crocifisso di San Damiano. Tra i canti di lode e di invocazione allo Spirito Santo, si prega in quella che per la Chiesa è una data storica, ovvero l’anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Del resto, la piccola processione con le torce iniziale voleva ricordare proprio quello che tutto il modo vide quando Giovanni XXIII, affacciatosi su piazza San Pietro che sembrava infuocata, pronunciò un discorso indimenticabile.

Come sessantadue anni fa, anche la luna si fa vedere in tutto il suo splendore tra i cipressi del camposanto teutonico che fa da sfondo alla cerimonia mentre cattolici, ortodossi, copti, anglicani, protestanti e altri esponenti delle confessioni cristiane, si sono riuniti per invocare il dono dell’unità in un luogo altrettanto simbolico.

“In questo luogo i Protomartiri ci ricordano che oggi, in molte parti del mondo, cristiani di diverse tradizioni danno la vita insieme per la fede in Gesù Cristo, vivendo l’ecumenismo del sangue. La loro testimonianza è più forte di qualsiasi parola, perché l’unità viene dalla Croce del Signore”, le parole che avrebbe dovuto pronunciare il Papa durante l’omelia. Ma al testo scritto, e consegnato a margine del rito alla stampa per la divulgazione, Francesco preferisce il silenzio.

“In questo luogo ricordiamo i Primi Martiri della Chiesa a Roma: sul loro sangue è stata costruita questa basilica, sul loro sangue è stata edificata la Chiesa. Possano questi Martiri rafforzare la nostra certezza che, avvicinandoci a Cristo, ci avviciniamo gli uni agli altri”, si legge nel discorso, dove viene citata anche il decreto Unitatis redintegratio, di cui ricorre il sessantesimo anniversario: “Quanto più i cristiani sono vicini a Cristo, tanto più sono vicini tra loro (cfr n. 7)”.

Ma l’unità, si legge ancora, “è una grazia, un dono imprevedibile. Il vero protagonista non siamo noi, ma lo Spirito Santo che ci guida verso una maggiore comunione. Non è innanzitutto un frutto della terra, ma del Cielo”. Francesco ricorda padre Paul Couturier, che soleva dire che l’unità dei cristiani va implorata “come Cristo vuole” e “con i mezzi che Egli vuole”.

Altresì, rimarca il Vescovo di Roma, l’unità è anche “un cammino: matura nel movimento, strada facendo. Cresce nel servizio reciproco, nel dialogo della vita”, “cresce e matura nel comune pellegrinaggio ‘al ritmo di Dio’, come i pellegrini di Emmaus accompagnati da Gesù risorto”. Ma, sottolinea infine il Papa nel discorso consegnato, “l’unità è per la missione”. E conclude: “Oggi esprimiamo anche la vergogna per lo scandalo della divisione dei cristiani, lo scandalo di non dare insieme testimonianza al Signore Gesù. Il mondo ha bisogno di una testimonianza comune, il mondo ha bisogno che siamo fedeli alla nostra comune missione”. (foto © Vatican Media)

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