Sinodo, il Papa apre i lavori: “La Chiesa non può rinnovarsi se non si lascia modellare da Dio”
Nell’Aula Paolo VI il Pontefice apre i lavori della seconda sessione della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi intervenendo alla prima congregazione generale: “Ci è chiesto di esercitarci insieme in un’arte sinfonica, in una composizione che tutti accomuna nel servizio alla misericordia di Dio, secondo i differenti ministeri e carismi”
Città del Vaticano – “La Chiesa, semper reformanda, non può camminare e rinnovarsi senza lo Spirito Santo e le sue sorprese; senza lasciarsi modellare dalle mani del Dio creatore, del Figlio, Gesù Cristo, e dello Spirito Santo”. Nell’Aula Paolo VI ha ufficialmente inizio la seconda sessione della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sul tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Ad aprire i lavori, come di consueto, è il Sommo Pontefice: Francesco arriva in sedia a rotelle nella Sala Nervi, come lo scorso anno rivisitata con un allestimento ad hoc per favorire, come detto dagli organizzatori, le discussioni tra i membri.
Non ci sono solo i Vescovi, i padri sinodali, infatti: come un anno fa, a prendere parte attiva ai lavori anche laici, uomini e donne, e religiosi e religiose. Più sedici esponenti delle altre confessioni cristiane. Il Papa saluta i presenti sotto lo sguardo dell’icona della Salus Populi Romani, copia fedele dell’originale custodita a Santa Maria Maggiore, basilica che il Santo Padre visiterà domenica per pregare il Rosario per la pace come annunciato questa mattina dallo stesso Bergoglio durante la celebrazione eucaristica in piazza San Pietro (leggi qui).
Nel suo lungo intervento, il Papa ribadisce a più riprese che a guidare questa assemblea è “lo Spirito Santo” e l’obiettivo è quello di realizzare “una Chiesa sinodale in missione, che sappia uscire da sé stessa e abitare le periferie geografiche ed esistenziali avendo cura di stabilire legami con tutti in Cristo nostro Fratello e Signore”.
“Lo Spirito Santo ci accompagna sempre”, rimarca Francesco, sottolineando come sia proprio lo Spirito Santo a penetrare “in quella parte di noi che spesso è tanto simile alle aule dei tribunali, dove mettiamo gli imputati alla sbarra e formuliamo i nostri giudizi, per lo più di condanna”. Al contrario, “Dio accoglie tutti, sempre, non dimentichiamo: tutti, tutti, tutti e sempre, e a tutti offre nuove possibilità di vita, fino all’ultimo momento. È per questo che noi dobbiamo perdonare tutti e sempre, consapevoli che la disposizione a perdonare nasce dell’esperienza di essere stati perdonati. Soltanto uno può non perdonare: colui che non è stato perdonato”.
Da qui il monito sul “rinnovamento” della Chiesa, semper reformanda, che “non può camminare e rinnovarsi senza lo Spirito Santo e le sue sorprese”. A tal proposito ricorda l’ispirazione colta dal suo predecessore, oggi santo, ovvero Paolo VI, quando nel 1965 ha istituito il Sinodo dei Vescovi: “Nei sessant’anni da allora trascorsi abbiamo imparato a riconoscere nel Sinodo dei Vescovi un soggetto plurale e sinfonico capace di sostenere il cammino e la missione della Chiesa cattolica, aiutando in modo efficace il Vescovo di Roma nel suo servizio alla comunione di tutte le Chiese e della Chiesa tutta”.
In quest’ottica, ai membri del Sinodo oggi “è chiesto di esercitarci insieme in un’arte sinfonica, in una composizione che tutti accomuna nel servizio alla misericordia di Dio, secondo i differenti ministeri e carismi che il vescovo ha il compito di riconoscere e promuovere”. Ed è per questo che “la composizione di questa XVI Assemblea è quindi più che un fatto contingente. Essa esprime una modalità di esercizio del ministero episcopale coerente con la Tradizione viva delle Chiese e con l’insegnamento del Concilio Vaticano II: mai il Vescovo, come ogni altro cristiano, può pensarsi ‘senza l’altro’. Come nessuno si salva da solo, l’annuncio della salvezza ha bisogno di tutti, e che tutti siano ascoltati.
La presenza all’Assemblea del Sinodo dei Vescovi di membri che non sono Vescovi, sottolinea Francesco, “non fa venir meno la dimensione ‘episcopale’ dell’Assemblea. E questo lo dico per qualche tempesta di chiacchiericci che sono andati da una parte all’altra. Meno ancora pone qualche limite o deroga all’autorità propria del singolo Vescovo e del Collegio Episcopale. Essa piuttosto segnala la forma che è chiamato ad assumere l’esercizio dell’autorità episcopale in una Chiesa consapevole di essere costitutivamente relazionale e per questo sinodale”.
Per il Pontefice, “si devono individuare, in tempi adeguati, diverse forme di esercizio ‘collegiale’ e ‘sinodale’ del ministero episcopale (nelle Chiese particolari, nei raggruppamenti di Chiese, nella Chiesa tutta), sempre rispettando il deposito della fede e la Tradizione viva, sempre rispondendo a quello che lo Spirito chiede alle Chiese in questo tempo particolare e nei diversi contesti in cui esse vivono”
“Con il cuore pieno di speranza e di gratitudine, consapevole del compito impegnativo che vi è affidato (e che ci è affidato), auguro a tutti di aprirsi con disponibilità all’azione dello Spirito Santo, nostra guida sicura, nostra consolazione”, conclude il Papa. I lavori continueranno fino a sabato 26 ottobre, quando sarà reso noto il documento finale. Domenica 27 ottobre la messa di chiusura nella basilica vaticana. (foto © Vatican Media)
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