Sinodo e silenzio: se la Chiesa “tradisce” la sua vera missione

Tra briefing inutili, scarsi contenuti e comunicazioni che non si posso definire tali, la stampa – nazionale e non – va in palla. E i fedeli anche.

Sinodo
Sinodo, i lavori nell’Aula Paolo VI.

Che sarebbe stato un gran casino era evidente fin dall’inizio. Il Sinodo sulla sinodalità, che si sta celebrando in Vaticano in questi giorni è che si avvia alla sua ultima settimana (menomale?) sta mandando in palla giornalisti e fedeli. La consegna del silenzio, che Papa Francesco ha voluto per questa sessione, motivandola con un’argomentazione che non fa una piega (leggi qui), “tradisce” però la vera missione della Chiesa. Ovvero quella del comunicare.

È vero, anche il silenzio è comunicazione. Non è raro che il silenzio faccia più rumore del chiasso. Ma davanti a un evento di portata mondiale, forse, il silenzio non è stata la scelta giusta. E il caos, a livello di informazioni e comunicazioni, è il risultato di come gli organi vaticani hanno interpretato le parole del Pontefice.

Andiamo con ordine. Quotidianamente in Sala Stampa ci sono dei briefing (che qualche collega ha giustamente apostrofato come soporiferi) che non hanno proprio senso di esistere in quanto parole (spesso condite con aggettivi che rendono gli interventi ancora più criptici) che non aggiungono nulla di nuovo agli interventi dei mesi scorsi. Qualcuno potrebbe obiettare: “Sono i giornalisti che non capiscono nulla, cercano solo lo scandalo”. Come dargli torto. Del resto ce la siamo cercata noi stessi questa immagine di ricercatori di gossip invece che di verità. Ma se nessuno, tra gli oltre duecento e passa giornalisti accreditati riesce a fare un punto della situazione, evidentemente, c’è un problema di fondo.

Un problema che, a cascata, si ripercuote anche sui fedeli. Non il fedele occasionale, che va a messa solo a Pasqua o Natale, ma quello vero, che non si limita a leggere i commenti dei giornalisti ma si informa ricercando gli interventi sui siti istituzionali del Sinodo e della Santa Sede. E quando lo fanno la risposta che arriva è: “Parole complicate, non ho capito. Ma che significa?“.

Nell’Aula Paolo VI, messa in ghingheri per l’occasione, si parla di sinodalità, di ascolto. Ma subito dopo, quando quello che si è condiviso tra i padri e le madri sinodali deve essere comunicato, qualcosa va storto. E il risultato è: “Che significa?”. Insomma, solo caos. Davanti a questo tutte le altre questioni, donne prete, benedizione ai gay, assoluzioni e dubia vari, passano in secondo piano. Come passano in secondo piano i vari cavalli di battaglia del tipo “La dottrina non cambia”. Di contro ci sono voci fuori dal coro, soprattutto tra padri e madri sinodali, che (come era prevedibile) per un momento di gloria o per interessi, rilasciano dichiarazioni e interviste che aumentano ancora di più il caos. E se è vero, come dice Papa Francesco, che è lo Spirito Santo a fare l’armonia, ad oggi di armonico c’è ben poco. Arrivederci al prossimo briefing.

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