Scontro diplomatico Vaticano-Francia sulla condanna del cardinal Oullet: cosa sta accadendo
Il Vaticano ha inviato una nota verbale all’ambasciata di Francia presso la Santa Sede dopo che un tribunale civile francese ha condannato il cardinale per il “licenziamento ingiusto” di una suora
Città del Vaticano – Scontro diplomatico Roma-Parigi sulla condanna del cardinale canadese Oullet da parte di un tribunale civile francese. Il Vaticano ha infatti inviato una nota verbale all’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede a pochi giorni dalla sentenza contestando all’autorità giudiziaria diversi punti. Ma andiamo con ordine.
Il processo e la condanna
La vicenda nasce nel 2020, quando diverse lamentele interne al convento delle suore Domenicane del Santo Spirito giungono al Dicastero per i Vescovi all’epoca diretto dal cardinal Oullet. Le accuse vengono mosse dalle consorelle contro suor Marie Ferréol, al secolo Sabine Baudin de la Valette, per “cattivo spirito” e scontri interni all’istituto.
Il porporato ha quindi inviato due ispettori pontifici per capire cose stesse accadendo. Secondo gli ispettori pontifici, i motivi delle lamentele sarebbe dovute al fatto che la suora avrebbe commesso delle presunte “manipolazioni e abusi spirituali”.
Al termine dell’indagine interna si decise per l’espulsione della suora che dopo 34 anni è stata costretta a lasciare la comunità di Pontcallec. La donna, secondo l’accusa, sarebbe stata però espulsa senza ricevere alcuna informazione dettagliata e, sempre secondo l’accusa, trasferita in gran segreto nell’abbazia di Solesmes per stare in “isolamento e penitenza”, senza la “possibilità di comunicare con i familiari”. Tornata “in libertà”, la suora è stata invitata a rimanere in un’abbazia a Randol, dato che il decreto di espulsione era valido per tre anni a partire dall’autunno 2020.
La suora, prima di rivolgersi alla Giustizia civile, aveva scritto anche al Pontefice ma, restando inascoltata si è quindi rivolta al tribunale che al termine del processo ha condannato il cardinal Oullet, sostituito nel 2023 da mons. Prevost (per limiti di età del porporato canadese), per licenziamento da “ingiusta causa. Il tribunale di Lorient ha condannato il porporato a risarcire la suora licenziata per 200mila euro, oltre a riassumerla immediatamente.
E qui va fatta una precisazione: per il Tribunale fare la suora e vivere in un convento è un lavoro. E questo, nell’ordinamento canonico della Chiesa cattolica, non è contemplato. Va poi sottolineato che con questa sentenza un tribunale civile commette una grave ingerenza poiché interviene in una questione completamente interna alla Chiesa cattolica.
La protesta diplomatica della Santa Sede
Lo scontro col Vaticano, però, prima ancora della nota inviata all’ambasciata francese, è iniziato già durante il processo. Il Tribunale aveva chiesto un accesso agli atti, più precisamente ai documenti del Dicastero guidato da Ouellet ma dalla Santa Sede arrivò un secco “no” giustificato dal fatto che “non vi è alcun diritto di accedere ai file riservati”, proprio perché una questione interna alla Chiesa.
Poche ore fa, il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, rispondendo alle domande dei giornalisti ha confermato che la Segreteria di Stato ha trasmesso una Nota Verbale all’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, evidenziando che il Vaticano “ha appreso solo dalla stampa della presunta decisione del Tribunale di Lorient, in Francia, circa un contenzioso civile riguardante le dimissioni da un Istituto religioso della Sig.ra Sabine de la Valette (già Suor Marie Ferréol)” e che il cardinale Marc Ouellet “non ha mai ricevuto alcun atto di citazione dal Tribunale di Lorient”.
Da Oltretevere spiegano che il porporato “ha effettivamente condotto una visita apostolica all’Istituto delle Dominicane dello Spirito Santo (Dominicaines du Saint Esprit), in ottemperanza ad un mandato pontificio” confermando che “a conclusione di tale visita, sono state adottate una serie di misure canoniche a carico della Sig.ra Sabine de la Valette, compresa la sua dimissione dall’Istituto religioso”.
“Un’eventuale sentenza del Tribunale di Lorient – tuona la Santa Sede – potrebbe sollevare non soltanto questioni rilevanti che riguardano l’immunità, ma qualora si fosse pronunciata in merito alla disciplina interna e all’appartenenza ad un istituto religioso, potrebbe aver dato luogo a una grave violazione dei diritti fondamentali alla libertà religiosa e alla libertà di associazione dei fedeli cattolici”.
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