Quando la luce della fede scaccia l’ombra della Sistina
Preghiere e silenzi: la risposta del popolo di Dio alla stampa mainstream che al posto di fare informazione parla (in modo scorretto) di un eventuale Conclave cadendo (ancora una volta) nel gossip e rilanciando la lotta tra tradizionalisti e progressisti

Città del Vaticano – “Orémus pro Pontífice nostro Francisco”. Da oltre due settimane, incessante, sale al cielo questa preghiera. Una preghiera che si innalza da ogni luogo: dalle piazze, quella del Policlinico Gemelli o quella incorniciata dal maestoso colonnato del Bernini, alle chiese cattedrali di tutto il mondo. Il popolo di Dio, unito, si stringe con la mente e col cuore al suo pastore, ricoverato da oltre due settimane per una polmonite bilaterale.
Ed è forse questa la risposta più bella e autentica che i fedeli potevano dare a chi, da settimane, tramite la stampa mainstream, già parla di Conclave, di lotte interne al Collegio cardinalizio, della Chiesa che verrà, pubblicando notizie di gossip invece che vera informazione alimentando, soprattutto sui social, fake news e cospirazioni.
A smentirli, in realtà, ci ha già pensato lo stesso Papa Francesco, che pur obbligato in una stanza d’ospedale, continua a reggere la Chiesa e a guidare i fedeli dal decimo piano del Gemelli. Del resto Giovanni Paolo II ribattezzò il nosocomio come la terza sede del Vaticano (dopo San Pietro e Castel Gandolfo).
La diffusione dei testi delle Udienze generali del mercoledì e degli Angelus domenicali, le nomine episcopali, le modifiche alle leggi vaticane, sono la prova che il Pontefice è lucido e continua, come precisato dai bollettini medici, la sua attività lavorativa.
“Sento tutto il vostro affetto e la vostra vicinanza e, in questo momento particolare, mi sento come ‘portato’ e sostenuto da tutto il popolo di Dio”, le parole scritte dal Vescovo di Roma nel testo dell’Angelus diffuso ieri (leggi qui). Preghiere e silenzio.
A chi vede la Chiesa come una realtà esclusivamente terrena, fatta di contrasti e opposizione, ogni singolo battezzato risponde con la luce della fede. Quella stessa luce che ogni sera, da oramai una settimana, riempie piazza San Pietro.
Il sagrato, le immagini dei Santi sul colonnato, così come gli apostoli e la statua centrale del Cristo benedicente sono in ombra. Anche i settori dove sono allestite le sedie sono in penombra. Eppure, le immagini dall’alto parlano chiaro: le candele che ogni sera vengono accese dal popolo di Dio sembrano essere più accecanti dei nuovi fari a led installati per il Giubileo. Gli occhi di tutti sono volti all’immagine della Vergine Maria che mostra tra le sue braccia il piccolo Gesù.
Le centinaia di persone che ogni sera, sfidando anche freddo e pioggia, accorrono davanti alla tomba del Principe degli Apostoli, non hanno bisogno della luce a led: con le litanie e le Ave Maria rischiarano da soli il luogo simbolo della cattolicità. Del resto sono consapevoli che la Chiesa non la mandano avanti gli uomini.
Per dirla con le parole che Benedetto XVI pronunciò durante la sua ultima Udienza generale proprio in quella piazza, “Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore”.
Un amore che alimenta la luce della fede e della preghiera in maniera così forte tanto da rendere la Sistina, che ogni sera prepotente si erge col suo tetto e i suoi tratti da fortezza su piazza San Pietro, solo l’ennesimo monumento non degnamente illuminato. Un’ombra, per l’appunto.
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