Perché il Papa nel momento in cui viene eletto deve cambiare nome?
Dalla loggia delle benedizioni della basilica vaticana il Romano Pontefice viene presentato col nome di battesimo e subito dopo col nome che lui ha scelto. A cosa è dovuta questo cambio di nome?

Città del Vaticano – “Come vuoi essere chiamato?”. Questo è l’interrogativo che il Cardinale incaricato pone al neoeletto Papa nella Cappella Sistina. Una tradizione, quella per i Pontefici di cambiare il nome di battesimo, che affonda le sue radici all’origine della Chiesa di Roma.
Come riporta l’Enciclopedia Treccani, fu San Pietro l’iniziatore di questa tradizione, mutando il proprio nome di battesimo che era Simone. Il cambio del nome, in quel caso, glielo “impose” Gesù. Alto fu il valore simbolico di quel primo cambiamento, poiché Pietro – in una delle interpretazioni etimologiche più famose della storia umana -, richiamava la roccia, ragion per cui sulla solida pietra Gesù avrebbe edificato la sua Chiesa.
Dopo Pietro, per più di cinque secoli i Papi hanno sempre mantenuto il proprio nome di battesimo per marcare l’unicità di quel cambiamento onomastico fondativo della cristianità. Nel 532, ricevendo la nomina a Romano Pontefice, Mercuriale (o Mercurio) sente la necessità di cambiare il proprio nome e si attribuisce quello di Giovanni II, probabilmente perché il suo nome di battesimo evocava un’atmosfera pagana.
Claudio Rendina – nel suo “I papi. Storia e segreti, Newton & Compton, 1999” – ipotizza che altri due Pontefici, in seguito, abbiano assunto un nuovo nome: Giovanni III, nel 561 (che si sarebbe chiamato Catelino), e nel 575 il suo successore, Benedetto I (il cui nome era forse Bonosio). Ma, in assenza di riscontri definitivi, Rendina ci informa che nel 995 con certezza Giovanni XII sale al soglio pontificio lasciando il suo nome di battesimo, Ottaviano.
Seguirono poi cinque Papi che mantennero il nome originale. “Un’altra sostituzione, la più significativa – scrive Rendina -, si registra nel 983: Johannes qui est Petrus; e fu Giovanni XIV. Il nome di Pietro da allora rimane tabù”. Di lì a poco il cambiamento onomastico diventerà una consuetudine senza più eccezioni; per la precisione a partire dal pontificato di Gregorio V (996-999), già sacerdote germanico (il primo nella storia del papato) di nome Brunone e cugino dell’imperatore Ottone III.
“L’abbandono del nome della “prima” nascita – commenta Rendina – tende ad evidenziare una “seconda” nascita alla quale si è chiamati con l’elezione”.
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