“Per Dio non sei un profilo digitale. Usa il cellulare ma incontra le persone”
Nel piazzale della basilica della Salute, nel cuore di Venezia, il chiassoso incontro del Papa con i giovani: “Andate controcorrente, siate creatori di novità, non professionisti del digitare compulsivo”
Venezia – Anche il sole sorride mentre Papa Francesco arriva in barca nel piazzale antistante la basilica di Santa Maria della Salute, nel cuore di Venezia, per il chiassoso incontro con i giovani, terza e penultima tappa della visita lampo del Pontefice nel capoluogo veneto. In 1500, provenienti dalle 15 diocesi del Triveneto, accolgono il Santo Padre. Smartphone alla mano in tanti gli chiedono un selfie mentre Francesco, nella mini papamobile elettrica, raggiunge il palco dispensando sorrisi e strette di mano.
“È bello vedervi! Trovarci insieme ci permette di condividere, anche solo attraverso una preghiera, uno sguardo e un sorriso, la meraviglia che siamo”, esordisce Francesco, spronando i giovani a “riscoprire nel Signore la bellezza che siamo”. Bellezza, del resto, è una parola che si sposa perfettamente con Venezia, lo stesso Bergoglio la definisce “città della bellezza”. Ma per vivere questo “bel momento di incontro” anche nei prossimi giorni, ai giovani il Papa consiglia “due verbi, per ripartire: alzarsi e andare”.
Prima di tutto, alzarsi: “da terra, perché siamo fatti per il Cielo. Alzarsi dalle tristezze per levare lo sguardo in alto. Alzarsi per stare in piedi di fronte alla vita, non seduti sul divano. Avete pensato, immaginato, cos’è un giovane per tutta la vita seduto sul divano?”, domanda il Santo Padre. “Alzarsi per accogliere il dono che siamo, per riconoscere, prima di ogni altra cosa, che siamo preziosi e insostituibili”, aggiunge Francesco, che anticipa i dubbi delle nuove generazioni: “Ma padre, Papa o signor Papa, no, non è vero, io sono brutto, io sono brutta…. No, no, nessuno è brutto e ognuno di noi è bello, è bella e ha un tesoro dentro di sé, un bel tesoro da condividere e dare agli altri”. Non si tratta di “autostima – precisa il Papa -, no, è realtà!”.
Il Pontefice sprona quindi i giovani a un “primo passo” diverso “da fare al mattino quando ti svegli: scendi dal letto e ti accogli in dono. Ti alzi e, prima di tuffarti nelle cose da fare, riconosci chi sei ringraziando il Signore”. A Dio “si possono dire tante cose belle, poi preghi il Padre Nostro, dove la prima parola è la chiave della gioia: dici ‘Padre’ e ti riconosci figlio amato, figlia amata. Ti ricordi che per Dio non sei un profilo digitale, ma un figlio”.
Non è un qualcosa di “troppo romantico! No, è la realtà, caro o cara, ma dobbiamo scoprirla nella nostra vita, non nei libri, nella vita, la vita nostra”. Ma nella vita di un giovane non è tutto rosa e fiori, e alzarsi può risultare difficile quando “ci si trova a lottare contro una forza di gravità negativa che butta giù, un’inerzia opprimente che vuole farci vedere tutto grigio. A volte ci succede questo. Come fare?”. Per il Papa la risposta è nel lasciarsi “rialzare: farci prendere per mano dal Signore, che non delude mai chi confida in Lui, che sempre risolleva e perdona”. E se qualcuno dice “Ma io non sono all’altezza: mi percepisco fragile, debole, peccatore, cado spesso!”. Ma quando ti senti, la contro-risposta del Santo Padre è: “Per favore, cambia ‘inquadratura’: non guardarti con i tuoi occhi, ma pensa allo sguardo con cui ti guarda Dio. Quando sbagli e cadi, Lui cosa fa? Sta lì, accanto a te e ti sorride, pronto a prenderti per mano e alzarti”.
Dio sa che, oltre a essere belli, siamo fragili, e le due cose vanno insieme: un po’ come Venezia, che è splendida e delicata al tempo stesso. È bella e delicata, ha qualche fragilità che dev’essere curata. Dio non si lega al dito i nostri errori
Francesco scherza poi con i presenti: “Sta diventando un po’ lungo questo, vi siete annoiati?”. L’urlo dei giovani è chiaro: “No!”. “Siete educati, va bene!”, dice allora Francesco, ricordando alle nuove generazioni che “il segreto di grandi conquiste è la costanza”. Oggi, ammonisce, “si vive di emozioni veloci, di sensazioni momentanee, di istinti che durano istanti. Ma così non si va lontano. I campioni dello sport, come pure gli artisti, gli scienziati, mostrano che i grandi traguardi non si raggiungono in un attimo, tutto e subito. E se questo vale per lo sport, l’arte e la cultura, vale a maggior ragione per ciò che più conta nella vita. Che cosa conta nella vita? L’amore, la fede”.
“Occorre perseverare, giorno dopo giorno. E farlo insieme, perché l’insieme ci aiuta sempre ad andare avanti. Il ‘fai da te’ – tuona – nelle grandi cose non funziona. Per questo vi dico: non isolatevi, cercate gli altri, fate esperienza di Dio assieme”. Un giovane potrebbe obiettare: “Ma attorno a me stanno tutti per conto loro con il cellulare, attaccati ai social e ai videogiochi”.
E tu senza paura vai controcorrente: prendi la vita tra le mani, mettiti in gioco; spegni la tv e apri il Vangelo – è troppo questo? –, lascia il cellulare e incontra le persone! Il cellulare è molto utile, per comunicare, è utile, ma state attenti quando il cellulare ti impedisce di incontrare le persone. Usa il cellulare, va bene, ma incontra le persone! Sai cos’è un abbraccio, un bacio, una stretta di mano: le persone. Non dimenticare questo: usa il cellulare, ma incontra le persone”. Può essere difficile “andare controcorrente” ma i giovani di Venezia, scherza ancora il Papa, questa frase non la possono dire, “perché Venezia ci dice che solo remando con costanza si va lontano”.
“Cari fratelli, care sorelle, sto finendo, state tranquilli!”, dice il Pontefice prima di spiegare, in breve, il secondo verbo, l’andare. In una società che è sempre più digitale, Francesco chiede ai giovani di andare per il mondo per “essere creatori di bellezza, e fare qualcosa che prima non c’era. Questo è bello! E quando voi sarete sposati e avrete un figlio, una figlia, avrete fatto una cosa che prima non c’era! E questa è la bellezza della gioventù, quando diventa maternità o paternità: fare una cosa che prima non c’era. È bello questo. Pensate dentro di voi ai figli che avrete, e questo deve spingerci in avanti, non siate professionisti del digitare compulsivo, ma creatori di novità! Una preghiera fatta col cuore, una pagina che scrivi, un sogno che realizzi, un gesto d’amore per qualcuno che non può ricambiare: questo è creare, imitare lo stile di Dio che crea”.
È lo stile della gratuità, che fa uscire dalla logica nichilista del “faccio per avere” e “lavoro per guadagnare”. Questo si deve fare – faccio per avere e lavoro per guadagnare –, ma non dev’essere il centro della tua vita. Il centro è la gratuità: date vita a una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca l’utile! Allora sarete rivoluzionari. Andate, donatevi senza paura!
Terminato il discorso, alcuni giovani portano al Papa un dono: si tratta di forcola, un elemento fondamentale per un’imbarcazione a remi, “è la congiunzione tra la barca e il remo, vuole simboleggiare i nostri giovani – spiega il sacerdote che accompagna i giovani – , la dinamicità di guidare, di mettere la loro energia, la loro forza, ma anche di lasciarsi guidare da Lei”. (foto © Vatican Media)
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