Novendiali, Reina: L’umanità appare come pecore senza pastore

In San Pietro la terza messa in suffragio del Pontefice, il Cardinal Vicario al Collegio Cardinalizio: “Non può essere, questo, il tempo di equlibrismi, tattiche, prudenze, il tempo che asseconda l’istinto di tornare indietro, o peggio, di rivalse e di alleanze di potere, ma serve una disposizione radicale a entrare nel sogno di Dio affidato alle nostre povere mani”

Città del Vaticano – “In questo tempo, mentre il mondo brucia, e pochi hanno il coraggio di proclamare il Vangelo traducendolo in visione di futuro possibile e concreto, l’umanità appare come pecore senza pastore”. Lo dice il Cardinal Vicario per la Diocesi di Roma che questo pomeriggio, nella basilica vaticana, alla presenza del Collegio Cardinalizio e dei rappresentanti della Chiesa di Roma, ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica nella terza giornata dei Novendiali (leggi qui).

“La mia esile voce è qui oggi a esprimere la preghiera e il dolore di una porzione di Chiesa, quella di Roma, gravida della responsabilità che la storia le ha assegnato. In questi giorni Roma è un popolo che piange il suo vescovo, un popolo insieme ad altri popoli che si sono messi in fila, trovando uno spazio tra i luoghi della città per piangere e pregare, come pecore senza pastore”, le parole del porporato, che nell’omelia aggiunge: “Gesù il vero pastore della storia che ha bisogno della sua salvezza, conosce il peso che grava su ognuno di noi nel continuare la sua missione, soprattutto mentre ci troveremo a cercare il primo dei suoi pastori sulla terra”.

Per il cardinal Reina “non può essere, questo, il tempo di equlibrismi, tattiche, prudenze, il tempo che asseconda l’istinto di tornare indietro, o peggio, di rivalse e di alleanze di potere, ma serve una disposizione radicale a entrare nel sogno di Dio affidato alle nostre povere mani”.

Il pensiero del porporato è per i “molteplici processi di riforma della vita della Chiesa avviati da Papa Francesco, e che sconfinano oltre le appartenenze religiose. La gente gli ha riconosciuto di essere stato un pastore universale e la barca di Pietro ha bisogno di questa navigazione larga che sconfina e sorprende. Questa gente porta nel cuore inquietudine e mi pare di scorgervi una domanda: che ne sarà dei processi avviati?”. Secondo Reina, il dovere dei Cardinali in questo momento “dovrebbe essere discernere e ordinare quello che è incominciato, alla luce di quanto la nostra missione ci richiede, nella direzione di un nuovo cielo e di una nuova terra, adornando la Sposa per lo Sposo. Mentre potremmo cercare di vestire la Sposa secondo convenienze mondane, guidati da pretese ideologiche che lacerano l’unità delle vesti di Cristo”.

“Cercare un pastore, oggi, significa soprattutto cercare una guida che sappia gestire la paura delle perdite di fronte alle esigenze del Vangelo. Cercare un pastore che abbia lo sguardo di Gesù, epifania dell’umanità di Dio in un mondo che ha tratti disumani. Cercare un pastore che confermi che dobbiamo camminare insieme, componendo ministeri e carismi: siamo popolo di Dio costituito per annunciare il Vangelo”, prosegue il Cardinale, che nel commentare il brano odierno del Vangelo, ovvero la parabola del chicco di grano, conclude: “Quel gesto estremo, totale, estenuante, del seminatore mi ha fatto ripensare al giorno di Pasqua di papa Francesco, a quel riversarsi senza risparmio nella benedizione e nell’abbraccio al suo popolo, il giorno prima di morire. Ultimo atto del suo seminare senza risparmio l’annuncio delle misericordie di Dio. Grazie Papa Francesco. Maria, la Vergine santa che noi, a Roma, veneriamo Salus populi romani, che affianca e veglia ora le sue spoglie mortali, accolga la sua anima e ci protegga nel seguitare la sua missione. Amen”. (foto © Vatican Media) 

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