Notte di Pasqua, il Papa: “Accogliamo il Risorto e nessun macigno potrà soffocarci”

Nella basilica vaticana, addobbata a festa, il Papa appare stanco e con la voce affaticata ma non rinuncia a battezzare e cresimare 8 adulti: “Insieme cantiamo la risurrezione di Gesù”

Città del Vaticano – Se accogliamo il Risorto “nelle nostre vite”, se gli rinnoviamo oggi il nostro “sì”, “nessun macigno potrà soffocarci il cuore, nessuna tomba potrà rinchiudere la gioia di vivere, nessun fallimento potrà relegarci nella disperazione”. Papa Francesco presiede la solenne Veglia Pasquale. Appare stanco e con la voce affaticata, motivi che lo avevo spinto ieri sera a dare forfait – all’ultimo minuto – alla Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. Un forfait dovuto proprio per “conservare la salute” in vista della liturgia di questa sera (la più lunga di tutto l’anno liturgico) e della Messa di Pasqua di domani.

Francesco arriva in sedia a rotelle con indosso già il piviale. Sotto il grande portico della basilica vaticana benedice il fuoco e accende il cero pasquale, simbolo della luce di Cristo risorto. San Pietro, addobbata a festa, si riempie di luce all’annuncio della risurrezione. E, come da tradizione, anche se stanco e affaticato, il Papa non rinuncia a battezzare e cresimare 8 adulti.

Nell’omelia, di appena una pagina e mezzo, riflette su due momenti chiavi del Vangelo odierno: prima le donne si chiedono angosciate chi farà rotolare via la pietra; poi, alzando lo sguardo, vedono che essa è già stata fatta rotolare.

Macigni di morte

Bergoglio parte dalla domanda che assilla il cuore spezzato dal dolore delle donne: “chi ci farà rotolare via
la pietra dal sepolcro?”. Quella pietra, infatti, fa notare il Pontefice, “rappresentava il capolinea della loro speranza: contro di esso tutto si era infranto, con il mistero oscuro di un tragico dolore che aveva impedito ai loro sogni di realizzarsi”. E questo, ammonisce il Papa, “può accadere anche a noi. A volte sentiamo che una pietra tombale è stata pesantemente poggiata all’ingresso del nostro cuore, soffocando la vita, spegnando la fiducia, imprigionandoci nel sepolcro delle paure e delle amarezze, bloccando la via verso la gioia e la speranza.

Sono “macigni della morte” e li incontriamo, lungo il cammino, in tutte quelle esperienze e situazioni che ci rubano l’entusiasmo e la forza di andare avanti

Il Santo padre definisce “macigni di morte” i “fallimenti” e “le paure che ci impediscono di compiere quanto di buono abbiamo a cuore”, ma anche i “muri di gomma dell’egoismo e dell’indifferenza, che respingono l’impegno a costruire città e società più giuste e a misura d’uomo”. E, in un mondo devastato dai conflitti, sono “macigni di morte” anche “gli aneliti di pace spezzati dalla crudeltà dell’odio e dalla ferocia della guerra”. Sperimentando “queste delusioni, abbiamo la sensazione che tanti sogni siano destinati ad essere infranti”.

Il trionfo della vita

Eppure, quelle stesse donne che avevano il buio nel cuore, spiega il Papa, “ci testimoniano qualcosa di straordinario: alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande”.

Ecco la Pasqua di Cristo, ecco la forza di Dio: la vittoria della vita sulla morte, il trionfo della luce sulle tenebre, la rinascita della speranza dentro le macerie del fallimento. È il Signore, Dio dell’impossibile che, per sempre, ha rotolato via la pietra e ha cominciato ad aprire i nostri sepolcri, perché la speranza non abbia fine. Verso di Lui, allora, anche noi dobbiamo alzare lo sguardo.

Il Papa invita quindi tutti i fedeli ad alzare “lo sguardo a Gesù” che risuscitando ha aperto “uno squarcio infinito di luce per ciascuno di noi”. Non solo: “ha aperto una pagina nuova per il genere umano”. Non basta però alzare lo sguardo: “Se ci lasciamo prendere per mano da Gesù, nessuna esperienza di fallimento e di dolore, per quanto ci ferisca, può avere l’ultima parola sul senso e sul destino della nostra vita. Da quel momento, se ci lasciamo afferrare dal Risorto, nessuna sconfitta, nessuna sofferenza, nessuna morte potranno arrestare il nostro cammino verso la pienezza della vita”.

“Fratelli e sorelle, Gesù è la nostra Pasqua”. Accogliendolo “nelle nostre vite – ribadisce -, nessun macigno potrà soffocarci il cuore, nessuna tomba potrà rinchiudere la gioia di vivere, nessun fallimento potrà relegarci nella disperazione”. E conclude: “Sorella, fratello, esploda di giubilo il tuo cuore in questa notte santa! Insieme cantiamo la risurrezione di Gesù”. (foto © Vatican Media)

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