Non solo amnistie: cosa chiede il Papa ai governi per il Giubileo

Nella Bolla “Spes non confundit” il Pontefice chiede “gesti concreti di speranza” ai governi di tutto il pianeta: dall’abolizione della pena di morte all’accoglienza dei migranti

Città del Vaticano – Con la consegna della Bolla “Spes non confundit” (leggi qui), la Chiesa ha la sua bussola per orientarsi durante l’Anno Santo che avrà inizio ufficialmente il 24 dicembre con l’apertura della Porta Santa della basilica vaticana. Ma la Bolla, oltre a contenere le indicazioni “tecniche”, come da tradizione, contiene anche alcune richieste da parte del Pontefice ai governi di tutto il mondo. Richieste che si pongono in continuità con le precedenti Bolle di indizione dei Giubilei e con le prescrizioni bibliche dell’Anno Santo contenute nell’antico testamento.

Nell’Antico Testamento si legge che il Giubileo segnava un nuovo inizio per tutta la società. I debiti venivano cancellati, i prigionieri e gli schiavi liberati, la terra veniva messa “a riposo” e si procedeva con la restituzione obbligatoria di tutti i beni ai proprietari originali o ai loro eredi. Sulla scia di questo, Papa Bergoglio, nella sua Bolla ha chiesto ai governi di tutto il pianeta diversi “segni di speranza”. Atti concreti che riportiano l’attenzione “al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza”.

Stop alle armi e all’aborto

Il primo segno di speranza che il Pontefice chiede ai governi di tutto il mondo è la pace, un’esigenza che “interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti. Non venga a mancare l’impegno della diplomazia per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura”.

Francesco chiede poi di lottare contro l’aborto: “Purtroppo, dobbiamo constatare con tristezza che in tante situazioni tale prospettiva viene a mancare. La prima conseguenza è la perdita del desiderio di trasmettere la vita. È urgente che, oltre all’impegno legislativo degli Stati, non venga a mancare il sostegno convinto delle comunità credenti e dell’intera comunità civile in tutte le sue componenti, perché il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore, dà futuro ad ogni società ed è questione di speranza: dipende dalla speranza e genera speranza”.

Amnistia

Per il Giubileo, il Papa propone poi ai governi di intraprendere “iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi”.

In Italia, secondo il nostro ordinamento giuridico, sono tre le possibilità tra le quali lo Stato può optare: amnistia, indulto e grazia. La grazia è riserva esclusivamente al Presidente della Repubblica che, ricordiamo, è il Capo di Stato. Il Parlamento può invece decidere tra amnistia e indulto.

L’amnistia costituisce una causa di estinzione del reato, mentre l’indulto è una causa di estinzione della pena: pertanto, con l’amnistia lo Stato rinuncia all’applicazione della pena, mentre con l’indulto si limita a condonare, in tutto o in parte, la pena inflitta, senza però cancellare il reato.

Amnistia e indulto, come sottolineano, dipendono dal Parlamento e vengono concessi con una legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera in ogni articolo e nella votazione finale (art. 79, co. 1, Cost.); mentre, prima dell’entrata in vigore della l. cost. n. 1/1992 (che ha modificato il testo dell’art. 79 Cost.), erano concessi dal Presidente della Repubblica, previa legge di delegazione da parte delle Camere. Il fortissimo innalzamento del quorum di votazione (dalla maggioranza semplice a quella dei due terzi, superiore a quanto richiesto nel procedimento di revisione costituzionale ex art. 138 Cost.) ha reso molto più difficile il ricorso a questi istituti e, dal 1992 sino ad oggi, vi è stato un solo caso di applicazione dell’art. 79 Cost. (l. n. 241/2006), mentre dal 1948 al 1992 vi erano stati oltre quaranta provvedimenti legislativi di clemenza.

Amnistia e indulto, però, non si applicano ai reati commessi dopo la presentazione del disegno di legge (art. 79, co. 3, Cost.). Sulle leggi di amnistia e indulto non può essere proposto un referendum abrogativo (art. 75, co. 2, Cost.).

Basta pena di morte

Restando nell’ambito della giustizia, Papa Francesco, che pochi anni fa ha modificato anche il Catechismo della Chiesa Cattolica definendo “inammissibile” la pena di morte, sprona tutti i credenti, specialmente i Pastori, affinché formino “una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l’abolizione della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento”.

“Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso – si legge nella Bolla papale – desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita.

Accoglienza dei migranti e aiuto ai poveri

Francesco chiede “segni di speranza” anche per gli ammalati e i giovani. Un pensiero speciale però il Santo Padre lo ha per i migranti, persone “che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per sé stessi e per le loro famiglie. L’accoglienza, che spalanca le braccia ad ognuno secondo la sua dignità, si accompagni con la responsabilità, affinché a nessuno sia negato il diritto di costruire un futuro migliore. Ai tanti esuli, profughi e rifugiati, che le controverse vicende internazionali obbligano a fuggire per evitare guerre, violenze e discriminazioni, siano garantiti la sicurezza e l’accesso al lavoro e all’istruzione, strumenti necessari per il loro inserimento nel nuovo contesto sociale”.

Sulla scia delle prescrizioni bibliche, il Santo Padre invoca “speranza per i miliardi di poveri”. E tuona: “È scandaloso che, in un mondo dotato di enormi risorse, destinate in larga parte agli armamenti, i poveri siano ‘la maggior parte […], miliardi di persone’. È necessario che quanti possiedono ricchezze si facciano generosi, riconoscendo il volto dei fratelli nel bisogno. Penso in particolare a coloro che mancano di acqua e di cibo: la fame è una piaga scandalosa nel corpo della nostra umanità e invita tutti a un sussulto di coscienza. Rinnovo l’appello affinché ‘con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa’”.

Curare il pianeta

    Un ultimo accorato appello il Pontefice lo rivolge “alle Nazioni più benestanti, perché riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli. Prima che di magnanimità, è una questione di giustizia, aggravata oggi da una nuova forma di iniquità di cui ci siamo resi consapevoli: ‘C’è infatti un vero debito ecologico, soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all’uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi’. Se veramente vogliamo preparare nel mondo la via della pace, impegniamoci a rimediare alle cause remote delle ingiustizie, ripianiamo i debiti iniqui e insolvibili, saziamo gli affamati”. (foto © Vatican Media)

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